Un po’ come la storia dei fichi però credo che questa texture emani fascino con il passare dell’età. Da cariatide quale sono quindi mi ritrovo ad apprezzarla ed addirittura a renderla protagonista della mise en place (così giusto perché Csaba sia orgogliosa di me) di questi ultimi giorni dell’anno ancora impregnati del sapore natalizio (Sono un mostro . In realtà non vedo l’ora di buttare nelle scatole tutto questo ciarpame rosso/dorato e cominciare ad organizzarmi per la Pasqua tra colombine, uova colorate e colori pastelli. Solo il cielo sa quanto detesti il giallo canarino e il verde mela tenue)
La piega sulla tovaglia mi fa supporre che davvero io sia stanca e che a pranzo non fossi propriamente in me. Mi sono ritrovata più volte a stirare la tovaglia sul tavolo come galateo impone sotto lo sguardo sbigottito di mamma che battendo la mano sulla fronte non smette di ripetere “santo cielo ho creato un mostro”. E’ che mi piace, santa pazienza. Non è un dovere ma un piacere. Questa sindrome da Bree Van De Kamp pervade il mio essere e non viene particolarmente apprezzata qui in casa. Se prima me ne sarei fatta un problema adesso continuo ad affermare che no. Non apparecchierò mai più senza il sottopiatto nel 2011. E’ uno dei miei nuovi propositi. Credevo fosse una roba troppo leziosa e che non collimasse con il quotidiano ed invece mi ritrovo puntualmente a smentire queste assurde convinzioni. Il sottopiatto mi permette di spargere pepe ovunque senza sporcare la tovaglia e di per sè già basta. Pepe? Ebbene sì. Pepe. Fino a pochissimi giorni fa ce la ridevamo di gusto prendendo in giro la nonna calabrese che a braccetto con la fiera dei luoghi comuni lanciava peperoncino anche nel the e mamma, degna figlia, che con il Pepe ci si fa pure lo scrub. .
Se la prima volta avevo osato una tirchissima spolverata di pepe nero mi sono ritrovata a dover macinarlo instancabilmente sfidando i miei tricipiti stanchi. E se mamma è preoccupata perché stiro le tovaglie sulla tavola prima di apparecchiare e allineo i sottopiatti in maniera maniacale lo è ancor di più perché “sai che devo chiedere a Max dove ha preso la pennina per portar sempre con sè il peperoncino?” è il tormentone natalizio 2010. Immagino una piccola dupont rosa colma di pepe da portare nel portafogli.
Sempre in vena di recuperare il tempo perduto mi ritrovo oggi a postare quattro ricette. Esattamente quattro primi piatti fatti pochi giorni prima della Vigilia che ho propinato al Nippotorinese in preda alla spasmodica voglia di fare la pasta fatta in casa. Mi rilassa e ci si impiega sorprentemente pochissimo tempo. Potrebbero essere quattro idee veloci per il cenone di Capodanno a dirla tutta. Tutte le ricette sono indicative per quattro persone. Per la pasta all’uovo fatta in casa, esclusa quella delle tagliatelle al nero di seppia, ho usato la classica ricetta che prevede per ogni 100 grammi di farina un uovo e due cucchiai colmi di olio extra vergine d’oliva circa. Calcolando che indicativamente 100 grammi di farina equivalgono ad una porzione abbondante.
Si vede che sono di fretta eh? Nessun Nano o coniglio o visione onirica preoccupante. Solo un freddissimo diario di bordo (posso stirare pure quello ?) ma fremo dalla voglia di Scalare la montagna di The Matcha che mi hanno regalato a Natale e quello che rimane dei miei neuroni riesce ad elaborare solo pensieri sconnessi del tipo: No prima i muffin al the matcha. No prima la pasta. No prima i cupcake. No prima la crema al burro da servire con i frollini. No. Prima. AIUTO. Ma sono gli gnocchi al the Matcha che hanno qualche chance in più rispetto al resto. Non escludo che abbinerò il lo gnocco matchoso al pepe nero. Così giusto per rendermi ancor più ridicola nella bizzarria d’accoppiamento.
Ravioloni fatti in casa con l’Astice
Ingredienti: 350 grammi di pasta all’uovo fatta in casa, 2 astici (circa 700 grammi ciascuno), trito aromatico (prezzemolo, timo, salvia e rosmarino), 40 grammi di burro, 2 cucchiai di panna, 1 scalogno, 3 litri circa di Court-Bouillon, 400 grammi circa di pesto di broccoletti.
Court-Bouillon (preparato liquido per lessare crostacei e pesce). Si prepara aromatizzando dell’acqua con sedano, carota e cipolla. Si può aromatizzare aggiungendo anche del timo e alloro filtrando a fine cottura tutto.
Pesto di Broccoletti: 500 grammi Broccoli, 1 Cucchiaio Pinoli, 1/2 Spicchio Aglio, 4 Cucchiai Formaggio Pecorino Grattugiato, Olio D’oliva Extra-vergine, Sale. Preparazione: Lessare al dente i broccoli. Mettere i broccoli lessi nel mixer con aglio, pinoli, pecorino e frullare facendo scendere l’olio a filo fino ad ottenere una crema.
