L’ottava Coppia del Progetto San Valentino
Non sono una fan della nuova saga di Guerre Stellari; per me esistono solo i capitoli che vanno dal quattro al sei, gli Ewok e compagnia cantante (un duetto con il mio Dart. Sospiro). Rimane indubbio però che io abbia da sempre una cantonata pazzesca per il gigante sfigurato senza arti (che detta così è proprio bella). Certo è che chi (cho cha?) ormai si infligge la pena di leggermi per una forma di masochismo preoccupante sa che il mio ideale maschile è rappresentato da Frank-N-Furter in The Rocky Horror Picture Show (si potrebbe aprire un dibattito psicologico e disquisirne fino a Pasqua) e che se proprio devo fare un nome “normale-reale” direi sempre e solo Jack Nicholson (con un’ascia in mano che grida “little piggggggg! Honey I’m home!”). Un gigante sfigurato senza arti, uno psicopatico che vuole uccidere moglie e figlio e un travestito dalla Transylvania che affetta con una motosega lo stinco del suo amante gay. Sono una donna abitudinaria e scontata.
Darth Vader/Dart Fener è il MASCULO per eccellenza (masculo per una sicula ha una valenza molto pregnante e significativa; vorrei sottolinearlo tre volte con l’evidenziatore). Questo cosa significa? Oltre al fatto che non dovrei mai abbandonare la psicoterapia e trascorrere il resto dei miei giorni tra quattro mura candide imbottite? Che il Travestitismo-potere supremo-disturbi personalità/borderline hanno su di me un appeal particolarmente forte. Quando parte la musichetta e roboticamente cammina e ansima mi sento sommersa da sensazioni tipiche della “cotta adolescenziale”. Per Frank-N-Furter c’è anche un misto di adorazione-simpatia confesso, mentre per Dart vi è proprio venerazione/sudditanza (forse è meglio non continuare perché le sirene sono lì in fondo che si avvicinano). Va da sé che i primi tre capitoli della nuova saga di Lucas (nessuno mi dica che ce ne saranno altri o spacco tutto) essendo a lui interamente dedicati mi hanno interessato esclusivamente per questo. A me mica importava di sapere chi, come, quando e perché. La guerra, frizzi e lazzi e compagnia cantante (oggi si può indire la giornata della compagnia cantante?). A me interessava solo il percorso della vita del mio fidanzato-padrone (datemi un calmante). Dall’infanzia alla morte l’unico scopo era seguire, capire, comprendere e amarlo incondizionatamente ancora di più. Ricordo ai gentili ascoltatori (?) che sono sempre quella che stava dalla parte di Freddy e Jason. La stessa che comprendeva il disagio mentale di Michael Myers e che per certi versi lo giustificava; perché mai avrei dovuto tifare per la Repubblica? IMPERO! Dart è il mio padrone (lo vedete come sto messa? lo vedete? E’ grave. Me ne rendo conto *disse tra le macerie della sua casa distrutta*).
L’antieroe per eccellenza. Sono sempre stata dalla parte dei più deboli in fondo (?). Facile tifare per Superman (anche perché l’unico eroe che mi è piaciuto è stato e rimane sempre e solo Batman. Ma poi. Mi piaceva Joker e. Perché sono spudoratamente sincera rischiando di apparire ancor più psicopatica?) ma per Dart? Chi era dalla parte di Dart?
Io *disse agitando la manina.
Scegli me!!! *disse agitando i capelli
I primi tre capitoli incentrati solo ed esclusivamente sull’amore passionale, intenso e drammatico di Dart e Padmé mi hanno visibilmente toccato e questo Natale quando in loop continuo su Sky sono stati rimandati e qui si è tenuta una mega maratona a rischio collasso pupille mi sono ritrovata ancora una volta a piangere come una bambinetta.
Anakin Skywalker è l’indiscusso protagonista di un mito leggendario come Star Wars. Si potrebbero depennare diversi elementi ma lui rimarrebbe sempre l’unico indispensabile ai fini di tutti percorsi stessi (pure gli Ewok che parlano come i Minion. Ci avete fatto caso, vero?). Tralasciando l’integralismo creatosi su Star Wars, del quale sarebbe comunque interessante disquisire in separata sede, va detto che il cuore pulsante e commovente, quindi la luce stessa, risiede solo in quello che di più buio c’è. Non ci sarebbe amore in Star Wars senza Anakin/Dart. Generatore di questa serie di amore, passione e intrecci diventa simbolo di un sentimento che dura (e perdura) anche in Galassie Lontane Lontane. Non importa in che tempo sia e dove sia ma è fondamentale che ci sia. In una visione dove tutto è incentrato su popoli, trasformazioni, possessi e lotte di classe e stirpi tra droidi-umani-animali-cosepeloseacaso, esplode il sentimento. A me non piace moltissimo la fantascienza. Anzi a dirla proprio tutta la aborro con tutta me stessa quasi quanto il fantasy; che se preso a piccole dosi e in un genere alla “Signore Degli Anelli” (così per esemplificare velocemente) posso digerire (nel caso del Signore degli Anelli intendo cartaceo; perché al cinema ho mangiato, dormito e parlato al telefono per dire). Mai visto un film di fantascienza, va.
