Ricette Vegetariane e Vegane

E poi arriva la Cucina Taoista e i Noodle Speziati

Per chi si fosse perso il post e la proclamazione precedente, allego nuovamente video:

Mamma dice che se continuo così mi ricoverano entro l’anno. Speravo di eludere almeno per un altro lustro i signori dell’igiene mentale; a preoccuparmi, oltre al fatto di essere conscia del fatto che mamma ha difficilmente torto, è più che altro non sapere se nella stanza imbottita avrò a disposizione una connessione (Max ti informi per favore?) . Fin quando però non si presenterà il problema proseguirà ad oltranza. Giunge infatti il momento di annoverare tra le varie  priorità della mia esistenza *tadanrulloditamburi* la cucina taoista.

Era già da un po’ che questo taoismo mi incuriosiva e parecchio. A tredici anni avevo deciso di diventare Buddista, non tanto perchè avessi capito esattamente di cosa si trattasse, ma giusto perchè quel tipo cicciotto con le gambe incrociate mi sembrava proprio uno che riusciva a godersi la vita. Un pannolone. Una seduta comoda e gratificante e una bella panciotta riempita di dolciumi vari e panini. Vorrei tornare ad avere tredici anni per questa meravigliosa ingenuità che faceva di me una cretina di entità apocalittica. Non che la situazione poi non sia peggiorata.

Poi Richard Gere è buddista, mi dicevo. Che altre motivazioni dovrei avere per diventarlo? Oh tutte serissime le mie considerazioni.

Insomma finisce che Max, tra una discussione cretina (mia) e una profonda (sua), tira fuori il taoismo con una nonchalance degna di nota. Un po’ come quando ti fa esempi con il pigreco-robadaingegnere-fisicaquantistica-derivatefunzionimatematiche applicandole a tutto e a tutti. Io, chiaramente, annuisco e dico “sìcertosicerto” per poi arrivare a dirgli “lo sai che non sto capendo niente, giusto?”.

E lui lo sa. E ride ma continua. Io qualcosa afferro però e rielaboro; che sta un po’ come dire che uno scienzato ti spiega la relatività e uno stupido comune la rielabora credendo abbia qualche attinenza con un reality televisivo solo perchè possiede una qual certa somigliante desinenza.

Mi era già piaciuto quello che mi aveva spiegato o per meglio dire: mi era piaciuto quello che avevo rielaborato da quanto sapientemente enunciato e allora mi sono detta che senza disturbare ulteriormente Max avrei potuto dedicarmi a qualche lettura taoista. E da cosa partire se non da “La cucina taoista”? Essendo una vecchia massaia di fascia culturale medio bassa, non potevo, mossa da un moto di ottimismo, partire con un malloppone filosofico. Essendo poi fermamente convinta che dal cibo si può spaziare verso qualsiasi tipo di argomento ho estrapolato il semplicissimo pensiero che: in una zuppa di tofu avrei compreso millenni di filosofia orientale. E così è stato.

L’importante è convincersi, del resto.

Inconsapevolmente durante la lettura ho compreso quanto si possa essere vicini a un pensiero comune senza sapere che esista. E quanto si possa appartenere a qualcosa di talmente lontano e sconosciuto sino al momento stesso della conoscenza. Sapere di appartenere a un gruppo talvolta può aiutarti a beneficiare di una compagnia che non credevi di poter avere nella tua immensa solitudine. Ed è questo il caso. I miei problemi alimentari e la conseguente malattia mi hanno fatto sempre credere che alcuni aspetti correlati al cibo fossero morbosi e preoccupanti e che me li fossi davvero inventati di sana pianta solo per ferirmi, denigrarmi e far soffrire purtroppo inconsapevolmente ma neanche troppo chi mi stava accanto. Quasi a voler avere un sadismo e un masochismo insieme per non risparmiare niente e nessuno.

