“Sarò mica credibile quando posterò la foto della ricetta dove inquadro il vin brulè con il 50 mm fisso, il camino non messo a fuoco e la grandine che scroscia fuori dalla finestra che riflette la televisione accesa? A Luglio intendo?!” .
Sono queste le domande che turbano le mie mattine mentre spingo il carrello. Riformulo: Sono queste le domande che turbano le mie mattine dopo aver avuto finalmente la possibilità di spingere un carrello. Ho cercato un euro talmente tanto che per poco non finisco alla neuro. La cassiera inspiegabilmente non è autorizzata a cambiare banconote con monete (il giallo si infittisce) e nel parcheggio alle nove del mattino non vi è nessuno da tampinare; stalkerizzare uno sconosciuto carrello-munito per poi fargli prendere una sincope al cuore con la fatidica frase “ahem posso prendere il suo carrello?” nella speranza che non ti si risponda “eh no cara! L’euro è MIO!”. Perchè santapolpetta è l’apertura! E all’apertura ci sei tu, i carrelli e un gatto pazzo che miagola e forse e dico forse sarà il tuo assassino. Ma Picio, il gatto di Chiari, è in Veneto e non dovrebbe essere lui. Ma Picio arriva ovunque *musica del terrore.
A me piace dialogare con gli estranei (non è mica vero. Un attimo arriva il termine di paragone). Meno con i gatti assassini. Sono così affabili e docili a volte; al contrario dei gatti. Un fulgido esempio potrebbe essere proprio l’arzilla settantenne che credeva volessi fregarle il carrello con l’euro (sì. Mi è successo davvero. Non so se mi ha più infastidito il “cara” che detesto come poche cose al mondo o “l’euro è mio!”) ma non è questo il punto. Il punto è che se non hai un euro la tua vita potrà fermarsi all’interno di un parcheggio. E questa grande esperienza di vita andava necessariamente condivisa, lo so (?). Vita finita nel parcheggio di un qualsiasi centro commerciale. Una fine talmente triste che la piccola fiammiferia che apparecchia la tavola per mangiarsi le unghie sembra quasi un lieto fine. Non so come io sia finita alla piccola fiammiferaia ma so per certo che davvero mi sono posta la domanda succitata (siete già confusi abbastanza? io sì. Comincio a non capire più dove io voglia andare a parare). Sfogliando il mio archivio di foto ricette mi sono resa conto ancora una volta che molti luculliani pranzettini non sono stati postati (con tanto di deliri grammaticali) come mi si confà qui al Gikitchen. Il bene dell’umanità potrebbe solo ringraziare per questo, se potesse. Ma io sono il male. Mi ritrovo quindi per mia natura obbligata a profondere idiozie come non ci fosse un domani. Quale mossa astuta avrei ordunque potuto elaborare affinchè tutte le mie amenità culinarie trovassero visibilità (purtroppo) sul web senza “rischiare” di andar perdute?
Fare dei menù!
Frenati gli (inesistenti) entusiasmi ho cercato di accorpare piatti che chiaramente non ho presentato nella stessa occasione ma che potrebbero in qualche modo avere qualche attinenza tra loro. In un inquietante tetris cartellesco ho sistemato alla meno peggio delle idee menù (leggi: non so quel che dico).
Riassunto: Ho cucinato troppo. Ho troppe foto. Ho messo insieme primi e secondi che non c’entrano niente e ora li spaccio per menù così libero un po’ l’archivio; inoltre mi sono ripromessa che da domani esco senza portafogli ma un euro devo averlo sempre. Sarà meno triste di star ferma in un parcheggio fino alle 9.30. Che poi non possa mettere nulla dentro il carrello non avendo soldi è un altro discorso ancora. Ma avrò un carrello perdiana! Insomma! Sono o no una donna pragmatica, sintetica e organizzata?! Inoltre nessuno più avrà difficoltà a seguirmi nelle mie contorsioniorrorifiche forme grammaticali. Perchè? Perchè da oggi farò la versione prolissa e quella prolissaprolissaprolissa. Un po’ come il gelato “al cioccolato e al cioccolato e al cioccolato” di Hendrix (se non segui Kodomoland non potrai mai sapere cosa sia perepeppero. gne gne gne. Roba da adulti. sì).
