Non ho un bel ricordo dell’Ungheria. La compagnia era sbagliata e il fatto di fare Catania-Budapest con un Pajero credo compromettesse un po’ il tutto. Non posso però lamentarmi più di tanto visto che avevo scelto sia la prima che la seconda tragica opzione. Ho portato però a casa Huber, l’orsetto austriaco che canta “ololaiuuuuuu” quando gli premi il pancino e una foto ad una signora bellissima con cappello che irrompeva nel set di Munich (reperto fotografico su flickr>>>) . Nelle mie mani all’epoca c’era una rampante Canon PowerShot A75 da tre megapixel, suppongo.
Di tempo ne è passato (2005 e non lo so perchè ne ho memoria ma perchè grazie al blog e flickr posso ricostruire i miei ultimi dieci anni con un click) e il ricordo del Goulash francamente non ha attecchito più di tanto. Uno dei tanti motivi, vegetarianesimo a parte, è che ho trovato non poche difficoltà in Ungheria dal punto di vista dell’alimentazione e sin da subito ho archiviato qualsiasi tipo di interesse.
Nonostante non fossi la fissata di adesso con zucchine bollite senza sale ma un’allegra donzella che si strafogava di patatine fritte non è stato ugualmente piacevole ritrovarsi in qualsiasi preparazione della carne. Scommetto ci fossero anche nelle zollette di zucchero delle micro parti di ragù con paprika.
Per questo motivo dell’Ungheria ricordo un pacchetto di patatine chips di un discount con la paprika davvero deliziose, patatine fritte e McFlurry del MacDonald senza smarties. In un pub, ospitato in un triste scantinato, mi avventurai impavida nella scelta di un panino spiegando che “per nessuna ragione un animale doveva essere compreso nel l’imbottitura”. Il risultato fu un gran bel pezzo di prosciutto e uno stuzzicadente infilzato tra la mollica. Non starò qui a raccontare di come il mio innato aplomb mi portò ad avere un ilare diverbio in lingue sconosciute con il malcapitato. Non certo per il prosciutto perchè capisco che può succedere (a me succede sempre ma è un’altra storia) e in quel caso non dico mai nulla, quanto per lo stuzzicadente. Da brava ipocondriaca infatti, notando una colorazione rossa nel legno, ho pensato che ci fosse del sangue e che io sarei morta in seguito a una malattia contagiosa fulminea, ergo buttata dal Nippotorinese giù per il Danubio dal ponte delle catene. Ed a me finire nel Danubio proprio non mi stava bene perchè se ne avessi dovuto scegliere uno sarebbe stato quello di Singapore (reperto fotografico? habemus !)
Il nostro primo indimenticabile, nell’accezione più negativa possibile, viaggio.
Il Goulash non lo provammo perchè l’allegra comitiva preferiva gustare i soliti manicaretti nel solito locale italiano dall’indubbio gusto al secolo conosciuto come “il veneziano”. Insomma i soliti italiani che cercano la pasta asciutta e il raviolone che gli ricorda mammà.
Il Nippotorinese ( promotore sempre e comunque dell’assaggio culinario degli indigeni del luogo fosse pure “topo in salamonia” nel rispetto delle tradizioni) e la matta sicula vegetariana amante delle patatine fritte, sorbivano questo massacro culturale senza problema alcuno (eravamo nella fase “bersaglio facile”, sì). Francamente poi, era pure il periodo in cui mi riusciva difficile condire l’insalata in busta e non avevo tutto questo interesse verso l’alimentazione.
Uh, la giovinezza. Fosse adesso sarebbe diverso*disse con voce da arzilla novantenne.
Adesso mi piacerebbe moltissimo tornare a Budapest e lo farò certamente. Vedere la lavorazione della paprika e far gustare alla mia cavia pelata del buon Goulash per poterla fotografare in uno dei tantissimi ristoranti tipici ungheresi che propongono questo piatto ormai bandiera dell’Ungheria tutta.
Avendo ricevuto “A tavola con Harry Potter” in dono qualche settimana fa mi sono ripromessa, oltre che preparare la burrobirra e pensare alla mia Cri, di fare tutte e dico tutte le ricette. Sempre pensando a Cri che nonostante il mare e il tempo ci separino riesce ad individuare i momenti più difficili della mia vita e questo è uno di quelli. Che poi qui si faccia baldoria per la filosofia del “the show must go on” è un altro discorso.
Insomma. Dicevo? a tavola con Harry Potter sì !
La sezione Cinema e Cibo del Gikitchen tra l’altro scarseggia un po’ e la cosa non mi piaceva affatto.
