Ascolto Can’t Take my eyes off of you e se generalmente non perdono chi osa profanare idilli con le cover beh. Ai Muse si perdona tutto.
Sarà che la sua voce mi ricorda pericolosamente Dave Gahan; rettifico: sarà che la sua voce mi fa quasi lo stesso effetto di quella di Gahan. Focalizzi con me un attimo: Jack Nicholson vestito da Frank Further di The Rocky Horror Picture Show che canta con la voce di Gahan ma a tratti anche quella di Matthew? Bene. Possiamo anche svenire adesso.
Non è una canzone natalizia eppure mi catapulta in un’ambientazione innevata quasi fossi protagonista di una commedia ad alto tasso sentimentale. Sarei più convincente in una telenovela venezuelana a basso costo ma è natale e voglio sognare anche io. La sorella gemella morta in un incidente in circostanze misteriose vicino al Pan di Zucchero in Sardegna che riemerge dalle acque la notte di San Silvestro per uccidere la cugina che in realtà è la zia. E Brooke chiaramente è stata fidanzata con tutte. Sardegna e Pan di Zucchero compresi.
Cammino avvolta nel mio cappottino rosso. Quello con i bottoncini piccoli piccoli perché di quelli grandi ho paura. Quelli stretti della stessa stoffa delle tasche. C’è una filodiffusione per le strade e “You are just to good to be true” mi fa ondeggiare un po’ davanti a vetrine prive di oggetti. Ci sono solo dolcetti e gelati. Basta materiale. Più cibo. Anche se solo per l’anima. “Sei troppo bella per essere vera”, già. Eppure lo sei vera e da quanti anni? Sei? Ho le mani stranamente fredde, io che ero un porto sicuro di calore fino a pochi anni fa con le falangette che emanavano tepore più del termoarredo e adesso sono stalattiti secche con unghie troppo lunghe che mi ostino a curare come fossero parti di me ferite per non aver saputo afferrare quest’anno quello che di giusto dovevo prendere e quello che di sbagliato dovevo lasciare andare. Subito.
Neanche toccarlo per sporcarmi le mani da qui all’eternità. E mentre cerco disperatamente di perdonarmi decido che sì. Il tronchetto di Natale. Quella perfezione e bellezza di cui hai capito non puoi fare più a meno. Come non posso più fare a meno di te. Come il messaggio del sabato dove ci diciamo che non è più un’aitante maschietto sexy a turbare le nostre notti invernali ma l’ultimo lenzuolo di Zara Home. Ed è in quel momento che vorrei trovarmi con te in questa commedia dal sapore romantico che parla di amicizia. Guardare in alto sperando che la filodiffusione superi i decibel consentiti per cominciare ad agitare la testa fortissimo. Se posso esagerare vorrei anche una chitarra elettrica con la quale dimenarmi ondeggiando come neanche Morrison ai tempi migliori. Ma c’è sempre l’air guitar e negli anni ho acquisito davvero dimestichezza in questa arte troppo sottovalutata. Non mi vergognerei di suonare il piano con te. Non mi vergognerei di sbagliare con te. Dodici anni di piano e dodici forse che non lo suono ma non mi vergognerei. Perché sei questo tu Cristiana. Sei troppo bella per essere vera.
Mentre arrotolavo il tronchetto pensavo che dovevo dare almeno venti euro a Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia. E che dovresti farlo anche tu. Guardalo nella Home di Wikpedia con lo sguardo sofferente e pietoso che a confronto il gatto con gli stivali di Shrek sembra essere un principiante. E ridiamo anche e soprattutto di questo. Piovono valanghe di stupidate mentre qualche fiocco puro di neve ce lo riserviamo per quando è giusto che sia. E’ un crescendo come in Uprising. In quell’esatto istante in cui il piedino parte vorticoso. Abbracciate nel frastuono di un concerto stramaledettamente giovane dove hai voglia di pogare. Ed anche se durante una “pogatura” mi vedresti chiedere scusa per aver “urtato incidentalmente” mentre cerco di spiegare al ragazzino troppo rock che non dovrebbe usare il gel perchè è statisticamente provato che perderà i capelli tu. Tu non mi giudicheresti come non hai mai fatto del resto. Hai preso questo pacchetto di idiozia, visioni e follia con una delicatezza angelica e qui non si sa mai come dirti grazie. Vedendo le foto del concerto mi sono detta “anche io. Anche io voglio vedere un concerto rock con Cri”. Dovrei rivedere alcune parti di me e superare 18231923719371293 fobie ma potrei farcela, lo so. Dovrei capire che non tutti potrebbero stare educati in fila indiana e sotto le mie direttive dirigersi ai posti in silenzio sorridendosi l’un l’altro e mangiare ad un orario prestabilito senza urlare, parlare a bocca aperta. Dovrei capire che non tutti si potrebbero salutare con un bacino e abbracciarsi ma. No la smetto. Non posso farcela. Faremo un concerto in casa, è deciso.
