Ricette Vegetariane e Vegane

Insalata di Wakame 若布 con Pinoli, Wasabi e Soia

Io dell’alga wakame ho parlato fino allo sfinimento. Ovunque. Che sia “reale” o “virtuale”; che sia con amici, parenti, nemici, ex parenti, passanti, persone a caso. Io della wakame ho parlato così tanto che non so neanche esattamente cosa ho detto.

Ma la certezza di avere detto fesserie, roba inesatta e assolutamente inutile mi dà la forza necessaria per continuare a farlo ancora e ancora e ancora. Quando la bionda ferrarese, al secolo conosciuta come Bestiabionda, è approdata in casa (si vede che sono in ritardo con “un paio” di ricette? – un paio alla sicula significa: 234. paia) l’ho subito braccata alla porta e le ho detto:

  • a te piace l’avocado?
  • non sa di niente
  • a te piace l’alga wakame?
  • non lo so

Invece di sbatterla fuori come avrei dovuto l’ho accolta sul divano. L’ho fatta svegliare con il rumore del trapano e con le hit parade dei muratori e le ho pure servito il mio buon caffè con cornetti surgelati e tovaglioli di carta. DI CARTA. Che eravamo (e siamo) in una situazione di emergenza.

L’avocado non sa di niente? SANTOCIELOMASEIBIONDADAVVEROALLORA! l’AVOCADONONSADINIENTEMASEIPAZZALLORAPAZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA.

Ok. Lo confesso. Anche io facevo parte della fazione dei lavocadononsadiniente ma non lo avevo mai provato con il sale e il limone. Non lo avevo mai provato con il wasabi. Non lo avevo mai provato sui capelli (cosa c’entra? ah sì. Mettetevelo sui capelli. E’ pazzesco. Io ho dei capelli talmente brutti che pure le extension cinesi a tre euro sono più folte, fluenti e lucenti ma da quando metto l’avocado e l’olio di avocado sembro una persona con dei capelli QUASI e ripeto QUASI umani). L’avocado è una droga. Solo che io se mangio avocado gonfio come una zampogna la notte di Natale. Mi fa una reazione strana. Lievito manco fossi Violet, la bambina protagonista di Willy Wonka, presente? (solo che non divento viola). Mi fa gonfiare in maniera incredibile. Ma mi piace. Soloilnanosa quanto mi piace. E in abbinato con l’alga wakame è di una bontà tale da farmi venire i brividi mentre ticchetto.

E’ un’alga che in Giappone viene venduta anche con le verdure di terra ma da noi arriva generalmente essiccata (cosa ho messo dentro la valigia della Bionda prima che partisse per il continente? Un sacco di Wakame essiccata che reidratata avrebbe pesato 23 chili. Perché la Bionda è andata via adorando wakame e avocado e schiaffeggiandosi al grido di “ha sempre ragione iaia”. Ovviamente la pago per questi atti di autolesionismo e menzogne. Perché lei ama solo pomodori secchi, fragole e poppadoms).

Papà non se ne fa una ragione e mi chiede sempre: “ma cosa mangi di normale tu amore mio?”.

Solo perché mi nutro di latte di kamut, yogurt di soia, mangio wakame e avocado, mandorle con il sale e rifiuto categoricamente ora anche lo zucchero raffinato non significa che io sia pazza (lo sono a prescindere). Ma. Ma mi chiedo come gli altri (detto un po’ come se voi foste gli alieni) riescano a sopravvivere mangiando gnocchi e pasta invece che tre volte a settimana: wakame e avocado.

Santocieloaripijatevi! MANGIATE WAKAME. E’ un ORDINE! (non riesco a calmarmi)

Oltre alla Nori e la Konbu che sono straconosciute anche grazie al sushi e alla vicinanza alla cultura della cucina giapponese, l’alga wakame si presta benissimo alla realizzazione di infinite insalate. Ha una consistenza chiaramente gommosa (anche se non come la goma. E anche di quella devo assolutamente parlarneticchettandovorticosamente).

Basta idratarla con un po’ di acqua che il volume raddoppia in modo esorbitante e a quel punto potete condirla. In tutti gli svariati modi possibili e immaginabili. Certo magari non con il pomodoro di Pachino e la cipolla di Tropea (perché no?!) ma con accostamenti fruttati e anche un po’ pungenti o piccanti. Riprendendo insomma l’equilibrio tra i diversi sapori tipici della cultura orientale in genere. L’avocado dona quell’amaragnolo bizzarro, i pinoli una dolcezza inaspettata e la regina salsa di soia mischiata a un po’ di wasabi fa il resto. Certo è che anche il sesamo nero (o bianco leggermente tostato) si sposa benissimo ma contando che in oriente buttano anacardi come fosse una pioggia di stelle il dieci di agosto per San Lorenzo beh.

Beh. Direi che con gli anacardi si può raggiungere senza dubbio il termine: top.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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