Ricette Vegetariane e Vegane

Candidata come miglior donna su Twitter

Se si voleva una conferma che l’Italia sta andando a rotoli, eccovi la candidata come miglior Donna su Twitter (respira-inspira)

  • le foto di questo post non compaiono per problemi tecnici. Presto tutto sarà ripristinato.

Comincerei con il dire che a me non è importato nulla di finire tra le cinque miglior donne di Twitter, da un punto di vista competitivo (caldeggio apertamente la vittoria di Dania, tra l’altro).
Mi è importato al contrario l’affetto dimostrato ieri alla proclamazione delle nominations. Con fatica ho potuto ringraziare le centinaia (perchè santapizzetta si parla di cifre assurdamente numerose che per me continuano ad avere dell’incredibile) di persone che,  complimenti immeritati a parte,  mi hanno avvolto in un abbraccio assurdamente avvolgente.

Ho allungato biscotti virtualmente, parlato di fantomatici bonifici pattuiti e lanciato cuoricini. La verità è solo una. Mi sono sentita in fortissima difficoltà perchè è difficile gestire le emozioni in questi contesti per una come me che sul web c’è sempre stata ma con l’insana voglia di non esporsi.
Ritrovarsi ad essere semplicemente quello che si è senza paura di mostrare nani da giardino e conigli immaginari, fobie preoccupanti e deliri scoordinati e ritrovarsi a fronteggiare manifestazioni di affetto sincero è .
E’ commovente.

A me del popolo del web piace sì il fatto che  possa indossare una, due, cento, mille maschere ma che ugualmente riesca ad essere incredibilmente schietto e sincero. Proprio perchè non vi sono filtri una boutade scappa senza tanti contorsionismi mentali su galateo o netiquette che dir si voglia.
Ho già comunicato che non potrò essere a Riva del Garda per applaudire ma soprattutto abbracciare chi in questi anni e soprattutto in quello passato e appena trascorso ha fatto parte indiscutibilmente di gran parte della mia vita.
Una videoconferenza è però prevista e mi ci vedo già a dire qualche strafalcione in diretta o in differita attraverso una webcam con i miei nani da giardino (potrei giusto cantare una canzone) .

Avendo promesso di partecipare ai Tweet Awards 2012 sperando che i Maya non abbiano ragione e che l’edizione 2013-2098 si tenga, dove sarò impegnata alla preparazione di tonnellate di cupcake, conto già le crocette sul calendario in attesa dell’evento.

Conoscendo la mia sinteticità mi è stato chiesto  un video di pochi minuti . Per quanto mi riguarda potrei organizzare un’ uscita dvd di 234 fascicoli settimanali. La cosa sorprendente di me è avere tante cose da dire senza dire nulla, del resto.

Il Link per (eventualmente) votarmi non lo lascio. Piuttosto pregherei di lasciare voi qualche altro bacetto che a noi (parlo al plurale riferendomi ai nani e conigli. Sto migliorando, sì) interessa questo.

(posso chiedervi se questa organizzazione diversa del template con “leggi il resto dell’articolo” è comodo o scomodo? Grazie infinite) 

Ringraziamenti doverosi e sentiti a parte direi che è il momento di far fuori dall’archivio anche alcune considerazioni su Ortigia e dintorni che risiedono nell’archivio già da un mese e qualche ricettina estiva. Postare una bella fettona di anguria il 23 Dicembre per la vigilia risulterebbe quanto meno assurdo. Non che qui l’assurdità non sia di casa ma potendo beh. Eviterei. E dunque.

Tutti i negozi di souvenir e non solo rimangono aperti sino a mezzanotte in quel di Ortigia. Alcuni addirittura durante la stagione estiva chiudono sagacemente alle prime ore del mattino quando tutti saltellano allegramente da una spiaggia all’altra per poi proseguire questo tour de force da clientela turistica nelle ore notturne.