Ho deciso altresì che Can’t Take my eyes off of you è la nostra canzone e il Tronchetto il nostro dolce. La mia indole organizzativa si riversa anche negli affetti. E’ vergognoso me ne rendo conto.
L’albero cresce in diametro con lo sviluppo, deponendo uno strato di nuovo legno tra il vecchio legno e la corteccia, che ha la funzione di proteggere fusto, rami e radici. In condizioni normali viene formato un anello ogni anno ed in sezione trasversale si osserva una serie di anelli concentrici. Lo studio di questi anelli è effettuato dalla Dendrocronologia, studio che permette di datare l’albero. Noi con la Tronchettocronologia tra cento anni potremmo contare cerchi di cioccolata e magnare come pazze sputacchiando frasi incomprensibili del tipo ” E ti ricordi quando..? ” ” e quando…”
Sì. E’ così che andrà dopo aver visto almeno cento concerti rock insieme (organizzati da me). Anche quest’anno non scarteremo regali insieme ma non me ne preoccupo perchè occorre pazienza e nulla di più.
Il tronchetto non è di difficile realizzazione al contrario di quello che si possa pensare. Ho capito che bisogna essere soltanto allenati da un punto di vista fisico al fine di raggiungere un risultato perlomeno quasi/accettabile come nel mio caso. Occorrono dei bicipiti e tricipiti allenati. Sarà bene quindi prepararsi fisicamente. Direi che costruire un calendario dell’avvento intorno ai primi di novembre l’anno prossimo sarà la soluzione migliore. Ogni giorno infatti si procederà al sollevamento pesi affinché i primi giorni di dicembre il nostro fisico sarà al pari di Ivan Draco “ti spiezzo in due” (ti spiezzo in due è chiaramente il cognome) (eparentesinellaparentesi) (anche voi avete sempre pensato che Draco Malfoy sia un omaggio della Rowling a Draco tispiezzoindue vero? Se non lo avete fatto: vergognatevi). Non dovete insomma scoraggiarvi per l’aspetto scenico e fastoso del tronchetto. Bastano davvero pochissime arccortezze e pochissimo tempo. Vi voglio fiduciose! *disse salendo sulla scrivania, agitando i capelli e puntando indici a caso su ignare vittime.
Questo post trabordante di parole è un riassunto (risate registrate, grazie regia) perchè giusto ieri accendendo la tv (miracolo!) e vedendo The Family Man (durata 1 secondo e 34 nanosecondi) la depressione mi ha colto immediatamente. Se mandano The Family Man su Mediaset significa che domani in loop continuo ci sarà Una poltrona per due e di conseguenza Auguri.Natale.Buon Anno.Epifania.HappyFania.Pasqua. Sono in ritardo sì. E ho talmente tante di quelle ricette arretrate che uno stato di agitazione mi pervade proprio per la sindrome organizzativa dalle quale sono affetta. Ho fatto tante di quelle prove natalizie che l’idea ora di dover scegliere con mamma quale realizzare effettivamente sta diventando seriamente un problema(quel seriamente non è mica seriamente seriamente, cielo). Una su tutte tra le varie ricette arretrate c’è anche quella dei Biscotti al Mandarino. Dovrei sproloquiare su questi biscotti per almeno dieci anni e non escludo che lo farò (fuggite) perchè correlati ad una persona davvero speciale e un bimbo nipotoso che suona la chitarra meglio di Hendrix.
