Ricette Vegetariane e Vegane

E poi mi sono decisa ad appendere i miei quadri

Mi sembrava troppo autoreferenziale avere una casa con su appesi alle pareti solo quadri realizzati da me. Poi mi sono detta “Ehi ma tu sei autoreferenziale, cretina” e ho cominciato senza pensarci troppo. Non che avessi tempo di disegnare quadri, francamente. Ma una valvola di sfogo dovevo pur trovarla e quindi nei ritagli di tempo senza pormi troppi obiettivi ho cominciato. Nel giro di pochissime settimane -diciamo due- ho fatto il piano superiore solo con le Donne di Picasso e ho cominciato con quello di mezzo facendo solo ed esclusivamente film e personaggi dedicati prettamente alle mie passioni, ovvero giallo e horror. In salotto infatti c’è Myrtle Snow, la Famiglia Addams, Hitchcock e le gemelline di Shining e pure Agatha Christie che beve un tè dove dal fumo vien fuori il volto di Poirot. Solo che oggi ti porto al piano superiore e ti faccio girare un po’ questi di muri, magari offrendoti una buonissima cioccolata calda. Se non ti volessi in casa ti proporrei il caffè, come ben sai non sono brava a prepararlo, ma. Ma con la cioccolata calda, confesso, me la cavicchio.

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Ho disegnato The Dream per primo e poi da lì pian piano mi sono resa conto che di Picasso ho sempre amato il periodo blu e cubista, nulla togliendo al resto, ma in particolare il suo modo di vedere le donne con cui si era relazionato. Quelle che aveva amato. Desiderato e con cui aveva trascorso gran parte del suo tempo. Da lì la decisione letteralmente inconscia di dedicargli tutta la zona giorno. Solo le Donne di Picasso e una parte di Guernica con il dolore più straziante della donna. C’è il sogno e le mani che si intrecciano. Era particolarmente attento alle unghie lunghe e rosse laccate. Come le labbra carnose e gli occhi grandi. La sedia dove tutte stanno sedute in una immobilità quasi maschilista e l’esasperante bellezza. Disegnati di getto e senza attenzione. Non mi sono mai fermata perché volevo che avessero una valenza temporale di velocità. Di non cura ma voglia. Volevo che mi ricordassero che riesco a fare velocemente anche se non perfettamente. E che niente è perso, davvero. Meno bello e perfetto ma mai perso.

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Contando che su per le scale ci saranno, come dicevo, solo film e personaggi di genere giallo-horror e nella zona notte solo fiabe e nuvole, beh. Non so proprio cosa c’entri Klimt,  ma l’ho fatto diverse volte in vita mia. E in ogni periodo della mia esistenza è sempre stato diverso. L’ho regalato. Ce l’ha mamma in salotto in due versioni. L’ho buttato. L’ho tenuto. Di questo non so che farne ma so che il passato non va mai via.

Ma che inconsciamente torna.
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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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