Procedimento Ravioli: Preparare il ripieno innanzi tutto lavando gli astici e lessandoli per massimo 15 minuti nel court bouillon bollente. Lasciarli raffreddare, estrarne la polpa e tagliarla a pezzettini piccolissimi. Sbucciare lo scalogno e farlo appassire con 20 grammi di burro. Aggiungere quindi i pezzettini di astice e bagnare con 2 cucchiai di vino bianco. Quando sarà evaporato, fare addensare il sugo con la panna. Insaporire con un pizzico di sale e una macinata di pepe, spolverizzare con il trito aromatico e quando risulterà tutto ben amalgamato fare raffreddare e procedere alla realizzazione della pasta. Stendere la pasta in una sfoglia sottile, distribuire il ripieno e procedere all’intaglio con la formina prescelta. Fare cuocere i ravioli in acqua bollente per pochissimo tempo, scolarli al dente e innaffiarli con il pesto ai broccoletti mischiato all’acqua di cottura.
Ravioli fatti in casa ai Broccoli con Pesto Fresco
La Farcia di broccoletti è quella di Ducasse: 400 grammi di broccoli, sale grosso marino, 20 grammi di burro, 20 grammi di parmigiano grattugiato, uovo. Scartare i grossi gambi dei broccoletti e conservare solo le cime. Portare ad ebollizione una casseruola di acqua con abbondante sale grosso marino. Tuffare i broccoletti e cuocerli finché non saranno tenerissimi. Prelevarli con l’aiuto di una schiumarola e raffreddarli immediatamente e strizzarli con forza per estrarre il massimo dell’acqua. Frullare. Far fondere il burro e cuocerlo fino a colorarlo quasi di una nuance nocciola. Versare in un recipiente e fare raffreddare. Trasferire in una ciotola la purea di broccoletti, aggiungere il parmigiano grattugiato, l’uovo e il burro freddo. Mescolare con un cucchiaio di legno e aggiustare eventualmente con pochissimo pepe.
Montaggio Ravioli: Stendere la pasta il più finemente possibile e ritagliare le stelline ( o dischetti se si vuol fare il classico raviolo). Mettere la farcia al centro lasciando libero un po’ il laterale per la corretta chiusura dei ravioli che andrà fatta pressando leggermente ma con decisione i bordi.
Ravioloni alla Salsiccia
Ingredienti: 350 grammi di pasta all’uovo fatta in casa, 2 salsicce da 150 grammi circa, 80 grammi di parmigiano grattugiato, 1 dl di latte, 40 grammi di burro, 40 grammi di mollica di pane, panna da cucina quanto basta.
Procedimento: Preparare il ripieno. Mettere la mollica di pane in una terrina, coprirla con un poco di latte e lasciarla a bagno fino a quando ne sarà ben imbevuta. Privare le salsicce del budello, sbriciolarle con una forchetta e raccoglierle in una terrina. Unire 50 grammi di parmigiano grattugiato, il latte e la mollica di pane strizzata. Mescolare con un cucchiaio di legno fino ad ottenere un composto dalla consistenza omogenea. Stendere la pasta in una sfoglia molto sottile e distribuire sopra a intervalli regolari il ripieno formando i ravioli o usando la forma che più vi aggrada. Portare a ebollizione una pentola con abbondante acqua, salare e fare cuocere per pochissimi minuti i ravioli. Scolarli al dente e trasferirli in un piatto da portata. Condirli con il burro fuso fatto fondere in un tegamino a parte con il parmigiano rimasto e qualche cucchiaiata generosa di panna aromatizzata precedentemente con poca noce moscata.
Tagliatelle al Nero di Seppia al sapore di Lime e Arancia
La preparazione delle tagliatelle al nero di seppia sembra complicata ma santa pazienza non lo è affatto. Il gusto (mi dicono eh. Perché anche quando non ero vegetariana non ho avuto modo di assaggiarle) è nettamente superiore e non faccio fatica a crederlo. Del resto come potrebbe essere il contrario usando prodotti freschi di prima scelta? L’unico dubbio potrebbe essere giustamente “perché li hai preparati tu Gi” ed io convengo con voi. Chiaramente però si parlava in generale*disse fischiettando.
La ricetta base è sempre la stessa. Per ogni 100 grammi di farina un uovo circa (l’importante che non sia di microscopiche dimensioni) e due cucchiai di olio extra vergine d’oliva. Nulla di più facile poi per ottenere le nostre tagliatelle che ovviamente inserire durante l’impasto del nero di seppia. In questo caso basterà il nero di due seppie di media grandezza che potrete facilmente reperire dal vostro pescivendolo di fiducia. Se il nero di seppia dovesse essere eccessivamente denso basterà diluirlo con un po’ di olio di oliva. Dopo aver impastato come da copione la farina insieme all’uovo inserire senza paura il nero di seppia e continuare ad impastare aggiungendo poi anche l’olio fino ad ottenere una palla. Palla che andrà coperta con un canovaccio e lasciata riposare per almeno un’ora.
Dopo aver proceduto alla stesura della pasta e alla realizzazione delle tagliatelle si potrà preparare l’acqua di cottura dove all’interno saranno state spremute due arance molto grosso e due lime. Le tagliatelle difatti cuoceranno proprio in questa “spremuta” per pochissimi minuti e andranno scolate al dente. Una crema di lime e arancia condirà le tagliatelle insieme a una pioggia di scorzette di buccia e qualche decorazione.
(per la crema di lime e arancia basterà cuocere in una pentolina piccola a parte un po’ di succo di arancia e lime addensato pochissimo con qualche cucchiaino scarso di farina)
Ecco. Dopo i fichi queste ultime diapositive sono la mia ultima fissa alimentare. Dovessero dirmi che al mondo sono rimasti solo: finocchi, arance, mele, iceberg, pepe e fichi secchi sarei la persona più felice del mondo. E broccoli. Santo cielo i broccoli. Chiedo solo questo per il 2011.
E che la regione Piemonte si riprenda il pelato ripagando il disturbo con una montagna di Cri Cri e gianduia di Gobino, grazie.