(tra la Fantascienza neanche metto Odissea 2001 nello spazio; su cui blatererò a breve tra l’altro. Quello è un episodio a sé. Un genere a sé. Un tema a sé. Come Kubrick è tutto a sé. E chi lo classifica come fantascienza si metta in fila che lo schiaffeggio)
(no. Non la faccio un’altra parentesi)
Non è che sia questa gran romanticona (si evince, no? C’era bisogno mica di sottolinearlo?) e quindi “l’intortamento” della coppia pucci-pucci-storia-d’amore-drammatica non è che mi stupisca particolarmente tanto da riuscire a farmi abboccare. Star Wars quindi fantascienza per eccellenza con tanto di storia d’amore ha intrinsecamente tutti gli ingredienti per farmi gridare:
boiata pazzescaaaaaaaaaaaa.
Eppure in Anakin e Padmé (cotta a parte) esiste qualcosa di drammaticamente romantico come in Han Solo e la Principessa Leila e il loro “Ti amo” – “Lo so” (che mi fa sempre sussultare, sì). Eppure in Anakin e Padmé c’è qualcosa di ancestrale, assurdo per certi versi e stramaledettamente meraviglioso che ti si stringe la gola e hai difficoltà respiratorie. C’è quell’amore impossibile e infinito. Quel dramma esistenziale e tormento che molte storie non hanno. In Anakin e Padmé c’è quel qualcosa che tutti abbiamo vissuto. Quell’amore surreale, violento e travolgente che hai paura finisca e al tempo stesso continui. Quel pensiero che formuli nei momenti di monotonia. Nei momenti di stanchezza. Nei momenti di sofferenza. Quando vorresti solo infilarti in una navicella spaziale e partire. Per cercare il tuo amato. Il suo nero. Il suo bianco.
La passione travolgente di Padmé che sfida un impero e popolazioni di tutte le entità è senza ombra di dubbio quello che più di travolgente possa esserci in un amore folle e esagerato che per certi versi sai non dovrebbe esistere. Ma che grazie al cielo esiste. Generando altro amore. Altra passione. Altra convinzione. Altro mondo.
Altri Mondi.
Anakin e Padmé sono in assoluto la coppia più travolgente che il mio immaginario riesca a immaginare. Lei con il suo travestitismo (aridaje) e la non curanza di rispettare i ruoli mettendo in primo piano sempre e solo loro. Allo stesso modo lui, pur obnubilato da diverse forze e logorato dai sensi di colpa basati su insicurezze, riesce a sognare e dimenticare. A creare qualcosa di meraviglioso che alla fine di tutto salverà il mondo. Perché questo hanno generato Padmé e Anakin. Un controsenso. L’esatto opposto. La Distruzione e la Costruzione. L’odio infinito e l’amore che supera tutto fino a travolgere.
E’ questo in fondo il concetto, no? Come dal male assoluto si possa generare la salvezza assoluta. Quello che essenzialmente è Anakin o Dart lo dimostra in quello che poi alla fine è davvero il capitolo finale (sesto episodio. Unico e solo). Salvando suo figlio. Nonostante tutto. Salvando sua figlia. Nonostante tutto. Guardando negli occhi quello che di più grande e assoluto c’è. La scena che ricordo sempre con particolare commozione è Padmé vestita di bianco pronta a dare alla luce l’amore e Anakin riverso senza gambe e braccia e quindi concettualmente inerme costretto a vestirsi di nero. Bruciato nei suoi dolori e nelle sue insicurezze. Mortificato da qualcosa che non sa e non saprà mai. Eppure nonostante questo mai avrà un dubbio quando si presenterà il frutto dell’atto più sincero e permeato d’amore della sua esistenza. La morte e la rinascita. Il bianco e il nero.
Non amo particolarmente gli eroi che sono sempre stati bravi. Non hanno commesso errori. E che amano essere perfetti. Che sventolano mantelli e vengono acclamati.
Amo invece l’antieroe. Che sbaglia. Persevera. E alla fine comprende. Capisce. E si redime.
Dagli sbagli si impara cosa è giusto. E l’amore vero. Padmé e Anakin si sono amati sbagliando di una passione e sentimento a cui in qualsiasi galassia è difficile, se non addirittura impossibile, assistere. Ma l’hanno fatto con una struggente purezza che non è stata contaminata mai. Per Padmé e Anakin lascio la ricetta di uno Smoothie. Ho già annunciato qualche settimana fa che è nata la Rubrichetta Ricette Stellari e quindi correlate a Star Wars (in fondo al post tutti i link di riferimento). Riguardo ai due c’è davvero tanto cibo da cui prendere spunto. In ogni inquadratura dove loro due siano comparsi inermi, senza maschere e completamente abbandonati alla loro vera essenza, c’era sempre e solo frutta. Dolcissima la scena in cui tagliano una pera che mi riservo come protagonista di una ricetta futura. Essendoci tantissima varietà di frutta in una delle scene clou, ovvero quella dove trascorrono dei momenti felici in esilio, ho deciso di fare un frullato di gusti forti e consistenze contrapposte delicate. Come può esserlo il candore e la leggerezza del latte di riso e il gusto deciso, forte, nauseante e aggressivo per certi versi dell’avocado.
Ingredienti per 2 persone: 2 banane mature, 1 avocado, 400 ml di latte di riso, 8 cubetti di ghiaccio (una nota agrumata come la scorza di arancia non trattata, quando è tutto pronto, sarà perfetta in connubio con la dolcezza della banana che acquisirà carattere e con la durezza dell’avocado che si addolcirà)
Uno Smoothie tutto vegano dal sapore dolce ma non eccessivo che servito ghiacciato inonderà il corpo sì di vitamina A, vitamina B1, vitamina B2, vitamina C, vitamina PP ma soprattutto di vero piacere. Ho adoperato il latte di soia piuttosto che di riso, miglio o kamut ma potrebbero andare benissimo tutte le varie tipologie a seconda dei gusti.