Ricette Vegetariane e Vegane

L’Europa in tavola

Il 9 maggio 1950 Robert Schuman presentava la proposta di creare un’Europa organizzata, indispensabile al mantenimento di relazioni pacifiche fra gli Stati che la componevano. La proposta, nota come “dichiarazione Schuman”, è considerata l’atto di nascita dell’Unione Europea.

E’ o non è meraviglioso tutto questo?! Eh? E’ o non è talmente bello che ti vien voglia di pulire otto chili di fagiolini e pelare allegramente centoventotto chili di patate?! Non è talmente entusiasmante che vorresti pulire in ginocchio tutti gli interstizi delle piastrelle della cucina e lucidare con la carta da giornale tutti e dico tutti i vetri di casa? No dico è la festa dell’Europaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!

Bene. Questo potrebbe lasciar intendere che io sia particolarmente patrieuroptica. Patriottica-europea si conia in patrieuroptica, sì. Il ragionamento non fa una grinza e la grinza evoca anche un po’ quelle epidermiche dei dinosauri; perchè c’è qualcosa di dinosauresco in patrierupotica o sbaglio?! (basta dirmi di sì e la smetto).

Non è questo il punto nonostante mi chieda perchè  continuamente debba blaterare sempre su assurdità per poi proferire che no. Non è questo il punto. Continuo impavida senza preoccuparmi.

Essendo la festa dell’Europa che diciamocelo importa praticamente a nessuno, considerato che ci detestiamo allegramente un po’ tutti, io guardo al mio mero interesse. Che sta per:  posso sbolognare una serie di ricette accumulate fingendo che le abbia preparate per l’occasione. No no no. Potrei addirittura dire che ho trascorso notti insonni per organizzare questo fantomatico *tadan/tuppete* Menù europeo ! 

Insomma il mio hardisk si sta liberando di  tetragigamegaplurimiliardigigabyte grazie a questa formula Menù che tedierà l’universo conosciuto ( e non) per settimane. settimane. e settimane. e non è vero. Calma.

Essendo io un personaggio sinistro, subdolo ed egoista, a me importa di far fuori sette ricette che ho in archivio da tempo immemorabile; alcune delle quali provate per il mio progettino libroso. Guarda caso scartabellando allegramente mi sono ritrovata in un sol colpo: Grecia, Spagna, Francia, Belgio, Inghilterra, Germania e vabbè manco a dirlo Italia. Volevo infilar dentro anche il Giappone e Malesia, avendone una quantità vergognosa, ma sarebbe stato un gioco troppo subdolo anche per me (mi piace usare subdolo. E’ un sub di nome Dolo che ha paura di indossare le pinne e la muta*segna sul taccuino).

Le mie proposte per il menù europeo sono semplici e veloci ma soprattutto di facile realizzazione con ingredienti che si reperiscono senza alcuna difficoltà. La comunione di sapori europei, seppur differenti, trova comunque manco a dirlo denominatori comuni. Si parla di differenze geografiche irrisorie se paragonate al fusion estremo con il medioriente e l’oriente stesso, ma non facendo parte della nostra tradizione rimangono comunque da provare. Ultimamente, oltre al classico orientale, qui in casa c’è una perversione per le tapas. Jamie Oliver con il suo libro mi ha definitivamente conquistato. Mi pento e mi dolgo di non avergli dato retta prima. Certo non possiede lo charme e l’attrattiva che ha Ducasse su di me, ma santapizzetta gli ho perdonato pure la camicia a scacchi azzurrina e verde quindi è amore eterno. Ho difficolta a perdonargli di lavarsi le mani nell’insalata con olio e aceto ma con la maturità dovrei essere più tollerante (risate registrate).

Per rappresentare la Grecia non potevo non proporre la Moussaka (a me ricorda anche moltissimo un film stupidissimo ma carino da impazzire: Il mio grasso grosso matrimonio greco. Quando ancora ero una persona felice e non fidanzata e un film “normale” mi era concesso, insomma). La moussaka l’ho vista per la prima volta nel quartiere latino di Parigi. Avevo dieci anni circa e papà dopo aver fatto fuori un kebab all’epoca pressochè sconosciuto ha esordito con “ho ancora fame”. Ci siamo così fermati in un ristorantino greco; passando davanti abbiamo visto che dei clienti, all’uscita dopo aver consumato, lanciavano festanti piatti per terra. Tradizione vuole infatti che all’uscita del ristorante si lanci un piatto, ci informano. Se non si rompe porta anche un tantinello sfortuna. E’ stato per questo suppongo che mamma poi, ha applicato una forza talmente enorme da spaccare tre mattonelle. No. Forse quattro. Sta di fatto che dopo il kebab papà e mamma hanno spazzolato qualcosa come tre pezzi di moussaka alta quanto la Torre Eiffel ed io sono rimasta inebetita a dire “manco morta”.

