Ricapitoliamo? Quindi l’otto marzo quest’anno coincide con: la fine del Carnevale, la festa della Donna e il Pancake Day? E perchè non indire anche la giornata dell’amicizia nata sul web ? No perchè tre avvenimenti mi sembrano davvero pochini. Si stabilisce, con tono perentorio, ordunque che l’otto marzo è altresì (quanto mi piace altresì. Forse più perentorio) la giornata di quelle persone che vorrebbero potersi abbracciare un secondo percorrendo chilometri. Ieri con Cecilia, che da anni è un abbraccio mancato e parole sincere, stabilivamo che vedere Piranha in 3D alla stessa ora ma in un cinema diverso lontano solo duemila chilometri non era poi una brutta idea. Il fatto che fosse in 3D e l’emicrania assicurata un altro discorso. Il fatto poi che non fosse un thailandese impegnato sottotitolato in cambogiano un altro ancora. Trascinare il Nippotorinese dentro quel postribolo di pellicola scadente è impresa ardua a dir poco. Un mms al momento dei pop corn e una mail dal bagno per dire che quella davanti puzza. E quella dietro ha messo troppo deodorante. E che deodorante sarà? Vaniglia o cocco nauseabondo? Ad libitum.
Conosco persone, e aggiungerei purtroppo, che giudicano questo tipo di amicizie: irreali, false e prive di senso alcuno. Non si condivide nulla del resto. Mica ci si strafoga di pizza insieme, si ballicchia in un locale e ci si fa uno spritz davanti a un crostino con la salsiccia. Salvo poi salire in macchina e buttar giù pensieri intrisi di fango random su chi hai abbracciato pochi attimi prima. Sorrido spesso davanti alla pochezza di chi non potrà mai al contrario capire cosa rappresenti l’essenza vera dell’amicizia. La percezione di amarsi senza un motivo diverso dall’amarsi stesso. Intangibile. Inafferabile. Struggentemente poetica: L’amicizia.
Quella che non ha un ceto sociale, un’apparenza, una competizione. Ma che è. Che non ha un appuntamento e che non si nasconde dietro “devo.devi”. Che è l’idea stessa nell’iperuranio alla voce “idea dell’amicizia”. Ho capito con inquantificabile sofferenza che io non ho mai avuto amiche. Amici, al contrario sì. Sarà la vecchiaia che mi porta addirittura a cadere nel luogo comune sterile della diversità tra uomo-donna alla quale non avevo mai creduto. E proprio oggi per le donne che ho incontrato sino ad ora mi verrebbe da festeggiare dimenticandole. Dimenticando tutto quello che sono state. Se non lo avessi già fatto, certo. Perchè meritava solo questo. Di non essere ricordato. Quindi passo alla fase successiva.
Festeggiare.La grandezza di altre. Dandomi vigorose pacche sulla spalla per non aver demorso; credendo semplicemente di aver sbagliato strada. E non generalizzando. Che tutte le strade fossero così. Ho trovato sentieri meravigliosi, con profondità nelle quali perdersi. Ho trovato chi attraverso una maschera dietro una maschera ha visto quello che disperamente cercavo per salvarmi. Volendomi bene per quella che sono (una cretina è sottinteso).
Il Pancake Day ( che non avrei mai saputo esistere senza Cey) che corrisponde con il Martedì Grasso rappresenta la fine dei Sette giorni grassi del Carnevale. Il Termine dell’opulenza e dell’ilarità e l’inizio della Quaresima. Domani è il Mercoledì delle Ceneri; e santo cielo sì qui si sta per cominciare con le ricette conigliocioccolatose (fuggite). Il Martedì Grasso è molto sentito negli Stati Uniti; corrisponde poi anche nella religione cattolica alla giornata della confessione. Difatti in moltissimi decidono di sgravarsi dei propri peccati confessandosi. La giornata frittellosa è un po’ la fine della pacchia in tutti i sensi. Si mette fine all’abuso di grasso, fritto e colesterolo a go go per accingersi ad un periodo di magra. Caloricamente e suppongo anche per quanto riguarda i peccati. Insomma scagli frittelle chi è senza peccato ! (cit. riveduta e purtroppo corretta ad opera mia. Dopo “piatti e non spugnette!” suppongo sia giunto il momento di una raccolta. Ma anche no)
La tradizione, insomma, voleva che durante questa giornata venissero mangiati tutti i cibi più grassi e succulenti banditi durante il periodo della Quaresima: uova, latte, carne e pesce (quindi per me ormai più vegana che vegetariana, avendo rinunciato alle uova da quasi un anno ed essendomi data alle proteine esclusivamente vegetali è sempre quaresima? Mi si dica quanti peccati mi verranno defalcati, perfavore)
Ho preparato un pancake con una maschera, cercando di pensare di essere donna più di quello che sono stata finora, per onorare questi tre avvenimenti.
