E’ già tanto che riesca a fare piatti del genere in questi giorni; e lo affermo volendo sostenere con certezza la fortuna di avere accanto un santo che sopporta quello che francamente sostenibile non è.
Bella frase senza soggettocomplementopredicatoverbosintassiconsecutiotemporum.
Vago nel vuoto. Nell’incertezza. E soprattutto la confusione regna sovrana. Talmente tanto che organizzo pure quella. Incastro in pratica tutta la confusione che ho nei tasselli dell’iCal che ho sincronizzato in tutti i dispositivi tecnologici a mia disposizione.
Il Nippotorinese non è che ami moltissimo il cavolfiore (io penso ancora a quello di Estella e no. Non è grave. Buono come il cavolfiore e le zucchine di Estella non c’è praticamente nulla) ma questa “innaffiata” inaspettata di vino (che adopero raramente) lo ha convinto.
Il fatto è che io ho davvero un problema con l’alcool che si riflette ancor peggio della carne, pesce, latte e uova; mentre riesco a “distaccarmi” seppur con fatica dal doloroso fattore “X” del “sto cucinando un amico e lo sto servendo a chi amo”, non ci riesco proprio per quanto concerne l’alcool. Capisco che è un mio limite, oltre che una fissa disprezzabile dai più ma.
Non amo vedere chi amo: bere. Non amo adoperare qualsiasi cosa contenga alcool. Ne disprezzo con tutta me stessa l’abuso (il Nippo dice che i miei parametri sono un tantinello eccessivi. Tipo che dopo mezzo bicchiere gli intimo di smetterla agitando le dita in preda a possessioni demoniache. Sono esagerata? Nessuno risponda, grazie).
In pratica ho sfumato con il vino di mia spontanea volontà . Ero sola in casa. E ho pure aperto la bottiglia da sola per la prima volta (senza fare tapposugherodentrosbriciolato).
Da tutto questo il Nippo ha capito. E alla vista del cavolfiore bianco sfumato con il vino ha solo detto:
“Sei molto stanca amore. Non stai bene. Riposati”.
e come dargli torto? che il prossimo passo sia:
io sul divano che ondulo un calice con vino dentro? Embè. Misachecisiamoquasi.
(no dai. Al massimo ricomincio a fumare)
(chesarebbepureoradatemiunasigarettanchedicioccolatoMADATEMELA!)
(inspiro.espiro)
Lavo i cavolfiori per bene perché dentro si annidano sempre insettini, vermiciattoli e ornitorinchi in formato mignon, quindi mi preoccupo di lasciarlo in ammollo per un po’. Sondo con meticolosa meticolosità tra gli “alberelli” bianchi o viola che siano e via. Anche bicarbonato lo confesso. Taglio a pezzetti. Lo stesso faccio con le olive nere privandole del nocciolo qualora ce l’avessero. In un wok faccio andare un po’ di olio extra vergine d’oliva e metto le olive nere. Poi il cavolfiore che frigge. Lo sfumo con il vino perché tanto lo deve mangiare solo il Nippotorinese (ma si era già intuito dalla presenza dell’olio) e via. Faccio cuocere ma sperando che tutto non si rammollisca eccessivamente. Aggiusto di sale. Uso quello bianco in edizione limitata che ho comprato a Palma di Majorca (ne ho parlato pure troppo) e poi. Servo ben caldo in tavola che deve fare un po’ rumore tra i denti. E non pappetta sbobbosa.