Leggendo della cucina taoista sono venuta a conoscenza che esistono dei dogmi del rispetto soprattutto nei confronti degli animi e degli uomini. Di tutto quello che ti circonda e di te stesso. Questo significa che alcuni miei aspetti sinora visti solo nell’ambito della malattia e del disagio, possono assumere tratti meno inquietanti di quello che apparentemente sembrano essere. Un esempio su tutti è la carne. Assimilare sangue e carne in molte visioni estremiste, di cui ho avuto modo di parlare in questi anni, pare che causi aggressività oltre che malattie e incapacità di essere “immortale”. Il concetto di “immortale” filosofico prevede la privazione e la rinuncia. La persone spaventate dalla vita e dalla morte che vivono di idee talvolta eccessivamente profonde rifuggono infatti dal concetto della morte stessa e per questo motivo non ammettono nè consentono di essere mortificati e invasi dalla morte stessa. Ecco, io ho sempre creduto fortemente che gli animali fossero cadaveri. L’ho capito con il mio coniglio ucciso sino ad arrivare a tutti i salami ingeriti durante la mia bulimia. Solo che lì non potevo fermarmi perchè era la malattia a comandare la mia mente e non io stessa. Coesiste in me una smisurata voglia di vivere e al tempo stesso morire con relativa paura di entrambe. Esiste in me questo iperuranio di idee che continuo a plasmare e se la biga alata tirata dal bianco e dal nero che scende e sale mi riporta inesorabilmente allo Yin e Yang, c’è un’altra parte di me che mi fa credere di essere totalmente nel delirio.

E se lo sono però. Non solo da sola. La minoranza non ha torto ma è una minoranza appunto. Una semplicità di concetto che spaventa ma che a ben guardare nasconde salvezze insperate. La massa come la maggioranza sì poitrebbe essere per certi versi certezza ma le certezze facili sono anche quelle che poi fanno camminare velocemente all’inizio per un rallentamento finale. Un percorso lento, pensato e studiato fa arrivare dopo ma fa rimanere. E lo sprint è quello finale. Quando serve.

Tutto, nella cucina taoista è bianco e nero. E’ luce e oscurità. Quando ero piccola mi dicevano che “si a siccu o a saccu”, che in siciliano sta un po’ per il classico “non hai mezze misure”. Siccu rappresenta il niente. Saccu rappresenta l’abbondanza. Senza via di mezzo vengo a sapere che nel Taoismo il colore verde è l’equilibrio e io che lo odio da che ne ho memoria rimango assolutamente strabiliata davanti a questa notizia. Il verde e il giallo, che sono in assoluto i colori dai quali rifuggo costantemente, rappresentano l’esatta calibrazione dei colori freddi e caldi di cui poi sono composti quelli appartenenti allo Yin e Yang.

Yin è il femminile mentre Yang è il maschile. Basandosi sulla cucina taoista e le sue quattro leggi (buon sapore, buon aroma, buon aspetto, buon livello nutritivo) si parte dalla rinuncia ai cereali e alle carni che si credeva portasse all’immortalità dell’animo, mentre la carne la corrompesse pericolosamente.  Tutto quello che cresce all’aria aperta e al sole è Yang mentre quello che cresce nell’oscurità e nella terra è Yin. Se è salato è Yang. Se è dolce è Yin. La carne è Yang e se è piccolo e secco e piccante pure mentre al contrario Yin se grande, soffice e morbido. I vegetali sono quindi Yin insieme al pesce e pollame. E se lo Yin è freddo con il suo colore blu e violetto, lo Yang è caldo e avvolgente con il suo rosso e arancio. Ci sono enormi disequilibri ed equilibri e quello che li racchiude o perlomeno cerca di accontentare un po’ tutti è il riso.

