Ricette Vegetariane e Vegane

Lecca Lecca al Luna park

Mentre faccio danze del ventre con la testa pensando ai colori. Muovendomi a destra, sinistra in un turbine di ricordi appaio così.

Avevo un cappellino blu e c’era mio nonno. Quello alto alto alto magro magro magro. Con il viso spigoloso e severo. Con i capelli bianchi e un po’ gonfi come zucchero filato appena arrotolato in quel carrettino che emana un odore nauseabondo. Rosa. Odiavo il rosa.  Scosto il cappellino con la visiera e credo anche ci fosse un fiorellino laterale, guardo in alto e con l’indice dico “Lady Oscar”, dopo tanti incitamenti. “Quella con l’abito bianco? ” – “No. In divisa” . Cosa avrei dovuto farci con Oscar vestita di bianco? Non era lei. E’ stato come quando alla recita di Mary Poppins hanno detto “tutte le bimbe che vogliono interpretare Mary Poppins vestita di bianco con l’ombrellino a destra. Tutte quelle che vogliono fare Mary Poppins in versione bambinaia a sinistra”. E a sinistra c’ero solo io. Sorrido a Loredana che mi fa cenno di oltrepassare la barricata ma no. Faccio no con la testa.

Mary Poppins quella vera ha un vestito grigio, una borsa grande e una piantana da due metri dentro. Sì va anche a saltellare con i pinguini e lo spazzacamino ma è un diversivo. E’ un pomeriggio. C’era della concretezza in me nel passato. Nonno prende Lady Oscar e me la porge. Con la sua divisa blu, i capelli biondi e quell’odore di plastica strano indecifrabile tipico degli scatoloni impolverati. “Zucchero filato o lecca lecca?”. Sicura “Lecca Lecca”. Mamma non aveva mai voluto comprarmi quei lecca lecca giganti a forma di cuore. Ne approfitto mi dico con il mio cappellino blu;  lo scarto con avidità mentre Lady Oscar è troppo ingombrante da tenere sotto l’ascella, metterla per terra non si discute perchè si sporcherebbe e. E nonno mi toglie dalla difficoltà e scarta quel  ecca lecca. Mio è finalmente mio. Lady Oscar con la divisa e un lecca lecca gigante. Uno dei giorni più belli della mia esistenza mi dico nel momento stesso in cui percepisco quell’odore bizzarro che riconoscerei in un campionario di boccettine.

Ne assaggio giusto un pochetto per decretare: schifezza. Assoluta inenarrabile schifezza nauseabonda. Mi preoccupa più il fatto di deludere nonno. Ho paura di non essere rispettosa dopo aver ricevuto Oscar con la sua uniforme e un sogno caramelloso che aveva turbato le mie notti. Durante il tragitto, in macchina, con i miei cugini, per strada, in casa di nonna. Dura una vita santo cielo. Una vita. Non finisce mai quel cuore gigante nauseabondo. MAI. E’ da allora che il mio rapporto con i lecca lecca è stato definitivamente compromesso. Nonostante li trovi esteticamente  favolosi, detesto anche solo l’idea di doverli propinare a qualcuno. Una fugace passione passeggera per il chupa chups all’anguria ma nulla di più.

Sono un’idea carina e salutare e una valida alternativa alla robaccia. In questo periodo ce ne è davvero a iosa. Ai bimbi si può risparmiare qualche colorante e propinare un po’ di sana frutta fresca in più. Con questi ingredienti si possono realizzare Lecca Lecca ai mirtilli (ma anche ai lamponi. Li ho provati e li consiglio anche. La ricetta originale prevedeva proprio il loro utilizzo) ma anche Caramelle. Usando la gelatina (io ho fatto questa versione) somiglieranno d’aspetto moltissimo alle gelèe. Ingredienti per 12 lecca lecca circa: 250 grammi di mirtilli, 250 grammi di zucchero semolato, 2 cucchiaini di glucosio, 1 dl di acqua.

