In Sicilia non è Pasqua senza Cuddura cull’Ova e io sono già in fibrillazione alla ricerca della Cuddura perfetta. Taccio riguardo al significato di questo dolce perché chi mi segue da un po’ ben sa cosa si cela dietro questa fede, ciambella, anello che è cerchio della vita e ricordo. E che mi lega indissolubilmente al mio infinito amore: papà . Ci sono molti articoli, post e considerazioni su questo dolce. Alcuni li lascio a fondo del post, mentre altri appositamente non li riporto alla luce; chi vorrà e ne avrà voglia li troverà altrimenti rimarranno lì sospesi. In un baule appeso di emozioni.
L’origine greca della cuddura con le sue uova rosse è stata più volte studiata e approfondita; ho cercato di renderla “vecchia”, “nuova” ed elaborata. Quest’anno ho voluto provare a cuocerla in maniera tradizionale sì, ovvero non troppo biscottosa, ma con un cenno di cioccolato che proprio con la tradizione greca/sicula non c’entra assolutamente nulla. Questo perché anche tutto quello che si conosce da una vita può essere ribaltato e rielaborato. Senza avere mai paura dei cambiamenti. Del resto la cuddura, come l’anello e la continuità , è pura filosofia quanto la tradizione. Ho adoperato delle codette troppo sobrie perché in effetti la cuddura che si vede sulle tavole Siciliane non è vestita  in maniera così fashion ma agli antipodi proprio: codette “caserecce”  fatte di zucchero scarsissimo prese al supermercato (che adoro e sanno di niente). Non certamente queste ricercate scovate all’Eataly di Torin
E’ diversa sì, ma è pur sempre una cuddura. Che nasconde la rivoluzione del cioccolato e la tradizione del pane. Di pane al cioccolato sempre di memoria greca ne ho preparato uno lo scorso anno. Ricordo perfettamente che era piaciuto a Paolo, tanto che mi ero detta che prima o voi avrei voluto prepararglielo insieme a un puoto gigante. Ed è pazzesco come qui dentro, in questa cucina, ci siano state evoluzioni e si siano raccolti ricordi sparsi proprio come quelle codette. Attaccate saldamente e spennellate da affetto il più delle volte. Mi è piaciuto intrecciare questa cuddura fitta fitta. Lo scorso anno era più fluida, liscia e sembrava un disco volante.
Ero più serena, meno complicata e anche più tradizionalista. Più scanzonata e forse giovane. Meno matura e più improvvisata. Rivedo quello che sono diventata e il mio percorso, come mi è capitato più volte, riguardando le foto. Come e quanto è virata la mia personalità , la mia luce e la mia composizione. E c’è una cosa che vedo forte e prepotente. Una personalità spiccata. Che non ha mai copiato niente e nulla. Che non ha mai voluto essere uguale agli altri. Perché è triste, al contrario, notare come gli altri vogliano essere qualcosa che non saranno mai. E si vede. Si percepisce. Si sente. Ed  è triste. E’ sempre l’esercito dei replicanti che mi fa riflettere e mi sgomenta. Non esserlo è l’unica cosa che mi rende felice. E molto. Ed è una di quelle poche cose, forse l’unica a dirla tutta, che mi rende anche se poco:
orgogliosa di me.
A papà questa cuddura è piaciuta. Molto. Un tradizionalista rivoluzionario che apprezza la cuddura al cioccolato. Ed è per questo che la ricetta, come poche volte è accaduto, la tengo per me. Si tratta semplicemente di una pasta di pane, con l’aggiunta di cioccolato Pastiglie Leone (naturalmont) e pochissimo (ma davvero pochissimo; giusto un po’ di più di quello che si mette nel lievito) zucchero.
In compenso, qualora vi facesse piacere approfondire la conoscenza con questo dolcetto che racconta molto della mia terra, vi lascio qualche foto e link sotto.