I whoopie nel periodo di Halloween sono ormai una tradizione. Ho fatto quelli con sembianze aliene e all’interno le bacche di Goji, quelli con i colori bandiera del 31 Ottobre e gli evergreen zuccosi che impazzano in ogni libro americano. Quest’anno quindi ho puntato sulla semplicità e naturalità : semplici al cioccolato e in versione veg, in modo che anche tutte le persone intolleranti potessero godere di questi biscottini, che hanno una storia già raccontata e ri-raccontata, deliziosi camaleontici; sì perché davvero puoi farci di tutto. Ho fatto anche un tiramisù con i whoopie, che non ho né fotografato né pubblicato (mi sa che lo faccio), mettendo questi come base. E poi tanta zucca (sì, mi sa proprio che lo faccio e te lo mostro). Il risultato è stato sorprendente. Li puoi imbottire con le creme che preferisci, con panna vegetale, ganache o anche solo con del cioccolato fondente. Se segui il consiglio di Ombretta e fai filtrare lo yogurt vegetale per una notte usando colino e garza otterrai una forma “budinosa” buona, compatta e anche molto naturale e versatile che potrai arricchire con pezzi di frutta o qualsivoglia golosità .
Sono giorni molto difficili da gestire emotivamente. Non trovo pace, il tempo scarseggia, i lavori aumentano (grazie al cielo, per carità ), l’insonnia avanza e ho pure dovuto mettere gli occhiali riposanti che mi ricordano ogni secondo quanto i dieci decimi pian pianino saranno solo un ricordo (e la vecchiaia avanza, sottotitolo). Lacrimano e pure per diverse ragioni. Ti alzi una mattina e pensi di essere una nullità e poi un’altra ti ricordi semplicemente di essere una. Una contro un esercito di un milione che non ti dà tregua.
Ho deciso di dare un colpo di bianco, resettare e ricominciare. Infatti, insieme alla cucina vittoriana (che presto ti mostrerò perché non sono ancora arrivati i lampadari e ci terrei a fartela vedere completa), ho pensato bene di rinnovare anche gli uffici e alcune parti dell’azienda di famiglia. Che poi questa famiglia a volte mi chiedo cosa sia senza papà .
In questo momento, apparentemente nostalgico ma in verità di aggiornamento emotivo, mi permetto pure di informarti riguardo al profilo privato di Facebook. Ecco. Me lo stanno chiedendo in tantissimi. L’ho rimosso. Adesso ho un profilo nuovo con zero amici solo per gestire la pagina Gikitchen del blog. Valutavo da tempo di non avere più un profilo “privato”. Ho sempre fatto fatica a gestire e distinguere il “personale” dal “pubblico”. Non ho mai amato compilare status giornalieri, settimanali o mensili (in un anno ne ho messi tre e tutti e tre erano volutamente e meravigliosamente inutili e idioti, salvo infervorarmi due volte per le unioni civili ma vabbè) su miei stati d’animo e opinioni su tutto: dalla termodinamica, alla fisica, alla medicina sino ad arrivare alla politica estera e al gossip mediorientale. Sulle mie conquiste*, vittorie e “ehi ho vinto un appalto!”, “uffa non mi hanno pagato trecento fatture!”.
(*se lo faccio è per ringraziare, perché è giusto e per mamma che è orgogliosissima di sbandierare. Come tutte le mamme)
A me piace dare un’opinione reale ed effettiva, parlare di cose estremamente private  a quelle pochissime persone che ho il piacere di guardare negli occhi davanti a un caffè. Ma pure un tè. Non cerco l’approvazione sui miei pensieri. Rispetto l’opinione di tutti. E bon.
Perché dovrei litigare/disquisire/argomentare “contro/con” un estraneo? Pitturo una tela, mi faccio la manicure, passo i semi di lino ai capelli, piuttosto. Il valore del tempo è inestimabile e prezioso: ovvietà numero uno.
Mi piace condividere le cose che mi piacciono, i video trash e quelli degli animaletti saltellanti, con chi ho davvero confidenza. Perché sono una schizofrenica sociopatica in fondo, dai.
Non si è forti solo esponendosi, mi si conceda. Lo si è anche tenendo a bada questa spasmodica voglia di dire la propria e credere di conoscere. Si parla di politica, biodinamica, medicina e qualsivoglia argomento che non fa parte delle proprie competenze con la stessa facilità con cui si giudica una persona, la sua vita e il suo operato. Non sono Santa Maria Goretti, io. Ma sono una persona molto educata, molto (ci sarà un abuso di molto) riservata, molto (troppo) cerimoniosa tanto da apparire esagerata (ci sto lavorando) e molto formale. Non pratico lo sport nazionale del “so tutto di tutti e di tutto”, insomma. E non mi piace avere quell’alone di mistero finto dove non dici che lavoro fai ma magari fai il what’s in my fridge-comodino-scarpiera. Credo insomma di avere una corretta percezione di quello che voglio mostrare o no. Mi chiamo Grazia Giulia Guardo e sono una viziata figlia di papà , che al momento di rimboccarsi le maniche l’ha fatto. Dirigo un’azienda. Ho dei sogni nel cassetto che coltivo. Scrivo libri, pitturo, disegno e cerco di vivere. Ma non mi piace dirti cosa pensi di Asia Argento il giorno stesso perché la mia opinione conti qualcosa (e comunque che siano due giorni o venti anni l’importante è averlo fatto. Per se stessa e nessun altro. Non la pensi così? Ah, d’accordo. Avrai le tue ragioni. Che condivido, potrei condividere, non condivido ma tant’è).
