Ricette Vegetariane e Vegane

(pseudo)Amaretti al Cioccolato e (pseudo)Cani dolci e teneri la Domenica Mattina

Per 24 (biscottoni, eh)

  • 120 grammi di mandorle pelate
  • 230 grammi di zucchero (meglio se di canna)
  • 50 grammi di cioccolato a pezzetti piccoli
  • 2 albumi
  • vaniglia
  • (a piacere essenza di mandorla per calcarne un po’ il gusto)
  • zucchero a velo per decorare

Scalda il forno a 150. Sciogli il cioccolato a bagnomaria (o nel microonde senza cuocerlo). In un frullatore o mixer trita le mandorle. In un recipiente raccogli quindi la farina di mandorle che hai ottenuto, il cioccolato sciolto un po’ raffreddato, gli albumi leggermente sbattuti, la vaniglia e se vuoi l’essenza di mandorle. Aggiungi poi lo zucchero e gira per bene fin quando tutto è completamente amalgamato. Fai riposare l’impasto in frigo per almeno 30 minuti.

Trascorso il tempo fai delle palline grandi come una noce sapendo che questi biscotti si allargheranno (e molto) in cottura quindi è bene distanziarli sulla teglia dove hai sistemato la carta da forno. Schiaccia leggermente la superficie. Spennella adesso con acqua piuttosto fredda la superficie dei biscotti e cospargila di zucchero a velo. Cuoci per 20-25 minuti. Lasciali raffreddare su una griglia prima di mangiarli.

Il NippoTorinese trullo trullo (solo a me fa ridere trullo trullo) è tornato con queste piantine dal Mercato dei Contadini che si svolge in una piazza a Catania e che evviva il cielo sta prendendo sempre più piede. E’ tornato pure con hamburger di lupini, uova di Pasqua, cioccolato biologico e seimilioni di bottiglie di succhi di ogni sorta (eccerto lui è magro e aitante e sta seduto in ufficio e io vecchiagonfiabrutta e corro dalla mattina alla sera. Possiamo come sempre odiarlo con parsimonia? Grazie).

Io ero impegnata a fare shopping online (forse non devo dire sempre la verità) e lasciarlo senza pranzo presissima dai nuovi vestitini di Forever21 che ordino per non metterli (ha una sua logica affascinante, vero?). Sono troppo corti, dannazione (leggi: sono troppo vecchia, lo so).

E’ ormai conclamato che Koi da grande vuole fare la fiorista, tant’è che, oltre ad avere un’insana passione per i tulipani e le margherite proprio come me, alla vista di queste piantine (che amavo e il tempo verbale è giustissimo nonostante a prescindere non sia da me) ha dato di matto tentando di averle in qualsiasi modo. Ha pianto, abbaiato, sbraitato e fatto tutto il catalogo delle facce disperate. Si è messa nell’angolo a mugugnare e in un momento di sconforto assoluto è entrata nella cuccia. Koi ha una cuccia in terrazza, sì. Quella che vi avevo fatto vedere tutta dipinta di bianco con le lettere colorate e la scritta Koi. Ricordate? Quando credevo che fosse un tenero cucciolo in cerca di una mamma, vogliosa di coccole e tanto tanto tanto amore. Quando insomma non era ancora arrivata in casa e io credevo che lei sarebbe stata lì. Come nelle scene dei film più belli e romantici.

Non potevo immaginare il risvolto noir del cane di Satana (rottweiler di Omen? sei il Ciuauaua di Scanu!) che l’avrebbe distrutta e spaccata per poi prendere le lettere dipinte e attaccate con tanta devozione e cura per sputarmele sui piedi. Quando Koi entra nella cuccia significa solo una cosa:

il peggio sta per arrivare. Come in Imperial March si sa che arriva Dart. Se entra nella cuccia parte all’unisono la Song Theme dell’Esorcista mixata ai Goblin.

Tenta di impietosirti facendoti credere che lei sappia stare al suo posto (nella circostanza in cui le neghi qualcosa, ergo fa leva sul mio senso di colpa) per poi: attaccare e ottenere quello che vuole (e avrà). E’ stata una Domenica difficile quella di Koi (e soprattutto mia). Ho invano tentato di tutto per dissuaderla dal suo obiettivo.

Il suo unico e solo pensiero erano sempre e solo: le piantine del contadino. Alla fine, come volevasi dimostrare ce l’ha fatta. E’ riuscita, in un momento dove stupidamente ho abbassato le barriere del controllo visivo, a tirarle giù e masticarle. Con una noscialans (che vi ricordo sempre si scrive così) da far rabbrividire pure Tazmania. Tutto questo per dire cosa? Che gli Amaretti sono davvero buoni, che le piantine sono carine sì ma sono morte nel giro di quattro ore e che non dovete farvi mai e dico MAI intenerire dallo sguardo dolce di un Labrador. Ma soprattutto che io sono sempre di fretta e non arrivo mai a far nulla.

(sì lo so. Sono assente, scostante e antipatica ma davvero noncelastofacendo. Mi spiegate perché continuate a non venire qui per rapirmi? Eh? Ma che amici siete? Organizzatevi!)

Curiosità:

  • Bottigliozza (bellissima): Tiger
  • Tazze: Tiger
  • Coniglio Rosa: Tiger, ma guarda un po’
  • Tovaglia: Ricamata dalla Nonna (da Tiger? No. A casa sua)

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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