Ma bando alle ciancie. Veniamo un po’ a questa roba del “cucinare con la frutta”. Volo pindarico di ricordi? eccolo!
Giusto per non smentirmi ho festeggiato i miei quindici anni al ristorante cinese. Mentre tutti sbolognavano vassoi di arancini, pizzette e cartocciate (torneremo sulle abitudini culinarie sicule) io (quasi senza quasi) pretendevo che i miei amici si forzassero di capire che gli involtini primavera erano sublimi e che al cinese non cucinavano cani arrosto e vermi saltati con verdure (è stato difficile ma col tempo ho capito che erano proprio gli amici sbagliati). Cosa c’entra il cinese? Niente o forse sì. Sta di fatto però che oltre alla perversione culinaria di mia mamma, nella fattispecie l’anatra all’arancia (reperto numero 1), mi sono resa conto che altri “esseri eccentrici” albergavano sul pianeta terra e mischiavano carne e cibo alla frutta. Pollo al cocco, pollo alle mandorle, pollo al limone. Evvabbè. Dopo essermi convinta che mamma avesse origini cinesi giurando amore eterno al gelato fritto, mi sono rassegnata al fatto che la frutta non fosse solo Macedonia. Al sud checchesenedicatuttattaccato ancora oggi dire “ho fatto il risotto con le fragole” significha attirarsi le inimicizie di tutti al grido di “ma finiscila e prepara la cassata!”. C’è una fortissima componente tradizionalista che apprezzo per certi versi ma che non posso concepire pensando ad un’eventuale “crescita”.
Per dire che pere e taleggio nella maggior parte dei casi è “roba del nord”. Qui a quanto pare potevano pure far “sapere al contadino quant’è buono il formaggio con le pere” perchè non sarebbe cambiato nulla (che poi santa pazienza la cassata è basata proprio su: formaggio.frutta. Ma è un passaggio troppo complicato per gli estremisti della tradizione. Ricotta di pecora e canditi sì ma Taleggio e Pera no. Ha una sua logica affascinante).
La frutta “non solo macedonia” però grazie a questa cultura culinaria dilagante sta finalmente convincendo un po’ tutti e non è strano trovare crema di avocado che accompagna il pollo (ahem sì ennesima ricetta non postata) o risotto alla papaya (ahem sì. un’altra) o che ne so polenta con fichi (no. l’ho appena inventata). Per dire che pizza e fichi non turba mica più e che l’improbabile connubio dovrebbe essere cambiato. I fichi arrostiti tra l’altro sono una delle robe più assurdamente buone in circolazione. Immaginarli su un letto lievitato a me francamente fa pensare solo una cosa: Gnam. No, anche un’altra: slurp (segno sul taccuino che al più presto dovrò cimentarmi nella realizzazione della pizza con fichi arrostiti). Oggi ho quindi deciso di accorpare alcune delle ricette da me provate con l’uso della frutta in maniera che definirei “improbabile ma non troppo”. Prima di giudicarle bisognerebbe davvero provarle come la fantomatica simbiosi del peperone e fragola che anni fa era un “bleah” conclamato e ora è un “apperò”. A me il sapore dell’asparago e della fragola insieme piace ed è un classico ma. La presenza del peperone è interessante davvero. La nota dolciastra va a nozze con le fragole. La torretta di Peperoni, Fragole e Asparagi è un successone iperlight, veloce e particolare, che di sicuro farà ricevere tantissimi complimenti.
Propongo quindi questo menù a base di frutta con orientamento vegetariano e senza la presenza della carne ma con quella del pesce nel secondo e in qualche antipastino.
