Ricette Vegetariane e Vegane

La malattia natalizia riconosciuta dalla Medicina

Non sapevo come adoperare una gelatina di Birra, gentile omaggio di un rappresentante di materiale elettrico. Bello no? Gelatina di Birra. Rappresentante materiale elettrico. Nippotorinese in Trinacria. Regali per lui. Sanno che non gli piace il cioccolato perché il verocioccolatoèsolopiemonteseoalmassimosvizzero. Sanno che non gli piacciono i cannoli. Sanno che non gli piacciono i pistacchi. Sanno che è UN ROMPISCATOLE. E insomma gelatina di Birra.

Questo è un piccolo retroscena inquietante che potevo pure risparmiarvi ma santapizzetta siete miei amici. Dobbiamo pur condividere tutti i dolori no? Anche e soprattutto quello di avere accanto l’uomo più complicato che il pianeta Terra, e il Sistema Solare tutto, abbia ospitato. Che detto da me pare essere follia ma vabbè.

Insomma gelatina di birra in frigo

Feta abbandonata. Perché sì il frigo piange. Non a dirotto e neanche a dirnove e dirdodici (è sempre una battuta che mi piace, pardon) ma a dir29438924823409834082043. E allora la sconsolata e abbandonata gelatina di birra venuta da lontano è finita sulla feta resa alberello con un trito di peperoni. Avevo anche troppi peperoni, sì. Pure il peperone verde (basta con questo verde!) ed era meglio farlo fuori il più presto possibile. Per dire insomma che in questo periodo estrosonatalizioalberoso si può rendere tutto magicamente e sdolcinatamente alberoso. Si può fare pure con le fette di formaggio magari buttate (ahem servite pardon) su un tagliere. Si possono disporre formaggi e salumi (mangiatene pochi o vi picchio!) a mo’ di alberello, stelline (il salame a stelline? si può fareeeeeeeeeee) e frizzielazzi.

Io amo fare questo tipo di composizione solo per un semplice motivo: il Nippo lo detesta. Detesta LETTERALMENTE tutto questo. E per questo stoica e impavida procedo nella mia missione. Nonostante sia oberata dal lavoro. Nonostante tutto. La mia missione rimane sempre la stessa:

rovinargli la vita e regalargli un natale pieno di luci-colore-emozioni-cuoricini-alberelli-decori assurdi-calzette-canzoncine-portabiscottiaformadibabbonatale.

Perché io odio il portabiscotti messo sopra il piano della cucina ma solo per vederlo raggelare l’ho fatto.

L’ho messo esposto come si faceva negli anni settanta e se trovo un centrino metto pure quello.

Tiè.

(scusate per il tiè ma è sempre per fare ridere la mamma. Ride sempre)

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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