Quando sono felice e cerco di dimenticare il calcolo delle calorie, l’obesità dietro la porta, il mostro cibo che con le fauci vuole divorarmi e i doveri e le privazioni, mi ripeto solo una cosa: fave.
E’ una malattia come i broccoli bolliti e i fichi secchi. La triade Iaiosa che mi tiene in vita nei momenti più importanti. Gli stessi dove ti sforzi di non contare, pensare e vaneggiare. Qualche settimana fa, dopo una vittoria che non solo non avevo neanche mai lontanamente aspettato nella realtà ma che addirittura arriva molto in anticipo rispetto al previsto dal mondo dei sogni, ho giusto festeggiato con le fave. Secche. Impazzisco per quelle secche. Mi piace vederle appappettarsi (termine tecnico) tutte insieme fino a diventare una sbobba esteticamente inguardabile e poi: tuppete. Fiondarmi a capo fitto sul piatto e mangiarla come fossi una centenaria senza denti che se la spiaccica tutta sulle labbra. E’ un momento liberatorio per me.
Fave secche semplicemente lesse in acqua bollente e salata che poi salo nuovamente non appena diventano inguardabile sbobba. Sono o no una fudddbllogghè professionista gourmet, io? Ecco. Giustappunto no.
Fatto sta che con questo (ab)uso di fave nei momenti di gioia e vittoria, che sono diventati premio e manicaretto definibile per la gente comune “comfort food”, ho instradato il Nippo che prima non se ne cibava se non raramente. Mi piacciono moltissimo anche nella versione fresca, eh. Non sia detto che non ingurgiterei bancali di fave fresche magari prendendo a morsi una piantina fresca di menta, giusto per dirne una (ma con il limone spremuto mi piacciono di più).
(ecco perché taccio sui miei gusti bizzarri. Perché immagino già le vostre facce all’asserzione che limone su fava fresca lessa è buono assai o sbobba di fave secche senza olio nei momenti di gioia estrema è il top)Ci sono solo rari momenti in cui io e il Nippotorinese mangiamo delle cose uguali e succede esattamente quando si tratta di insalata, gelato e legumi. Solo che la sbobbadifave proprio no e manco il limonesullefavelessefresche. Al massimo lui una versione maccosa (ricordate la ricetta correlata a Hannibal Lecter? Se no e ti fa piacere saperne di più clicca qui) o un’insalatina sfiziosa con magari una grattugiata di scorza di agrume fresca (metto il riepilogo poco più sotto).
Per i festeggiamenti sbobbosifavosi ho preparato per il Nippo una tagliatella semplicissima su un letto di fave (fresche sbollentate e salate) che ho passato nel frullatore a immersione con un po’ di olio extra vergine pregiatissimo toscano, un po’ di sale e mandorle. La scelta è stata obbligata in quanto di mandorle ero piena e soprattutto trattandosi di mandorle strepitosamente buone provenienti da Avola, loro patria indiscussa, non mi sono lasciata sfuggire l’occasione.
Ho inserito come chiusura di questo piatto una grattugiatina di scorza di limone non trattato biologico proprio perché credo fortemente (oh me ne sono proprio convinta) che la fava con il limone sia un connubio vincente.
Riassumiamo? Perché ogni volta farfuglio ma non sono mai profescional (ci tento? e proviamo va!).
– Metto l’acqua che accoglierà la pasta in una pentola abbastanza capiente
– la salo per bene e aspetto che bolla
– In una pentola a parte faccio bollire l’acqua e la salo. Tuffo le fave fresche (ma anche surgelate. MA NON L’HO DETTO IO CHIARO? ok mi calmo. pureiousospessoquellesurgelatesantocielononsipuofarediversamente. Dicevo? fresche. Fave fresche) e per sette minuti circa le cuocio. Ma anche dieci dipende dalla freschezza (e soprattutto dalla marca*disse fischiettando). Tolgo l’acqua dalle fave.
– in un recipiente raccolgo fave, un po’ di acqua di cottura (se l’hai buttata impreca contro di me che non te l’ho detto prima e aggiungine un po’ dal rubinetto. NON L’HO DETTO IO INTESI? lofacciosemprepureiochemenedimentico). Una giratina di olio extra vergine d’oliva e qualche mandorla di Avola (ma pure Mandorla di Milano, di Roma, di Trofarello, di qualsiasiposto) e via. Frrrrrrrrrrrrrrrrrrr*rumore del frullatore che fa le fusa.
– Questo intruglio favo(lo)so mandorloso (bella la battuta favoso-favoloso vero? devo smetterla oggi) potrà essere o amalgamato come fosse un pesto alla tagliatella o messo a servire da letto come ho fatto io perché esteticamente intrigante.
Poi la persona cui verrà servito e alla quale non importerà nulla “dell’esteticamente intrigante” ti insulterà quando si macchierà la camicia. E a quel punto parte la pernacchia.
Qui si parla di estetica, cucina e ricerca. Mica si ha tempo per le camicie sporche, tzè.
La cena di Hannibal Lecter. Macco di Fave alla sicula con Fegato (clicca qui per la ricetta)- MuffinMax con pecorino e Fave (clicca qui per la ricetta)
- Frittelle di Fave con Pecorino (clicca qui per la ricetta)
- Insalata di Fave, Cipolla, Prosciutto Crudo con Scorze di Lime e aceto di mele (clicca qui per la ricetta)
N.P.S. nanopostscriptum:
(Chiedo scusa ma non ho più un numero di cellulare; ergo i messaggi non arrivano a me. Fine tediosa comunicazione di disservizio. Ho però una mail e la uso molto di più di quello che è stato sinora. Rimane il mio unico contatto. Grazie infinite per la (in)incomprensione)