Ricette Vegetariane e Vegane

Faccio presentazioni di libri senza libro e quindi cocotte di uovo senza cocotte. C’è della logica disarmante.

Lo avevo visto fare a Nigella (non abbiamo neanche disquisito sul vergognoso gossip avvenuto qualche mese fa che la vedeva protagonista di un’incresciosa vicenda con relativo megapolveronemediatico. Vittima del ****** marito ****** manesco che cercava di strangolarla al ristorante. Gli asterischi sono epiteti censurati che volgo al “gentilschifezzuomo” in questione. Il fatto che non lo abbiamo fatto significa solo una cosa: stiamoaperdècolpi). Poi a Jamie Oliver. E poi a Cecilia (la mia Cey, sì). In pratica per un brunch come per una colazione salata questo tipo di presentazione può esserci amica. Originale, carina e base di mille mila versioni diventa un’idea da non sottovalutare. In questo caso non mi sono lanciata in chissà quale elaborazione proprio perché era “la fatidica prima volta”.

Essendo stata molto apprezzata dal Nippotorinese non tarderanno ad arrivare declinazioni, varie ed eventuali. In pratica si svuota semplicemente un panino, di qualsiasi gusto o consistenza (un panino morbido è meglio di no perché rischierebbe di collassare, naturalmente), si arricchisce l’interno con un po’ di olio extra vergine d’oliva (la mollica si conserva per altre preparazioni. Adesso che ci penso potevo frullarla con del prezzemolo e un po’ di olio extra vergine, come tradizione sicula insegna, e rimetterla come base sotto l’uovo… uhm… mumble mumble. La prossima volta!) e via l’uovo. Sale e pepe. In forno. Con un po’ di aromi. Che sia menta o finocchietto sopra. Non servono solo come decorazione (che occorre a prescindere) ma anche per arricchirne il sapore.

Tradizione francese vuole che si possa aggiungere anche della panna (ma si sa i Francesi la panna la  mettono ovunque. E io ho sempre aborrito la panna tanto quanto il verde). In pratica senza portarla troppo per le lunghe è un semplicissimo uovo in cocotte facendo diventare cocotte il pane stesso, no? (sragiono come sempre o sbaglio?). Via di coperchio, sempre ricavato tagliandolo dolcemente con un coltello affilato, e in tavola. Servito con un cuoricino. Con una salsetta senapata o con una spolveratina di mandorle sopra (sapevate che la spolveratina di mandorle sopra l’uovo sta bene? Neanche io lo sapevo. Ma l’ho propinata all’ignaro Nippotorinese – sbagliando tra l’altro – e ha sentenziato “mica male sai?”): servita la cocotte all’uovo senza cocotte.

Pro…Prov….Prova….

Sto testando il Galaxy Note 10.1. Eh. Bah. Tratto bruttarello, va (ma non con Sketchbook pro) *fine inutile comunicazione di disservizio*

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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