Iaia in Viaggio

 

I Viaggi disegnati

Negli anni ho trascritto e disegnato i miei viaggi. Un po’ sul Blog, attraverso illustrazioni digitali e non, pasticciati sulle infinite moleskine e ticchettati sui miei adorabili aggeggi infernali tecnologici di cui sono schiava devota e consapevole. Ho deciso di sistemare tutto per bene in questa sezione “Iaia in Viaggio” e inviarti a viaggiare con me. Ti va?

Narrarti della Trinacria e della mia esplosiva sicilianità portandoti tra il barocco e il liberty in un viaggio solo andata senza mai un ritorno. Farti sbirciare i crateri, mostrarti che il verde bruciato dal sole è diverso da quello che conosci ma racconta tante storie. Tra ceramiche, pupi e tradizioni di culture diverse vicine e mai lontane. Nella mia terra dove è tutto sorprendentemente agli estremi.

Voglio confidarti del mio amore ultra decennale nei confronti di Torino, la Signora del mio cuore. Quella magica, quella segreta e nera. Salire i gradini di Palazzo Madama, raccontarti di quella volta che davanti al Palazzo Reale è arrivato il Castello errante di Howl e della mia prima sera a Villa Scott. Del Blu Bar a piazza CLN quando sembra ancora di sentire quell’urlo su pellicola.

Voglio girare il mondo con te. Anche con la Mente. 

Con i piedini, così

Sai perché amo questa foto? Perché non è posata e scattata senza che io lo sapessi. Lo dimostra la posizione dei piedi. Quando sto fissa concentrata su qualcosa e mi trovo in piedi li metto proprio così. Me lo ha fatto notare mamma tantissimi anni fa. Anche papà lo faceva. Sempre.
E quando accadeva era perché stava fissando qualcosa, ammirando, riflettendo o semplicemente andava: altrove.

Ed è altrove che mi troverai. Con i piedini, così.

Fino a poco tempo fa dicevo sempre: non sono quella siciliana che ti dice “senza il mare non posso vivere”. Poi qualcosa è cambiato senza che me ne accorgessi. Non appartengo a nessun luogo, eppure mi manca una cosa più di tutto quando sono lontana da quello che dovrebbe essere il mio di luogo.

Il fuoco che scoppia tra le stelle nel cielo

Mi manca l’Etna. Il mare, sì. Ma guardarlo dai crateri. Che si insinua prepotente e si attacca al cielo e alle nuvole. Mi manca il vento e la polvere di lava tra i capelli, le piogge di cenere e i fuochi d’artificio naturali della lava che esplode. Il borbottio di quando si lamenta e sta per scoppiare. Quel rumore, che sembra nenia, quando fuma lenta.

Mi sono innamorata del mio luogo, e terra, quando papà è andato via. Ho capito chi realmente fossi e a cosa appartenessi nel momento in cui ho realizzato che bisogna aggrapparsi fisicamente a qualcosa. Per cercare di non cadere negli abissi incontrollabili senza appigli.

E io ho affondato le mani sull’Etna

Amo percorrerla, correrla e stare immobile lì. Vedo ancora le foto della macchina fotografica di plastica di quel negozio di souvenir che c’è ancora. Immutato da trenta lunghissimi anni. Amo la neve, quello che mi ricorda e il fuoco. Amo tutti i quattro elementi -influenzano e trasformano- che trovo solo lì.

Sul mio Vulcano