Avendo però in mano la sacra ricetta della Pastiera Napoletana di Donna Irma, che la mia amata Alessandra è riuscita ad avere dopo operazioni di spionaggio industrialeculinario, mi riservo di farlo a breve. Sproloquierò al momento della profanazione pastieresca dopo quella del babà (la Città di Napoli è giusto che mi consegni le chiavi della città. Sì. Di un’altra città perchè mi odieranno a breve)
E sì non posso smettere di pensare che io sia una persona davvero fortunata alla quale è stata data la possibilità di conoscere le donne più belle in tutta la nazione. Nord, Sud indifferentemente. Questi Biscottini al Mandarino per il mio nipotino treenne che suona meglio di Hendrix hanno fatto furore. E’ una semplicissima frolla aromatizzata per carità ma questo impasto ha un non so che di magico e giusto questo pomeriggio ne sfornerò qualcosa come venti chili. Ho deciso di decorarli con la pasta di zucchero usando la formina del gelato che capovolta è indubbiamente un faccino con cappello a punta. Da lì si può pensare di fare le versioni gnomose, nanose, babbonataloso, oqualsiasirobafaccettosa. La ricetta la trovate sotto sotto, dopo quella del tronchetto. Perchè adesso torno seria (?) e cerco di documentare i fatti troncheschi con dovizie di particolari. Che il cielo mi aiuti.
Ingredienti per il biscotto morbidoso che andrà arrotolato: 80 Grammi di Farina Manitoba, 90 grammi di zucchero semolato, 4 uova, 1 pizzico di sale, vaniglia bourbon, burro per la teglia. Personalmente ho preparato il giorno prima l’impasto base. Si conserva benissimo in frigo e fa sì che non diventi un Tour dell’Esaurimento tronchettoso.
Preriscaldare il forno a 220. In una ciotola mettere 2 uova intere e 2 tuorli. I due albumi andranno messi da parte in un’altra ciotola e montati successivamente a neve. Aggiungerei ai tuorli 80 grammi di zucchero. Porre questa ciotola a bagnomaria su di una pentola dove l’acqua non ha raggiunto l’ebollizione. A fuoco molto basso per intenderci. Quando comincia appena appena a riscaldare. Cominciare a lavorare i tuorli e lo zucchero con lo sbattitore elettrico. (non fate finire il filo dello sbattitore sul fuoco come ho fatto io. E’ divertente per carità pensare di saltare in aria quattro giorni prima della vigilia ma si potesse evitare sarebbe meglio). Questa delicata operazione va fatta senza avere fretta. Basteranno dieci/dodici minuti di attenzione per ottenere il risultato perfetto. Difatti si dovrà ottenere un composto molto soffice e gonfio e questo potrà accadere solo se con parsimonia gireremo instancabilmente lo sbattitore. Ottenuto questo composto spumoso e particolarmente gonfio di un giallo accesso, togliere la ciotola dal bagnomaria e proseguire per altri due minutini. Dopo aver setacciato la farina e la vaniglia Bourbon accuratamente versare entrambe nel composto tuorlo-zucchero. Con estrema calma facendo dei movimenti lenti ma decisi dal basso verso l’alto. I movimenti dal basso verso l’alto non vanno mai sottovalutati e se fatti nel modo corretto danno di quelle soddisfazioni che metà bastano. La farina sarebbe meglio farla cadere sul composto tuorlo-zucchero attraverso un colino a maglie strette ma basterà davvero prestare attenzione incorporandola pian pianino in modo da non far smontare il composto. Ottenuta la base principale per il nostro tronchetto è ora di montare a neve fermissima gli albumi. Anche qui bisognerà prestare particolarmente attenzione e non avere fretta. Gli albumi devono essere montati davvero a neve fittissima e il composto risultare sodissimo e bianco fosforescente. Ottenuto questo aggiungere dieci grammi di zucchero (quello rimasto) e continuare a montare per altri due minutini. A questo punto ci troveremo davanti a due composti: zucchero/tuorlo/farina/vaniglia e albumi/zucchero. Bene. E’ ora di completare la base in questo modo: aggiungendo pian piano gli albumi al composto di tuorli. A piccole cucchiaiate sempre incorporando con movimenti lenti ma decisi dal basso verso l’alto.