Complice un chiletto di noce di manzo portatami dal mio papetto mi sono detta che era davvero l’occasione giusta per unire Ungheria- Regalo Nippotorinese- Noce di manzo-Sezione Cinema e Cibo.
Capitolo 23 – Il Calice di fuoco. Pagina 357
” Harry sbuffò nel suo piatto di Goulash”
“”Harry snorted into his plate of goulash”
Sì. Siamo proprio al Ballo del Ceppo. Rileggendone qualche riga sono tornata indietro di dieci anni e la voglia di riaprirlo e risognare un po’ mi ha quasi stretto al cuore una sorta di malinconia che non avevo mai provato per un libro.
Sono felice di averlo letto e scoperto ben prima del film-scalpore-blablabla-gadget di tazzine con i serpeverde. Felice di averlo fatto in un momento della mia vita dove nessuna punta di cinismo e apparizioni improvvise di maturità si erano manifestate nel mio ego. Il mondo della Rowling potrà rimanere quindi un ricordo puro e intatto senza essere contaminato da nulla. Sfogliando le pagine di questo libro culinario Hogwartiano che a mio avviso è davvero molto ben fatto ed esaustivo, nonostante sia penalizzato dall’assenza di foto, mi sono ritrovata a ripercorrere una serie di avventure mentali fatte nella mia stanza. Ecco. La stanza a casa dei miei. Con il letto blu come il mare e la poltrona arancione come l’arancia. Dove appesi al soffitto come una lenza che calava dal cielo vi erano tutti i miei animaletti Mordillo. Lina la farfallina. Nella la coccinella. Fante l’elefante. Aprivo la porta e danzavano con il vento. Muovendosi mentre io distesa come in una culla rimanevo ipnotizzata dalle diverse sfumature dei colori che la luce regalava.
Come se appartenesse ad un’altra persona e un’altra vita ho ripercorso le mie notti affannate davanti al libro nella speranza che non finisse mai. Alle mie considerazioni sul vecchio blog con relativi fumetti e a quanta passione mettevo nell’attesa. Nell’attesa del libro successivo. In quella mezzanotte a Rimini aspettando il nuovo in lingua inglese. In quella notte a Coriano dove il mio amore me ne leggeva parti traducendole sorridendomi.
“Sono stanco Gi, continuiamo domani?” ” No ti prego. No”. E girava il foglio e continuava a farmi sognare.
Tutto questo contrasta fortemente con il fatto che io non abbia mai visto l’ultimo capitolo di Harry al cinema. Allora immaginavo come fossi quando sarebbe uscito l’ultimo libro e l’ultimo film e semmai, a dirla tutta, ci sarebbe proprio stato un film (ma ne ero certa). L’ultimo ricordo di me al cinema a vedere Harry è con una cravatta Grifondoro, pantaloncini e bacchetta in borsa. Additata dai bambini che urlavano ” guardaquellamamma!”
Allora immaginavo tutto quello che poi non avrei potuto. Harry al momento, nonostante il film non apporti nulla alla fine, ho voluto lasciarlo così. Un capitolo aperto perlomeno dal punto di vista visivo. La delusione dell’ultimo scritto deve aver sicuramente influenzato tutto questo.
C’è tantissimo cibo tra le pagine della Rowling e attraverso quello si può ripercorrere il sogno e il ricordo.
Avevo preparato, a meno che io non mi sia rincretinita del tutto ( e non è tanto improbabile), gli Harry Potter Cupcake insieme ad un dolcetto alla menta. La ricetta troneggia anche sull’indice ma sorprendentemente non vi è il link esatto. Compare l’inquietante scritta ” Inesistente”.
Nonostante estenuanti ricerche non riesco a risalire al post datato sicuramente 2010. Il mistero si infittisce ma nel frattempo lascio qualche diapositiva giusto per avere conferma da voi amici miei (supportate un’anziana visionaria).Ditemi che li ho postati e che qualcuno ne ha memoria. Ditemi che non è frutto di un mio ennesimo vaneggiamento.
Volevo citare gli Harry Potter Cupcake giusto per annoverarli come inizio di questa serie che a breve si riverserà qui. Tra Cioccorane e caramelle gusto moccio.
Chiunque trovi il post incriminato e scomparso vince un week end con me dentro un locale karaoke. Dovevo mettere un incentivo, lo so. Sono poco furba ma spero che in molti non mi abbiano sentito cantare.
Passiamo adesso al Gulash/Goulash in tutta la sua carnositàspezzatinosa.
Perchè alla fine è sì una zuppetta di carne con verdure ma il primo impatto, mi dicono fonti attendibili, è quello di trovarsi davanti uno spezzatino. Non fosse per la presenza della paprika e del peperone.