Brevemente dove voglio arrivare? Che su Facebook “privato” gira questa malattia che ti fa credere di essere davvero amico di una persona; cannando clamorosamente perché un social  come tutti gli altri social con la stragrande maggioranza di estranei è. Ci sono di mezzo tua nonna, il tuo compagno delle elementari e il tuo fruttivendolo di mezzo ma tant’è (ciao nonna!).
Estranei che credono di sapere cosa sei, cosa fai, cosa pensi e come agisci solo perché ti hanno letto in 140 caratteri, visto in quattro foto e via. In pratica se metto un disegno di Maghetta su instagram che saltella significa che io sono felice a scorrazzare nei prati. Ecco, vorrei togliere questo velo di romanticismo al tutto: mentre Maghetta saltella felice nei boschi -possibilmente disegnata settimane prima nell’unica ora libera- io sono in un cantiere a gridare, davanti a un letto a piangere varie ed eventuali.
Togliendo facebook privato, e sto valutando seriamente di moderare e filtrare i contenuti del canale youtube (ancora più di così non saprei), alzo quei muri necessari per il mio tipo di vita, pensieri e sensibilità . So che “tornare ai vecchi tempi” quando c’era solo il blog e pochi social non si può. Non sono una nostalgica ma una che va avanti sempre. Non mi guardo mai indietro. Faccio solo qualche passo e cerco di capire ma poi dritta avanti senza mai voltarmi. In questo modo imponendomi distanza lo sarò: oggettivamente.
Essere reale, saper chiedere scusa e rispettare le norme base dell’educazione non va bene. La moda è giudicare, puntare il dito, offendersi e dire nefandezze. Bene, allora al primo dito puntato l’arma corretta -mio inutile ma insindacabile giudizio- è il blocco. Il muro. Alzare muri. Così non ci si vede più. Che può dispiacere, certo ma.
Ma va bene così. Che si potrebbe esprimere anche con un meraviglioso detto romano che mi ha insegnato la mia amata Ombretta. Comincia per sti, sì. E finisce con quello che stai pensando.
Questo non significa, visto quello che sono sempre stata in passato, che cambieranno le cose ma solo che io abbia voluto essere più chiara per gli accadimenti futuri. Ho conosciuto le persone che più amo qui, in questo cyberspazio, e so benissimo cosa ci sia dietro. I confini messi e tolti. Le paure alimentate e svanite. Non bisogna però mai confondere le potenziali amicizie dalle amicizie vere. La potenziale vita di una persona vista attraverso i social da quella vera.
L’ho sempre detto. Non mi sono mai nascosta.
Io non sono una buona amica, nel senso comune del termine (ci sono quando ce ne è bisogno. Per chiacchierare e condividere giornalmente, quasi mai. PURTROPPO). Non sono una che risponde per tempo. Sono una che scorda le cose, si dimentica e confonde. Mai con cattiveria o intenzionalmente ma si dimentica le cose. E non voglio dipingermi buona e distratta ma se sono rincretinita e ho milioni di informazioni che me ne fanno dimenticare altre, tant’è.
(È la giornata del tant’è).
Non sono una persona così tenera e indifesa. Ma non sono mai, e mai sarò, falsa. Sono così maledettamente vera che faccio pure paura. Chi mi ama (inspiegabilmente) teme proprio questa parte di me. Infine non sono così saltellante e gracilina. Ti mostro delle parti delicate di me e niente di più. Perché quelle dure, la corazza e la vera forza le applico nella vita di tutti i giorni.
- Maghetta è un concetto astratto. Un sogno.
- Grazia è reale. Un incubo sicuramente.
Detto questo, adesso: whoopie vegani.
Te li consiglio caldamente perché sono buonissimi. Li riprorrò la notte di Halloween, spero con sembianze da pipistrello. Il tempo scarseggia così tanto che non so davvero se riuscirò a fare panini imbottiti ma. Qui posso sognare, no?
Un bacio grande e grazie infinite.
Ci sono infiniti modi per contattarci, sentirci e soprattutto conoscerci attraverso tutto quello che non è detto. Perché nel non detto molte volte si cela più di qualsiasi sproloquio di parole. Potenzialmente siamo amici, è vero. Ma purtroppo non lo siamo (e non immagini quanto lo vorrei in alcuni casi) e forse non lo saremo mai. Ma si può sognare qui. Si possono avere degli angoli di paradiso e comprensione. Dei fortissimi momenti emotivi di ricarica positiva. Godiamo di quello e non vaneggiamo su altro, da oggi e per sempre sarà la mia religione.
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La Ricetta (per 15 whoopie circa)
- 180 grammi di farina di frumento
- 250 ml di latte vegetale (mandorle)
- 90 ml di olio vegetale
- 200 grammi di zucchero integrale di canna
- mezzo cucchiaino di vaniglia o cannella, decidi tu
- 50 grammi di cacao amaro in polvere
- 40 grammi di fecola di patate
- un cucchiaino abbondante di lievito in polvere
- mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio
- un pizzico di sale
Per la farcitura: panna vegetale (o no) da montare sul momento oppure una ganache al cioccolato fatta con panna (di qualsiasi natura tu voglia) e cioccolato fondente (stessa grammatura). Zucchero a velo -facoltativo- per decorare se si vuole.
Mescola olio e zucchero e poi aggiungi la vaniglia e il latte. Mescola gli ingredienti secchi e poi unisci a quelli liquidi. Lavora per bene con la frusta e poi versa in una sacca da pasticciere. Forma dei piccoli dischetti sulla carta da forno posizionata sulla teglia distanziandoli un pochino. Cuoci per 12 minuti massimo -dipende dalla grandezza- a 180 già caldo, ovviamente. Provvedi alla farcitura.