Il Menù è composto da:
Spiedini di Ananas e Feta aromatizzati
L’idea è di Csaba e poi è stata da me leggermente modificata nell’impanatura delle spezie (che Csaba mi perdoni!). La feta nell’immaginario comune ha questa nomea di essere triste. Un grado di tristezza proprio come quando si ha voglia di pappardelle con ragù di cotenna ma nel piatto c’è una foglia di insalata. Solo che questa tristezza intrinseca della feta viene rallegrata dal gusto dell’ananas conferendo al tutto davvero un sapore bizzarro. L’impanatura con farà il resto. Irresistibili. Nessuno qui avrebbe puntato un euro (del carrello) su questo spiedino iperlight e veloce ma.
Un Tris di Finger Food di Pesce e Frutta
Per quanto possa sembrare bizzarro, il gusto acidulo della fragolina di bosco insieme al calamaro (di mare perché di bosco non esiste mi sa. cosa sto dicendo?) crea qualcosa di talmente singolare da sembrare irrinunciabile da quel momento in avanti. Il Gamberone al Cocco con profumo di lime è un’idea di Donna Hay, che il cielo la protegga sempre. Lo sgombro con il Kiwi e il datterino è nato un po’ per gioco qui in casa e dopo il primo assaggio è stato talmente apprezzato da essere riconfermato.
Risotto al Mandarino con Risotto alla Fragola
Il Risotto Fragole e Champagne è un classico come Vodka e gamberetti, che fa molto anni ottanta. E’ il classico piatto “d’acchiappo” per un single che vuole conquistare donzelle. Io gli mollerei un ceffone e gli brucerei la casa perchè come si fa a conquistarmi con un risotto? Al diavolo fammi un sorbetto! Ma grazie al cielo nessuno deve conquistarmi e quindi sì. Un Risotto semplice e veloce proprio come quello al mandarino che fa emettere gridolini “ah ?! BUONO!” . Da provare assolutamente.
Torretta di Peperone, Fragola e Asparago
Ne ho già sproloquiato abbastanza. La presenza del peperone non è inquietante ma anzi si sposa benissimo con la nota dolciastra della fragola. E’ talmente light che ti viene da piangere per la commozione. Potrebbe essere un’idea finger food se avete a cena un vegetariano pazzo salutista *ogni riferimento a persone e schizofrenici è puramente voluta.
Carpaccio di Fragola e Asparago
Evvabbè pure qua iperlight, vegetariano, particolare e iperveloce. E indimenticabile perchè molti ancora non si rassegnano al fatto che la morte dell’asparago, oltre che semplicemente lesso con sale grosso, sia con la fragola (così è deciso l’udienza è tolta)
Triglia all’Arancia
Chi mi segue sa che mamma sta “leggermente” in fissa con la cucina dei pennuti in salsa di arancia e con tutto quello che le capita a tiro. Pur amando follemente le triglie, mamma dice sempre che nella versione all’arancia la triglia perde un po’. Sostiene fortemente che la triglia vada mangiata arrostita sul barbecue con un filo di olio (filo di olio per la mamma corrisponde ad una botte di 34 litri) ma è più forte di lei e da sempre, da che ne ho memoria, prepara la triglia all’arancia. E’ stato difficile trascrivere ingredienti e roba varia perché mamma sostiene che “e mica c’è una ricetta ! Io vado ad occhio!”. Silenzio in sala.
Halva al Cocco per Dessert
L’Halva è diffuso in Africa ma anche in India, Pakistan e Balcani. Un dolcetto con la presenza di semolino leggero e iperveloce che va via come l’acqua fresca qui; il Nippotorinese ne è particolarmente ghiotto (verrebbe da dire: ma di cosa diavolo non è ghiotto quel maledetto?!). Queste preparazioni a base di farina addolcite con zucchero e miele tipiche dell’Africa e del Medioriente spiazzano per semplicità e sono sempre un successo garantito. L’halva è davvero il classico dolcetto etnico veloce con ingredienti di facile reperibilità e che conquisterà senza ombra di dubbio i vostri ospiti.