Il riso rappresenta l’equilibrio tra lo Yin e lo Yang nella cucina taoista. E se a dircelo sono longevi orientali con una bassissima incidenza di tumori che non conoscono l’obesità (e hanno pure i capelli lisci santo cielo! ok la smetto) io ci penserei giusto un attimino su. Gli orientali non sono certamente tutti vegetariani ma è un dato di fatto che non abusino di carne. La mangiano per carità ma nonostante in Cina il maiale sia in ogni sorta di pietanza occorre ricordare che non è certamente quella che conosciamo noi la cucina cinese.

Relegare all’involtino primavera e al riso alla cantonese una delle tradizioni culturali millenarie più elaborate, profonde e filosofiche dell’universo tutto, direi che sarebbe quanto meno stupido. Un po’ come fissare il sushi come prodotto nazionale del Giappone che tutto ha come tradizione tranne che il sushi. Il riso alla cantonese per la Cina e il sushi per il Giappone lasciamoli pure a quelli che vogliono divertirsi riempendosi la bocca mentre sostengono di amare la cucina esotica. A quelli insomma che credono di essere fighi perchè sanno cosa è il mini roll con salmone e philadelphia. Poi con calma capiranno che la philadelphia nel Sol Levante FORSE non c’è. Ma forse eh.

Nella cucina taoista l’abbondanza di tofu e soia e gli abbinamenti di colori, sapori e provenienza alla ricerca esasperata dell’equilibrio sono alla base di tutto.

Ci sono tre pasti: al mattino mangia come un re. A pranzo mangia come una regina. A cena mangia come un principe. Prediligere sempre quindi la colazione, e non è certo una novità, per essere pronti a un buon pranzo ma senza esagerare a cena. Poca acqua durante i pasti e molta al mattino. Una particolare attenzione per i cibi di stagione in modo da non turbare l’equilibrio tra il corpo e la natura, spesso sottovalutato e incomprensibile eppure esistente. Ho imparato davvero nozioni importanti e interessanti. In poche ore si legge tranquillamente il volume di Giuseppina Merchionne, che oltre ad essere piacevolissima e preparatissima ti tuffa in un mondo che definire interessante è poco. Oltre ai cenni storici e ala perfetta sincronia tra le parole nonostante l’assenza di immagini, la Merchionne conquista a tal punto la tua fiducia che quando arrivi a fine libro dove trovi tutte le ricette, per la stima che nutri nei suoi confronti finisci per segnartele tutte.

Sul web c’è davvero pochissimo riguardo alla cucina taoista. In alcuni forum americani e inglesi qualche spostato fuori di testa uploada incessantemente roba che senza spaventarsi della definizione di “cucina taoista” rimane comunque da provare. In Italia pare che tocchi a me a quanto pare rovinare la reputazione di un intero paese. Mi sobbarco io questo ingrato compito (odiatemi, sì) e via. Nella cucina taoista la semplicità è alla base di tutto. Per questo motivo credo proprio che sia proprio il caso di cominciare con dei noodles speziati. Sono facili da reperire e se non si hanno a disposizione negozietti etnici basterà andare al biologico perchè lì un pacchetto di noodles proprio come il tofu lo si rimedia sempre (cominciare con il tofu della valsoia, nulla togliendo a questa marca che amo e uso in altri contesti, è però un peccato mortale. Santo cielo non fatelo e date fiducia al tofu!).

I noodles speziati, cotti con le spezie che più vi aggradano e serviti caldissimi, saranno davvero un ottimo modo per cominciare a depurarsi un po’. Il brodo può essere chiaramente di pesce o carne e anche speziarlo non sarà peccato. Un brodo vegetale andrà bene lo stesso a patto che siano verdure fresche quelle che hanno navigato nel liquido e non piccole zollette di concentrato dadoso commerciale.

Insomma sì. Si è capito che ci sarà parecchia cucina taoista qui. 

QUESTO POST È STATO PUBBLICATO IL: 

Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

Seguimi anche su Runlovers

Tutte le settimane mi trovi con una ricetta nuova dedicata a chi fa sport

MUST TRY