Un primo da Favola: Cenerentola e la scarpetta di Zucca con Nocciole su letto di Ceci e cenere di Lenticchia
Nella Favola dei fratelli Grimm le sorellastre versavano Ceci e Lenticchie nella cenere in modo che Cenerentola -da lì il nome perché piena di Cenere sempre- dovesse raccogliere i legumi uno ad uno.
“Ti rovescerò nella cenere un piatto di lenticchie e se in due ore le sceglierai tutte, andrai anche tu al ballo” disse la matrigna di Cenerentola. Cenerentola aiutata da due colombe e tortorelle riuscì a prendere tutte le lenticchie dalla cenere”.
E’ così che voglio cominciare questa nuova serie di Ricette dedicate alle Favole. In realtà si tratta di un progetto -di due anni fa- che doveva diventare altro. Poi per una serie di ragioni personali, che non è difficile intuire, ho tenuto tutto da parte. Non sono pronta a pubblicarlo qui per “ripiego”, perché rimango dell’idea che se nasce un’idea deve seguire il percorso iniziale. Si può certamente plasmare a seconda degli eventi, trasformare e rielaborare ma l’indirizzo a cui è destinata comunque rimane sempre quello. In quanto idea stessa. Sull’iperuranio non si scherza, no?
Per rispetto all’idea stessa di cui è fatta. E all’essenza. Volutamente mi sono costretta però a parlarne in modo da spronarmi affinché quei due anni non diventassero tre. Poi quattro. Poi troppi. Allora comincio con la favola per eccellenza. Con il primo libro che mi ha regalato papà . Ho delle foto nascoste in un cassetto di mamma. Era un libro con la copertina azzurra. Lo portavo ovunque. Narra di una domenica insieme a papà e il suo amico Alfio -come spesso accadeva- quando siamo saliti sull’Etna. C’era la neve. Poca però. Non quella che tutti intendono neve. Vera.
Una neve per un siciliano, insomma. Che decide di rimanere vicino ai Crateri Silvestri senza troppo avventurarsi. Che si perde per le chiesette sommerse dalla pietra lavica e che poi va a mangiare la carne in qualche trattoria. E anche allora non smettevo di chiedere “papà ma questa è una coscia di pollo? intendo proprio una coscia?” e papà rideva. “Sì. E’ proprio una coscia, amore”.
Che strano era? Una coscia.
E’ stato il mio primo libro. E’ stato il mio primo e credo unico pupazzo di neve -tolto uno in Calabria ma non l’avevo mica fatto io. C’è una foto. Sempre in quel cassetto di mamma. Un pupazzo di neve. Una bimba che chiede di cosce che bacia un pupazzo di neve con in mano un libro dalla copertina azzurra con disegnato su Biancaneve  e i topolini. E c’è un papà orgoglioso dietro. Che ride e la guarda con quegli occhi che nessuno mai avrà per lei. O forse sì.
Ci sono foto nei cassetti di mamma. E ho deciso di aprirli tutti. Ribaltare tutto. Non nascondere e aspettare. Perché voglio che sia un Natale da Favola e pure un anno. Altrimenti papà non ride più.
E allora forse oggi potrei essere nuovamente sull’Etna. A cercare papà e un pupazzo di neve.
La Ricetta
Pasta:
150 grammi di farina di semola, 150 grammi di farina 00, 25-30 ml di acqua, 1 uovo, 30 ml di olio extra vergine d’oliva, 130 grammi di zucca (cotta)
Ripieno:
Quello che le foto non dicono
- Il sottopiatto è H&M Home
- Il portatovaglioli Zara Home
- Le ruote della Zucca le ha fatte il mio adorabile Alessandro usando una specie di fresa che si adopera per fare quadri elettrici
- Il piatto è Ikea
- La zucca l’ho acquistata da una signora dolcissima che le vendeva per strada. Andando sull’Etna. Davanti alla porta di casa.
- Il tovagliolo è parte del servizio di nozze di Mamma. Ricamato a mano da? Nonna, ovviamente.
- La foto è stata scattata quando ancora Papà non correva sulle nuvole.
Incredibile come in una foto possa esserci tutto questo, vero? Incredibile che dietro tutto questo ci sia ancora. Ma davvero ancora. E ancora molto di più. In un infinito. E oltre.