Avevo delirato circa la cotoletta di seitan dopo la visione dell’ultima (ma proprio ultima ultima nel senso che è l’ultima. Ultima l’ho detto?) stagione di The Killing qui componendo (gerundio a caso)  un panino vegetariano gustosissimo che aveva fatto tribolare il Nippotorinese (tribolare non c’entra nulla ma è un termine che mi piace molto e che purtroppo non posso adoperare mai. Oggi mi andava di farlo e quindi l’ho infilato a caso in questa frase. La tecnica della dissimulazione e del rincretinimento, per chi ha il coraggio di leggermi, è un’arte. Oltre che un atto di masochismo, intendo).
In realtà lo ha fatto entusiasmare. Avrebbe tribolato se l’avessi mangiata io sotto i suoi occhi senza dargliene un pezzetto. Ipotesi neanche troppo lontana dalla realtà e dal mio volere ma ultimamente ho solo voglia di frutta e nei momenti di perdizione assoluta di sushi vegano. Niente altro.
Insomma per dire che la cotoletta di seitan in crosta di crusca è ormai una certezza. In più si può pure preparare in situazioni di pericolo quali non avere una cucina funzionante. Lo dico con cognizione di causa, chiaramente. Non richiede chissà quali preparazioni e pure al microonde, semmai le padelle fossero negli scatoloni, risulta essere meno suola di scarpa rigida di quanto si pensi. Che è già una grande vittoria, no? Il seitan prima di essere bello arrotolato e panato sulla spiaggia di Crusca, come fosse a Bora Bora, nonostante sia già umido di suo può essere bagnato con l’uovo per i vegetariani o con succo di limone/olio extra vergine di oliva per i vegani.
Un piatto ben equilibrato e unico che può essere contemplato in una dieta alimentare normale di un individuo raziocinante che si ama e che tiene alla sua salute (sì sono antipatica, lo so) e che vuole avere un primo approccio con “suola di scarpa” al secolo conosciuta come seitan. E per chi è in un regime dietetico controllato va bene pure se ci sono le patate? La risposta è sì. Perché chi demonizza le patate e le carote in un contesto del genere ha già sbagliato in partenza. Le patate (lesse soprattutto o al vapore senza alcun tipo di condimento come in questo caso. Il nippo ha  provveduto poi a mettere dell’olio extra vergine a crudo anche se io continuavo a consigliargli un pizzico di aceto di vino bianco come faceva la mia Nonnina Grazia) se cucinate senza troppi condimenti e cotture sbagliate possono essere fide alleate anche nelle diete ipocaloriche. A patto di non esagerare, ma quello, tranne verdure e pochissimi ingredienti, vale per tutto. Chi dice che le patate fanno ingrassare. Che le banane fanno ingrassare. Che le carote fanno ingrassare. Meriterebbe pernacchie salivose. Sì, quando la lingua ti si riempie proprio di saliva mentre spernacchi (ma perché non devo mai essere professionale e seria?).
Una giusta quantità di patate lesse accompagnata dagli edamame (anche surgelati! ci si accontenta, ahimè) e da proteine vegetali diventa un pasto bilanciato ed equilibrato con un potere saziante e appagante da non sottovalutare. Ma quale è uno dei condimenti “light” (aborro questo termine ma è il più incisivo di tutti) che potrebbero essere presi in seria considerazione in questo caso?
Rullo di tamburi.
Wasabi.
Al contrario del Nippo non adopero l’olio extra vergine d’oliva; per certi versi sbaglio lo so, dice una vocina. Poi invece l’altra, quella apparentemente razionale, mi ricorda che molte popolazioni sono sopravvissute all’assenza di olio d’oliva. Perché in Giappone di sicuro non condiscono l’insalata così. Magari adesso sì in qualche ristorante iper fashion, ma se arrivano con scioltezza a essere centenari, in salute e con basso tasso di tumori senza olio ci sarà pure una ragione, no?
I miei condimenti sono sempre e solo: succo di limone, aceto balsamico, salsa di soia e wasabi. Sì, il wasabi lo classifico come vero e proprio condimento perché amandolo smisuratamente ormai (pensare che non ne sopportavo la vista anche per quel tipo di verde che mi manda in panico TOTALE) è diventato un fido alleato a tavola. Periodi in cui ho voglia di abusarne e quindi poco importa se sto mangiando fave o cartone perché ne metto talmente tanto che l’unica certezza è mangiare rafano e basta.
Il corpo si è talmente abituato che da una misera puntina che mi mandava in delirio lacrimevole e improvvisi soffocamenti con tanto di fuoco dal naso manco fossi Grisù, sono passata a ricche porzioncine che a stento riesce a sopportare con aplomb il Nippotorinese. Ed è un traguardo perché venivo sempre presa in giro per questo. Adesso quando me ne spatolo porzioni generose in bocca i suoi occhioni simil manga enormi mi urlano “NOOOOOOOOO”. Eppure poi non è mai troppo. Patate e wasabi. Seitan e wasabi. Edamame e wasabi e il top del top: Avocado e Wasabi.
Io per l’avocado con il wasabi leggermente inumidito nella salsa di soia potrei pure rinunciare a qualche nano da giardino, per dire. E pure alla mia matita preferita, per dire. E pure vendere il Nippo in un mercato nipponico, per dire.
Tutto questo delirio inconcludente per dire cosa? Che se stai seguendo una dieta alimentare controllata e il condimento è uno dei tuoi problemi potresti pure prendere in seria considerazione, qualora non lo avessi già fatto, il wasabi. La salsa di soia, se assunta in maniera controllata e magari con ridotto contenuto di sale, è un’altra validissima alternativa. Fermo restando che c’è chi come me non lo fa per il mero conteggio delle calorie ma solo perché tenta disperatamente di nutrire il proprio corpo con alimenti sani (sì sono una di quelle esaurite che parla di bio, veganesimo e lotta contro i cibi spazzatura).
Lessa gli edamame in acqua bollente e non fare come me che mangio pezzetti di baccello (fallo! fallo perché è buonissimo!). Lessa le patate. Inumidisci la fetta di seitan a tua scelta con uovo o semplicemente con olio o succo di limone e passala sulla crusca che puoi tostare leggermente prima in padella e salare. Fai cuocere la cotoletta come preferisci: al forno, in padella o microonde scegliendo il programma giusto altrimenti la secchi troppo e puoi adoperarla come oggetto contundente. E servi. Che sia con olio, aceto bianco, wasabi, salsa di soia, senape, maionese (oh non l’ho detto io, eh!) poco importa. La quantità importa eccome per alcuni di questi ingredienti però (ho finito con la ramanzina? No. Continuo domani).
Un piatto di salute e un po’ di amore per se stessi e per chi si ha a cuore. Perché, se cucinare è anche un gesto di amore verso gli altri, scegliere ingredienti sani e salutari ancora di più.
Suor iaia ha finito la messa. Andate in pace per il week end senza di lei.
*coro di evviva in sottofondo*