Ottenuto un composto solido e molto compatto è il momento di stendere la nostra pasta sulla teglia. Niente panico, una preghiera veloce e via.
Ungere la teglia con del burro e foderarla con la carta da forno. Foderata procedete all’imburramento della carta stessa. Sotto e sopra non preoccupandosi di abbondare giusto un po’. Stendere delicatamente il composto aiutandosi con una spatola. Il composto è abbastanza sodo e non bisogna aver paura che si spanda per tutta la teglia. Lavorarla sarà piuttosto facile, insomma (credevo davvero peggio). L’altezza dovrà essere meno di un centimetro ma anche uno andrà più che bene. Non perder troppo tempo in questa operazione. Bisogna essere piuttosto decisi e precisi. Dopo aver formato una sorta di rettangolo infilare immediatamente in forno preriscaldato a 220 per 6-7 minuti e attendere.
Inumidire quindi un canovaccio da cucina pulito. Non bagnarlo troppo ma neanche troppo poco. Basterà lavarsi le mani e asciugarsi un paio di volte e poi stenderlo su di un piano e con le mani bagnate tamponare qua e là. Appena sfornata la base del nostro tronchetto avrete davanti agli occhi un enorme crepe gigante rettangolare. A me ha dato proprio quella sensazione. Anche l’odore ricordava esattamente una crepe. Senza paura adesso bisogna mettere questo enorme biscotto morbido sul canovaccio umido. Esattamente a testa in giù (ammesso che abbia una testa). Ovvero rivolgendo a voi la carta forno e la parte biscottosa sopra il canovaccio umido.
Sembra impossibile ma in realtà vi renderete conto che è più facile del previsto. Basterà prendere delicatamente la carta forno da un’estremità all’altra e con un movimento veloce e sicuro catapultarla al contrario sul canovaccio. La parte della carta forno che vi ritroverete sopra si staccherà senza difficoltà alcuna se avete accuratamente imburrato la teglia. Nel caso in cui risultasse difficolto però basterà spennellare la carta con un po’ di acqua gelida (non troppa acqua).
A questo punto l’enorme biscotto dovrà essere arrotolato intorno al canovaccio senza paura che si rompa perchè non accadrà stupefacentemente (ho creato un piccolo stop motion per mostrarvi quanto realmente sia semplice). . Arrotolarlo senza paura e lasciarlo riposare così fin quando non sarà freddo.
La bellezza del tronchetto è che il ripieno è davvero soggettivo e dipende dai gusti. Ho fatto un giro tra enciclopedie, libri e varie ricette e ognuno lo farcisce un po’ come gli pare. Chi con le marmellate di castagna, crema pasticcera al sapore di arancia, ganache al cioccolato bianco e i più arditi con accoppiamenti esotici e addirittura composte particolari speziate. La tradizione vuole il ripieno però al cioccolato. Io avevo deciso di spalmarci sopra un po’ di patate e mortadella perchè lo sformato di patate e mortadella è il piatto preferito di Cri/Bibi ma ho desistito e optato per la cosa più veloce che potesse piacere anche al piccolo Mattia: La Nutella ( eh sì. Perchè questo tronchetto non potrà arrivare in Sardegna ma le cose vanno fatte per bene comunque. Il Nippotorinese poi che dovrà papparselo tutto odia la Nutella. Quindi va da sè che tutto tornava ed era perfettamente perfetto)
Stendere quindi la crema, nutella o sformato di cotechino o pezzi di vicino di casa frullati con l’aiuto di una spatola. Su tutta la superficie lasciando un bordino di mezzo centimetro circa libero. Arrotolare nuovamente il nostro tronchetto e fare una leggera pressione al fine di chiuderlo per bene. Lasciare riposare in frigo una notte nel caso si voglia decorarlo successivamente o procedere immediatamente con la preparazione della Ganache. Per la Ganache al cioccolato mi affido sempre alla ricetta di Montersino anche se volevo provare quella aromatizzata al miele ma non credevo fosse adatta al caso. Notando altresì che si decantavano meraviglie su quella facile e veloce di Santin ho pensato (che Montersino mi perdoni!) per una volta di cambiar rotta e provare qualcosa che non fosse del grande maestro piemontese.