Lavare velocemente i mirtilli sotto l’acqua corrente e asciugarli delicatamente con un po’ di carta assorbente. In una casseruola cuocere per 5-6 minuti coperti con pochissima acqua ed a fuoco medio finchè il succo si separerà dalla polpa. Filtrare tutto attraverso un colino a maglie fitte e raccogliere il succo in una casseruola. Unire lo zucchero, il glucosio e l’acqua. Cuocere  sempre a fuoco basso finchè lo zucchero non si sarà completamente sciolto. Alzare il fuoco un po’ e proseguire la cottura per almeno 5 minuti. La temperatura dovrebbe aggirarsi intorno ai 148 gradi ma basterà toglierlo dal fuoco, non avendo a disposizione un termometro, qualche minuto dopo l’ebollizione. Fare intiepidire il tutto immergendo la casseruola in una ciotola di acqua e ghiaccio. I maestri pasticceri nell’enciclopedia consigliano di ungere la teglia con olio di semi di arachidi ma io testarda ho fatto di testa mia e ho usato semplicemente la carta forno. Non c’è stato nessun problema a rimuovere il lecca lecca. Quindi dopo aver deciso se affidarvi ai maestri pasticceri o a me (io direi la prima, che non si sa mai) ungete una teglia o stendete la carta e formate delle sfere aiutandovi con generose cucchiaiate. Il liquido ottenuto sarà abbastanza corposo quindi sarà piuttosto facile controllare le manovre con il cucchiaio. Otterrete circa 12 dischetti di 4-5 centimetri di diametro. Appoggiare subito lo stuzzicadenti lungo o il bastoncino che avete per realizzarlo e lasciare rapprendere. Prima di staccarle dalla carta o dalla teglia unta le ho lasciate riposare una decina di minuti in frigo. Perchè Montersino dice sempre “mettete tutto in frigo quando non siete sicuri” e io santa pazienza ormai ci infilo dentro anche nonna quando non sono sicura di volerla vedere *Bambina Cattiva

In assenza di glucosio: 250 grammi di mirtilli, 500 grammi di zucchero, 4 fogli di gelatina, 1 dl di acqua (che poi è un copia incolla tranne che per l’inserimento della gelatina va là)

Procedimento Lecca Lecca/Caramelle senza glucosio:

Lavare velocemente i mirtilli sotto l’acqua corrente e asciugarli delicatamente con un po’ di carta assorbente. In una casseruola cuocere per 7-8 minuti coperti con pochissima acqua ed a fuoco medio finchè il succo si separerà dalla polpa. Filtrare tutto attraverso un colino a maglie fitte e raccogliere il succo in una casseruola. Unire lo zucchero, i fogli di gelatina precedentemente ammollati in acqua ghiacciata e strizzati e sempre a fuoco basso continuare a cuocere finchè lo zucchero non si sarà completamente sciolto. Alzare il fuoco un po’ e proseguire la cottura per almeno 5 minuti. La temperatura dovrebbe aggirarsi intorno ai 148 gradi ma basterà toglierlo dal fuoco, non avendo a disposizione un termometro, qualche minuto dopo l’ebollizione. Fare intiepidire il tutto immergendo la casseruola in una ciotola di acqua e ghiaccio. I maestri pasticceri nell’enciclopedia consigliano di ungere la teglia con olio di semi di arachidi ma io testarda ho fatto di testa mia e ho usato semplicemente la carta forno. Non c’è stato nessun problema a rimuovere il lecca lecca. Quindi dopo aver deciso se affidarvi ai maestri pasticceri o a me ( io direi la prima, che non si sa mai) ugete una teglia o stendente la carta e formate delle sfere aiutandovi con generose cucchiaiate. Il liquido ottenuto sarà abbastanza corposo quindi sarà piuttosto facile controllare le manovre con il cucchiaio. Otterrete circa 12 discetti di 4-5 centimetri di diametro. Appoggiare subito lo stuzzicadenti lungo o il bastoncino che avete per realizzarlo e lasciare rapprendere. Prima di staccarle dalla carta o dalla teglia unta le ho lasciate riposare una decina di minuti in frigo. Perchè Montersino dice sempre “mettete tutto in frigo quando non siete sicuri” e io santa pazienza ormai ci infilo dentro anche nonna quando non sono sicura di volerla vedere* Bambina cattiva

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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