Ho scelto Totoro per infinite ragioni. Tralasciando in generale il ricordo primario che mi lega al Giappone e al Nippotorinese (inciso: che si è prestato più che volentieri questa mattina all’alba a consumare). In ogni microparticella di questo pancake c’è un intreccio di parole, ricordi e amore puro. Con queste amiche sincere. Molte delle quali fan sfegatate dell’esserino più incredibilmente meraviglioso che la geniale mente del maestro abbia partorito.
Perchè io adesso so cosa significa averne. Di Amiche sincere.
Ed è per voi.
Gli ingredienti per tre pancake molto generosi e abbondanti (padella piuttosto grande) sono: 130 grammi di farina OO, 1 cucchiaino abbondante di lievito per dolci, 1 uovo grande, 150 ml di latte intero, 1 cucchiaino di zucchero, vaniglia Bourbon fresca da baccello raschiata precedentemente, burro per friggere.
(Il Pelato non mangia mai al mattino presto, salvo poi sfondarsi di roba in ufficio, ma stamattina questi ingredienti li ha fatti fuori senza problema alcuno. Paura. Soprattutto perchè è l’unico essere umano a perdere peso quando mangia grassi e cibi ipercalorici)
In una ciotola abbastanza capiente sbattere l’uovo e incorporare la farina, il lievito e lo zucchero. Senza bisogno di setacciare. Mescolare con cura e aggiungere l’estratto fresco di Vaniglia. Pian Piano a filo lavorare con il latte e rimestare continuamente cercando di ottenere una crema piuttosto liquida. La presenza di grumi non dovrebbe rassicurarvi ma si può sempre fingere che tutto stia andando benissimo. Lasciare riposare l’impasto per venti minuti circa in frigo. Riscaldare una noce piccola di burro nella padella ben calda e versare generose cucchiaite dando una forma il più possibile rotonda. Generalmente difatti il pancake ha una meravigliosa forma tondeggiante (Devo assolutamente mostrarvi quelli di Cecilia che sono SPLENDIDI! Le ho appena viste su Facebook). Cuocere da ambo i lati facendo ruotare come circensi russi il pancake. Usando come da copione un piatto. Altrimenti se si è giusto quel tantino avanti lanciare in aria il pancake e riacciuffare con maestria cuochereccia. Lasciare raffreddare e servire con frutta fresca, sciroppo d’acero, panna, gelato, nutella, marmellata. Qualsiasi ingredienti vi aggrada di più essendo come sapore piuttosto neutro (parola del Nippotorinese. Perchè è chiaro che io il pancake con il latte e le uova non lo abbia neanche sfiorato di striscio).
Nel caso del Pancake Totoro ho usato una mela per il pancino e gli occhi, cioccolato fondente per le decorazioni e come si evince dalle immagini una fettina di kiwi per l’ombrellino e l’immancabile erba rossa, mia perversione da sempre, con qualche fettina di fragole. Che continuo a mangiare in maniera spropositata e vergognosa.
E’ vorrei imprimere questo momento meraviglioso qui. Per sempre: La puzza di bruciato che sentivo non veniva da fuori. E quel suono non era una sms ma il timer del forno. I cupcake da provare in versione “mimosa” con l’ananas sono ufficialmente bruciati. E.v.v.i.v.a.