Ganache al Cioccolato di Santin : 160 ml di panna, 160 ml di cioccolato al 70 o al 75 per cento , 130 ml di panna montata.
Scaldare i 160 ml in un pentolino e far sciogliere a bagnomaria ( o nel micro) il cioccolato fondente. Inserire il cioccolato fuso nella panna che non dovrà bollire ma leggermente sfrigolare e spegnere il fuoco. Rimestare per bene fino a che i due liquidi saranno perfettamenta almagamati. Far raffreddare fino a quando si raggiunge una temperatura intorno ai 30 gradi che sta per : leggermente caldo ma mica tanto. Incorporare pian piano la panna montata fino ad ottenere un composto molto compatto e cioccolatoso. Inizialmente apparirà liquido ma basterà attendere qualche minutino e il raffreddamento per rendersi conto che così non è.
Tagliare dal rotolo un pezzetto piccolino che occorrerà per rendere ancor più credibile il nostro tronchetto. Una quinta parte andrà bene. Ricordarsi di tagliarlo in maniera trasversale così che possa coincidere perfettamente quando andrà collocato lateralmente. Sempre servendosi di una spatola procedere alla decorazione. Spatolare la ganache con precisione tenendo il mano il tronchetto (perché è solido e non si spezza, quindi tranquille/i) e abbondando un po’. Francamente io ne ho messa poca di ganache. Mi piaceva più l’effetto pulito e non troppo trabordante ma ci si può dare sotto e di brutto. Stessa cosa per il ripieno. Con la nutella si fanno molti più giri essendo compatta e definita ma nel caso usaste una crema il tronchetto volente o nolente raddoppierà necessariamente di volume rispetto al mio. Con una sac-à-poche e del cioccolato fondente rimasto dalla ganache ad esempio si potranno poi fare dei ghirigori e se volete decorare con la pasta di zucchero come la fantasia suggerisce al momento. La mia fantasia avrebbe previsto me e Bibi zuccherose ad un concerto rock natalizio mentre ci dimenavamo come matte ma il mio tempo non è direttamente proporzionale alla mia fantasia. E’ un’ottima idea regalo per la sua sfarzosità e presenza scenica. Non è da sottovalutare e prendere seriamente in considerazione come regalo goloso. Con un po’ di organizzazione si realizza davvero in pochissime mosse.
Per quanto riguarda invece la frolla mandarinosa gli ingredienti sono: 3 bucce di mandarini non trattati lavati e tritati finissimamente, 100 grammi di zucchero semolato, 350 grammi di farina bianca OO, 1 pizzico di sale fino, 130 grammi di burro morbido tagliato a pezzetti, 1 uovo fresco e due tuorli. Impastare molto velocemente con il robot fino ad ottenere un composto omogeneo. Lavorare con le mani ma non troppo. Avvolgere nella pellicola e lasciare riposare trenta minuti. Stendere la pasta e ricavare i nostri biscotti. Il resto è fatto con la pasta di zucchero (la ricetta la potete trovare qui) e come collante la glassa reale (300 grammi di zucchero a velo e 50 grammi di albumi. La classica ricetta base, insomma)
Mi attende nell’ordine: una sfornata di biscotti da confezionare in scatole di latta per poi arrotolarmi tra i nastrini, la realizzazione di biscotti su commissione nonnesca che pretende siano “con poco burro, tanto peperoncino e senza zucchero” (la nonna mi vuole bene, sì), una passeggiata con la mamma per ultimare gli ultimi premi per la tombola, centosettantasettemilaquattrocentoventimilioni di fotografie da sistemare, disegni da finire, pagine da terminare. Ed in ultimo fissare il vuoto chiedendomi in preda ad un serio attacco di panico: ma al nippotorinese quest’anno, in vista del Natale anni 70, glielo compro un parrucchino cotonato e riccio o no?