Il Gulasch/Goulash in ungherese Gulyàs o più precisamente Gulyàs-leves significa ” Zuppa del Mandriano” . Il Gulash è una zuppa che veniva cucinata all’interno di un grande paiolo messo sopra il fuoco e cucinato all’aria aperta . I mandriani ungheresi che trasportavano manzi pregiati dalla Puszta sino ai mercati di Norimberga e Venezia erano soliti preparare questo spezzatino durante i vari spostamenti. Un piatto quindi sostanzialmente povero e non si rivolgeva di certo ai ceti sociali privilegiati.
Il Goulash è una zuppetta gustosa non troppo brodosa contenente principalmente carne di manzo con verdure e spezie. Una su tutte la paprika e in Ungheria ve ne sono diverse tipologie anche pregiate derivate da diversi tipi di peperone.
Cipolle, carote, patate e peperoni come verdura e abbondante aglio con qualche pomodorino e salsetta. Nonostante le varianti siano chiaramente tante la base è sempre un semplicissimo soffritto di cipolla nello strutto con noce di manzo magra rosolata con abbondante paprika. Acqua bollente e sobbollire per almeno un’ora a fuoco bassissimo. Per poi aggiungere le verdure ed in ultimo la patata che non deve in alcun modo spappolarsi.
Su Wikipedia ci sono anche tante leggende che vale la pena leggere a mio avviso.
Per quanto riguarda gli Harry Potter Cupcake, non potendo linkare il post perduto (santapizzettacomèpossibile), qualora voleste realizzarli anche voi è davvero semplicissimo. Basta della pasta di zucchero senza glucosio e la ricetta la trovate cliccando qui >>>> , dell’ottimo colorante in gel ed io consiglio sempre quello Decora e una base per muffin o cupcake (nell‘indice ne trovate tantissime ma se volete la classica alla vaniglia potete semplicemente cliccare qui >>>>)
Goulash- Per otto persone circa: 1 kg di noce di manzo tagliato a cubetti, 20 grammi di strutto, 2 cipolle medie tritate finemente, 1 spicchio di aglio, 2 cucchiai abbondanti di paprika, due litri circa di acqua calda, 1 pomodoro maturo medio spellato e tagliato a pezzetti, 2 peperoni verdi mondati e tagliati a anelli, 500 grammi di patate.
Fai sciogliere lo strutto nella pentola abbastanza capiente e fai soffriggere le cipolle a fuoco molto basso senza lasciarle imbiondire. Quando saranno trasparenti aggiungi la carne e falla saltare per un po’ mescolandola con le cipolle per dieci minuti circa. Aggiungi la paprika e l’aglio schiacciato lontano dal fuoco e mescola velocemente con un cucchiaio di legno. Appena la paprika
è assorbita versa l’acqua calda e copri . Cuoci a fuoco basso per un’ora circa. Aggiungi quindi il pomodoro e il peperone e acqua sufficiente per ottenere la consistenza di una minestra. Aggiusta di sale un po’ e fai sobbollire per almeno altri 30 minuti. Unisci quindi le patate che nel frattempo hai sbucciato e tagliato a cubetti e completa la cottura.
Io l’ho cucinato a fuoco lentissimo per oreoreoreoreoreore. Il risultato è stata una carne morbidissima che è andata a ruba. Mamma e Papà hanno chiesto serissimi “un altro chilo di pane grazie!”. Perchè non so se o meno contemplata la scarpetta ma qui hanno aperto un ingrosso di calzature.
” I lucenti piatti d’oro erano ancora vuoti ma c’erano piccoli menù disposti di fronte a ciascuno dei commensali. Harry prese il suo, esitante, e si guardò attorno: non c’erano camerieri. Silente, però, passò attentamente in rassegna il proprio menù e poi disse con voce chiara, rivolta al suo piatto ” Costolette di Maiale!”
Harry Potter e il Calice di Fuoco
Non so se le Costolette di Maiale saranno il prossimo piatto per i Menù di Hogwarts qui al Gikitchen ma so per certo che ce ne saranno ancora. E ancora. E ancora. Ed anche se dovessero scomparire: ancora.Ed ancora.
Come i sogni e i ricordi. Belli e brutti che siano.
Max, che chiamo tesoro da oggi nonostante io abbia sempre odiato questo nomignolo, mi insegna che il caso non esiste. Essendo lui una mente scientifica nonchè mio infinito tesoro di verità e amicizia, non posso che arrendermi a questa evidenza. E ricordare che il passato si mescolerà sempre al passato e al presente e che mai si può fuggire dal ricordo e dal sogno.
Vi auguro una giornata felice ringraziandovi sempre per la compagnia che mi onora.
La Videoricetta
Da Preparare nella Crock Pot
Nel frattempo disegno su Ipad