Ricette Vegetariane e Vegane

Il Blog di Grazia, sì. La rivista.

Mio nonno ? Un signore altissimo e magrissimo con i capelli bianchi come  la neve che diceva di saper parlare il tedesco solo perchè conosceva il significato di Kartoffeln. Il fatto che gli siano capitate poi due nuore tedesche giusto per smentirlo è stata sempre una cosa che sin da piccola mi ha fatto sorridere. E parecchio, pure. Affascinata da sempre del diverso e dalle lingue in quanto comunicazione e nulla più, ho chiesto ad una delle due di insegnarmi qualcosa che andasse oltre una patata lessa. Siamo arrivate a ich gehen ahauseicabeunatustvassa. Ho seguito anche lezioni di  polacco dalla simpatica badante. Mi ha insegnato tra l’altro due brutte parole. Roba di andarne fiera, insomma.

Quando ho capito che in quella patata lessa c’era una prigionia e che io volevo studiare il cinese o il giapponese ero già diventata un tantino grandicella. Nonno mi è venuto in mente ieri mentre arrotolavo neve come zucchero filato e perchè disegno, parlo, scrivo, leggo sempre così. Me lo hanno fatto notare giusto qualche momento fa. Suppongo per cercare di  tenere la testa rigidamente salda al resto. A quanto pare non ho una buona presa. Nonno mi è venuto in mente perchè mamma guardandomi ha detto “papà. A volte mi ricordi il mio papà”. Per accarezzarne il ricordo le dico che starà sicuramente insegnando la kartoffelnologia a stuoli di tedeschi con una mano poggiata sul mento asserendo che “la maionese poi non è così male”, suvvia. Se ne convinse quando una delle due tedesche osò spiaccicargliela sulle patate mentre lui gridava “sacrilegio!”. A me Christina/la signora polacca, quella delle brutte parole sì, mi ci ha fatto infilare dentro mele e porri (urge ricetta, sì).

Era il 2006 credo quando disegnavo questa vignetta , che riesumo random come un coniglio dal cilindro.  Ricordo perfettamente dove ero, come ero, cosa pensavo e cosa sognavo e speravo per me e di me. Avevo una mano sotto il mento. Disegnavo me con una mano sotto il mento e mi chiedevo semmai sarei riuscita a farmi disegnare da quell’altra parte di me che prepotentemente voleva vivere e non lasciarsi morire come stava accadendo.

E già da un po’ che l”interrogativo non mi turba ma rassicura piuttosto. Ho la risposta e ho una mano sotto il mento. A dimostrazione del fatto che sono sempre stata io. Solo che adesso faccio più paura perchè: Vivo. Spiegato l’arcano del perchè in molti volevano tornassi “quella di prima”. Morta. Per sopportare il loro piattume in effetti occorreva giusto quella condizione.

Questa settimana sarò ospite sul Blog di Grazia. No, non è che essendo Lunedì si vaneggi più del solito. Sono proprio l’ospite della settimana sul Blog di Grazia. La rispettabilissima rivista nazionale in un’improvvisa e inspiegabile voglia di calo delle vendite/lettori accoglierà me, le mie idiozie, il mio mondo e cinque Fumettoricette. Giornalmente posterò una vignetta dedicata alla Rivista qui sul mio Blog che reindirizzerà all’articolo fumettoricettoso giornaliero su Grazia.

Le Fumettoricette non compariranno qui ma verranno inserite in un secondo momento in ricordo di quella che per me è un’indimenticabile esperienza.

Non sarò mai grata abbastanza allo strepitoso Team di Grazia che  mi ha supportato e soprattutto sopportato durante i miei consueti deliri.

Ed ecco l’inciso che mi piace chiamare incisivo: Pur aggiornandovi giornalmente (smettetela di sbuffare e dare craniate sulle scrivanie) è superfluo quanto innegabile dirvi che mi fareste oltremodo felice con una vostra eventuale opinione a riguardo. Ci starebbe bene dopo quest’ultima frase un “Restiamo in attesa di un vostro gentile riscontro. Distinti Saluti” ma. E’ un abbraccio sincero e un grazie. Perchè senza l’incoraggiamento generale, non sarei arrivata dove sono adesso.

Dritta Dritta all’ospedale psichiatrico.

Infilata dentro un portabagagli dopo essere stata sulla neve con collant trenta denari, cappello peloso da coniglio, anello biscotto da The e stregatto al collo. Controlla se il Nano da Giardino, residente stanziale da ormai un anno  abbia perso anche il piede sinistro dopo una brusca curva a velocità moderata.

Con queste credenziali mi stenderanno di certo il tappeto rosso. Al contrario di Michael Myers non ho intenzione di fuggire.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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