Mica mi sono dimenticata della cucina taoista eh*disse con tono minaccioso fissando il monitor .
Dopo l’introduzione ( che puoi trovare qui qualora miracolosamente te la fossi persa e volessi infliggerti adesso la pena) e qualche base come il brodo di pollo con filosofia annessa ( che puoi trovare qui) sarebbe giusto fare un bell’approfondimento sulle alghe. Credo ci sia ancora qualcuno che rabbrividisca all’idea di nutrircisi e la cosa francamente non può che rassicurarmi. Meno alghe mangiano gli altri e più posso desalgare il mare ( se si dice desboscare il bosco si potrà pure desalgare il mare no?). Alla base della cucina orientale vi sono molti ingredienti sconosciuti all’Occidentale chiaramente, ma è pur vero che ormai non si fa fatica a reperirne neanche uno. Uhm, bugia. In effetti del basilico rosso e funghi mu-er neanche l’ombra e per il coriandolo fresco si fa una fatica impensabile. Se il mio sogno rimane comprare foglie di banano per creare infinite variazioni che ahimè a causa dell’assenza non ho potuto neanche prendere in considerazione, mi rincuora il fatto le alghe siano ormai in commercio praticamente ovunque nei diversi biologici (per i periodi sintattici corretti ne parliamo dopo le vacanze. Forse )
L’Alga Nori, quella più famosa per via del mini roll sushi, oltre ad avere delle proprietà benefiche importanti ed essere insieme alla goma e wakame una fonte di giovinezza inesauribile , si presta benissimo a infinite elaborazioni culinarie. Oltre ad essere buona e salutare è perfetta per la composizione dei bento, soprattutto artistici, e magheggi interessanti tipo quella di tenere insieme adorabili involtini di pasta somen ( li ho provati e non vedo l’ora di rifarli, fotografarli, incorniciarli e metterli sul comodino ad imperitura memoria). Contenendo proteine, sali minerali e vitamine ed avendo un apporto calorico bassissimo le alghe corrono in aiuto di chi ha voglia di mantenersi in forma cibandosi di roba sana. L’alga wakame (anti tumorale) insieme alla goma ( santocielolaamo!) è senza ombra di dubbio alcuno la mia preferita e chi (purtroppo) mi segue lo ben sa perché mentre gli altri si fotografano in ristoranti nipponici mentre come giocolieri lanciano mini roll acchiappandoli con le bacchette manco fossero il maestro Miyaghi, Iaia si mostra all’obiettivo gaudente con il suo bel piattone di wakame (altro periodo sintattico imbarazzante )
Prima ordinavo solo venticinque porzioni in qualsiasi giapponese mi trovassi, destando anche la curiosità di parecchie persone che non comprendevano a fondo come si potessero apprezzare a questo livello. Adesso che posso mangiarle in casa perché nel mio Biologico di fiducia ne scaricano ( appositamente per me) otto bancali da cento chili a settimana posso tranquillamente farmi abbuffate di wakame. Per decoro ho ritratto una minima parte come sempre. Nella realtà infilo tutto nella mia vasca da bagno, e solo il cielo sa quanto sia grande quella cosa lì, e affondo bacchette. L’alga wakame si deve semplicemente fare rammollire (?) in acqua tiepida ma anche fredda senza alcun tipo di indicazione precisa. Si trova naturalmente ad uno stato secco un po’ come l’alga nori che prendo a paragone perché quella più conosciuta. Dopo averla fatta ammollare in acqua la sua consistenza “algosa” e di conseguenza ai limite del “gelatinoso” prenderà corpo e sarà pronta per essere servita. A me piace nuda e cruda con tanto ( ma tanto eh) sesamo; che sia bianco o nero poco importa. Del sale non ve ne è bisogno alcuno perché le alghe ne contengono, manco a dirlo, parecchio. Del resto ahem ….si trovano nel mare *disse fischiettando*Le bacchette con gli occhietti sono uno specialissimo regalo della mia Socia Cognatosa Piola. Ha omaggiato me e il perfido fratello con due confezioni di adorabili Hashi. Le mie in rosa e quelle per il Nippotorinese in una versione black. Le trovo adorabili perché oltre a muovere gli occhietti apprezzano moltissimo le alghe. Credo proprio che vengano dallo stesso luogo perché a volte le sento chiacchierare e ridere fortissimo. Peccato solo che parlino un dialetto a me (vabbè non faccio testo) e al Nippotorinese, totalmente sconosciuto.