Ricette Vegetariane e Vegane

Torta Slava,Torta Plesniak

Ingredienti per la pasta

  • 300 gr farina bianca
  • 3 tuorli d’uovo
  • 90 gr zucchero
  • 100 gr burro sciolto
  • 1 cucchiaino lievito

ingredienti per la farcitura:

  • nutella (marmellata, crema che preferisci o confettura)
  • 3 albumi
  • 100 gr zucchero

Mescola la farina setacciata, lo zucchero, il lievito, i tuorli e il burro sciolto non troppo caldo. Impasta e stendi in una teglia rettangolare (30×40 circa) coperta di carta da forno. Con pazienza senza premere troppo. Copri con la nutella generosamente.

Monta a neve sodissima gli albumi e aggiungi poco alla volta lo zucchero. Versa sopra la marmellata e metti in forno già caldo a 200 per 20 minuti.

Fai raffreddare e cospargi di zucchero a velo. Non maneggiarla molto quando è calda perché la frolla si sfalda mentre fredda sarà perfetta per tagliarla a rettangoli.

La Torta slava mi ha incuriosito quando la mia Cri di Bibikitchen ne ha parlato qui. Era Marzo 2013 e facemmo (?ma sì un passato remoto e passa la paura) una ricerca estenuante sulla rete finendo in siti polacchi e dell’est europa e tentando di tradurre arcani di meringhe e torte Plesniak. Mi ero ripromessa tante volte di farla in una versione cioccolatosa, perché conoscendo i miei polletti ben sapevo che l’avrebbero preferita alla marmellata. Mesi fa, perché tanto è passato da queste foto, mi sono decisa e un pomeriggio assolato con forno a 200 che di certo non aiutava i miei neuroni sudati e affaticati a lavorare (?) meglio, ho infornato e via. Inutile dire che la stragrande maggioranza di chi aveva già assaggiato la versione precedente ha preferito questa. E’ una torta facile da realizzare, d’effetto e scenografica e base per diverse variazioni (Cri ne ha poi fatto una versione con cioccolato e banana che trovi qui).

Sarò onesta. Non ho un minuto di tempo per organizzare il blog dunque latito. La priorità assoluta al momento, oltre al lavoro che lapalissiano è, ce l’hanno i preparativi del Natale. La dependance è finalmente pronta e quindi il terrazzo di Koi molto spazioso e adatto alle sue esigenze di labrador di ben mezzo anno (eh sì, ieri l’amoredellamammapatatosabastasopprimetemi ha compiuto ben sei mesi). Gli addobbi da Ikea li ho infilati tutti nel carrello tra mestolame, pentole e teglie perché arredare una terza cucina facile non è (dopo la cucina di casa e la cucina dell’ufficio era chiaro che dovessi pure sistemare la cucina della dependance. C’è da capire adesso chi debba usare tutte queste cucine visto che vivo in un bunker attorniata da uomini che vogliono solo uccidermi. Ma che costantemente cadono in depressione perché non ce la fanno *disse ticchettando freneticamente e ridacchiando satanicamente). Organizzare un Natale è laborioso e complicato, soprattutto in virtù del fatto che ne sono trascorsi due drammatici: 2012 con la consegna del libro e la notizia che papà aveva davvero poco da sperare per il futuro e il 2013 con la consapevolezza che il tempo stava passando e sicuramente sarebbe stato l’ultimo Natale. C’è da dire che il più drammatico sarà questo. Con la sua assenza. Ben so però che papà non mi avrebbe mai voluto al buio, senza albero, progetti, futuro e sogni da realizzare. La sua reale morte, come mi ha detto, sarebbe vedermi infelice, affranta e distrutta. Mi ha sempre tanto ammirato per l’energia, la potenza, le idee e il mio iperuranio attivo trentasei ore su ventiquattro.

Io non posso deluderlo mai. Men che meno adesso che sono/siamo insieme più di prima. Una cosa sola. La stessa.

Allora farò come minimo tre alberi a casa perché adesso che papà mi ha fatto una casa troppograndissimassai vuoi non fare almeno tre alberi? Ne voglio uno enorme all’entrata anche del palazzo. E mi voglio impacchettare dei regali che lui mi ha fatto per spacchettarli e rivivere dei momenti. Ho davvero un Natale grandioso che mi aspetta. Dove il buio non vince mai. Ma sempre la luce. E per quanto prima mi potesse sembrare completamente fuori di senno chi diceva di sentire la presenza e di avere accanto la persona amata persa. Mai come adesso anche io, per sopravvivenza suppongo, lo sento qui. Incollato a me. Come fossimo due gemelli siamesi. Con un corpo e cuore unico. Con gli stessi polmoni per il respiro. E con la stessa testa. Ho anche pronto il tatuaggio che vorrò accarezzare prima di Natale. Lo stesso che dovevamo fare insieme. E uno che voglio regalarmi.

E a voi? Vi va di passare il Natale insieme? Un altro? Spero con tutto il cuore che sia un sì.

QUESTO POST È STATO PUBBLICATO IL: 

Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

Seguimi anche su Runlovers

Tutte le settimane mi trovi con una ricetta nuova dedicata a chi fa sport

MUST TRY