Essendo patria di un’università di Architettura di tutto rispetto, Ortigia come la stessa Siracusa oltre ad essere architettonicamente intrigante dal punto di vista culturale lasciando trapelare un passato che ben poche città possono vantare, possiede inoltre un concept alternativo e modernissimo. Come farfugliavo giustappunto nella pseudorubrica “le cose da fare a Ortigia e Siracusa” questa miscellanea di antichità e ultra modernità è una delle cose che più colpisce un occhio attento.

Vi sono difatti moltissimi esercizi commerciali pieni zeppi di idee innovative e di design. Per chi come me apprezza gli irrinunciabili gadget, a volte utili e altre no,  non avrà difficoltà alcuna a trovare i pezzi più pubblicizzati e non solo. Immancabili gli oggetti da cucina ricercati, le chiavette usb più disparate, le lomo in tutte le varianti compreso il paccone gigante della Diana con i vari obiettivi, il fisheye e miriadi di magliette minimal simpatiche che strappano sorrisi. Non soltanto ci si affida però a certezze conosciute a carattere nazionale ma a innovazioni locali di spicco. Una su tutte credo sia proprio Fish House.

Un adorabile luogo dove all’esterno troneggia un enorme tonno di plastica;  a guardarlo in lontananza sembra sia stato davvero appeso ad un balcone e mostrato come trofeo di pesca ( ti viene un colpo in pratica, sì).

 All’interno Fish House è completamente arredato con cassette di legno e reti come fossimo stati davvero catapultati in una vecchia pescheria; moltitudini di pesci in vetro soffiato superbamente realizzati e sistemati con cura riempiono cassette. Non è troppo difficile avvicinarsi un po’ per testare che non siano del tutto veri.

Polpi attorcigliati, saraghi, orate, calamari, seppie, scorfani e masculini come si chiamano qui le alici. Vetrine con orecchini a tema marino con coralli un po’ più costosi degli altri prodotti ma comunque accessibili. Design e innovazione frullata con una fantasia smisurata. Un luogo da cui portar con sè un ricordo innovativo e introvabile. Di gusto, ricercato e dall’odore di genialata assoluta.

Io e il Nippotorinese, pur ripromettendoci di contenerci (ci piace prenderci in giro reciprocamente), siamo usciti con l’intenzione di guardare ma non comprare. Il perchè poi ci siamo ritrovati con uno zaino supplementare acquistato in loco per contenere la mole di amenità (amenità necessarie eh) è un altro discorso.

Tra i vari oggettini (ir)rinunciabili che ci siamo accaparrati (potrei tranquillamente usare il singolare in effetti) c’è l’Ape Cross che è degna di nota. Perchè francamente trovare al giorno d’oggi un’Ape Cross a misura di nano da giardino è certamente difficile (reperto fotografico numero 1 ). Converrete con me che era un acquisto necessario.

Forse più del patè di Ricciola che tanto successo ha riscosso. Perchè è qua che volevo arrivare (non è vero ma che importa. Il mio intento era l’ape cross del nano da giardino e via). Tra questa alternanza di negozietti pullulanti di souvenir, oggetti ricercati e genialate abbiamo anche trovato un bell’angolino con i prodotti di Campisi.

Campisi è famosissimo in quel di Marzamemi e più volte ho avuto il piacere di visitare tonnare e annessi. Il mio papà quando ero piccola mi portava in un luogo bellissimo proprio sul porto di Marzamemi. Con degli acquari enormi. Sceglievi i pesci da lì; guardandoli in faccia segnalavi “questo. questo epurequesto”.

Chiedevo a papà se avrei potuto anche io possedere un giorno degli spazi pieni di acqua così nella stanza per salvarli e ogni volta rispondeva che.

Sì. Avrei potuto. Passandomi la mano sulla testa e sorridendomi con quei suoi denti perfetti e bianchi come stelle lucenti.

Una volta, giusto per cominciare a salvarne qualcuno seppur metaforicamente, ricordo di aver disegnato un acquario enorme sulla parete della mia camera. Solo con le mani e senza pennelli (era il mio periodo di “no ai pennelli”) .

Da qualche parte dovrei avere anche delle foto ma sto parlando di altro mi sa. Solo che ora non posso parlare di altro perchè non ricordo dove siano le foto. Ora però. Basta. Datemi un calmante. Dicevo?

Insomma. Da Campisi vi è il tripudio del pesce in tutte le sue forme. Conserve di tutti i tipi. Dove spicca innanzitutto la presenza del tonno rosso sotto forma di filetto in olio extra vergine d’oliva o in scatola. Enormi scatole che possono arrivare anche ai due chili cadauna. Ci sono diversi patè, tra i quali quello di Ricciola. La buzzonaglia di Tonno rosso è costituita da parti di filetto a contatto con la lisca centrale che risultano molto scure perché abbondantemente irrorate di sangue. Una miscellanea di resti e non parti pregiate che al contrario sono state utilizzate per la ventresca, il musciame e lattume.

Qualche settimana fa avevo preparato la pasta ai tre tonni (link); così giusto per dire

Dal prezzo non è difficile intuire che per la buzzonaglia si tratta di “scarti” ma ci si possono far delle spaghettate indimenticabili, ci dice la gentilissima ragazza che ci serve.

Giusto per rispettare le promesse fatte e non smentirci compriamo un barattolo per ogni tipo e rincariamo la dose quando nel reparto bigiotteria troviamo (plurale per non sentirmi esclusivamente in colpa, sì)  anelli a forma di coniglio, collanine e robetta varia. Chiedo allora qualche consiglio approfittando della disponibilità e gentilezza.

Mi viene suggerita l’insalata di Musciame con arance .

E così faccio immediatamente appena rientro a casa. Preparo questa velocissima insalata che lei ha spiegato letteralmente così ” tagli a tocchetti il musciame, metti arance, olio e basta”.

Bene. Considerato che il tonno marinato nell’arancia o glassato qui in Sicilia è un must, io faccio la seguente ma aggiungo una note dolce con i pachino e un contrasto con la cipolla di Tropea. Perchè mi piace far finta che io ne capisca qualcosa di sapori e decreto e sentenzio.

Insomma.

Faccio marinare prima un po’ nel succo di arancia fresca appena spremuta il Musciame. Lascio lì per un po’ mentre taglio a tocchetti i pomodori di pachino e pochissima cipolla rossa di Tropea giusto per dare l’ennesimo contrasto.

Unisco pomodorini e cipolla (pochissima) con il tonno marinato insieme al succo. Olio extra vergine di oliva e niente sale supponendo che il pesce sia già bello salato di suo e via.

Un piatto freschissimo e velocissimo che riscuote un discreto successo ed entra a far parte delle ricette ultraveloci ma al tempo stesso ricercate e inusuali.

Del resto la semplicità inusuale è. Come un’Ape Cross per il Nano da Giardino.

E’ chiaro che un Nano da Giardino per motivi lavorativi usi un’Ape Cross. E’ la cosa più semplice che si possa pensare. Eppure appare per qualche inspiegabile motivo inusuale.

Certo è che c’è davvero troppa gente complicata e strana in giro.

Ah. Uff. Quasi dimenticavo. Considerato che le ho fotografate magari è un’ideuzza veloce anche per voi. Se avete a casa delle Tigelle rigorosamente biologiche (anche no, eh) potete pensare di farle tostare e caldissime servirle con un pesto di melanzane. Ora voi mi direte “e dove lo prendiamo il pesto di melanzane, idiota?!”. Premesso che siete stati scortesi, sinceri ma scortesi, direi che si può realizzare velocissimamente in casa il pesto di melanzane. Dopo averle cotte a vapore basterà frullarle con pachino, olio extra vergine di oliva, un po’ di parmigiano grattugiato o pepato siciliano facilmente reperibile, qualche scaglia di mandorla già spellata e un po’ di pistacchio in polvere.

Sono previsti update in giornata. Così giusto per ribadire che il Sabato è lontano e per rovinarvi questo inizio settimana.

Non mi resta che fiondarmi su Halloween Food e capire come organizzare giusto un paio di cosette (leggi: 1903821903812038102381032810328109328138102)

(grazie infinite ancora)

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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