Alla parola agnello ero già passata alla voce “dolci”. Mi sono imbottita di un (leggi : un chilo) biscotto che ancora annovero tra le cose più buone mai mangiate e ho atteso che arrivasse il mio turno: rompere il piatto per terra. Chiaramente mamma ha dovuto illustrarmi durante la cena i pericoli che “un piatto spaccato per terra”  potesse procurare. Tipo fuoriuscita della pupilla dal cavo oculare o che ne so faccia sfregiata a vita, sangue che scorre lungo la Senna e altre cose leggerine così. In realtà poi: Nessun ferito e via. La Moussaka a me ricorda questo. Quando l’ho proposta diverso tempo fa ai due matti..ahem ..a Mamma e Papà, è stato carino sentirsi dire “oh! ma dobbiamo spaccare un piatto però!” . E così è stato. Il fatto che io abbia fatto tirare un piatto di plastica sul terrazzo la dice lunga. Ma sono sicura che valga lo stesso. Fosse solo perchè ho ritagliato a pezzettini minuscoli la plastica non appena ha toccato il suolo (sono un tipo organizzato. Non si sostenga mai il contrario).

L’ho fatto veramente. E’ bizzarro sentirsi dire ” ma quante te ne inventi?!” . E chi se le inventa, santamoussaka!?

 

Per rappresentare la Spagna ho scelto un Gazpacho velocissimo e Fresco (jamie Oliver version manco a dirlo) . A me il Gazpacho ricorda Barcellona. Un ristorantino dove si bevevano questi bicchierini carinissimi insieme alle tapas. Assaggini di ogni genere, patatine al profumo di aceto e roba talmente buona che se ci penso vorrei tirare craniate sui muri. Il Gazpacho è leggermente pesantuccio per me, ahimè, nonostante lo ami profondamente (a quanto pare anche questo mi accomuna con Cri). La roba cucurbitaciosa (?) ha su di me un effetto devastante. Dolori addominali e crampi che ti fan venir voglia di avere che ne so una sciatolombalgiacolpodellamagastrega per alleviare un po’ il tutto. Sta di fatto che il Gazpacho rimane un’idea veloce, light e fresca e di facile realizzazione. Come sta di fatto che nonostante anche il pomodoro mi dia dei problemi, a volte mi dico “al diavolo!” e sgargarozzo di brutto. Collasso felice e chi si è visto si è visto.

Per la Francia ho scelto un piatto preparato ormai qualche settimana fa. Capesante su un letto vellutato di asparagi. I miei genitori non le amano particolarmente se non grigliate e il Nippotorinese con i molluschi e i frutti di mare ha delle difficoltà evidenti (si è capito che sono tre povere vittime per caso?). E’ chiaro però che se a me piace fotografare le Capesante e raccogliere le conchigliette, loro sono costretti a mangiare capesante. Comando io; del resto bisogna sottostare alle mie rigide regole come è giusto che sia (cade proprio a fagiolo quest’esternazione di democrazia a rappresentazione dell’Italia nel contesto europeo o sbaglio?). Comprare poi i libri di Ducasse e venerarli nel silenzio delle notti primaverili ha fatto il resto. Perchè se c’è una cosa che mi fa oggettivamente male è leggere Ducasse. Me ne sono resa conto in un’improvvisa perdita di senno (ancor più del solito intendo) quando ho detto serafica ” forse semmai dovessi cucinare il coniglio (GIAMMAI) sceglierò quello con le ciliegie di Ducasse”.

Per il Belgio ho scelto (diciamolo. avevo questa insalata e non sapevo dove piazzarla) una semplicissima insalatina. L’idea è di Jamie Oliver (ma vvva!?) ed io l’ho rielaborata un pochetto. Non ho nessun ricordo legato al Belgio se non che piuttosto che mangiare l’indivia mi prendo a ceffoni fino a Natale 2098. Amo i cavoletti di Bruxelles però. Li amo così profondamente che riesco a sopportarne il cattivo odore. Mi ci tufferei dentro l’eau de parfum de cavoulett de bruxelles scottat con sal gross. Dovrei scegliere però un nome leggermente più incisivo.

Per L’inghilterra potevo forse non rifilarvi..ahem….pensare ad un curd? Un curd alla banana servito dentro un cestino di sfoglia. Ora io non so a che punto state voi con i curd ma qui vanno via che sono una meraviglia. Sono diventati dei veri e propri must e quando una mia conoscenza mi ha chiesto “mi fai un curd per il mio compleanno?” ho capito due cose fondamentali: 1 ) con questa storia dei regalini golosi non dovrò più scervellarmi per fare dei pensierini 2) con questa storia dei regalini golosi non dovrò più scervellarmi per fare dei pensierini. Sembrano le stesse e difatti lo sono. Il Curd alla banana poi, sul cornetto appena sfornato e caldo al mattino insieme ad uno smoothie leggero o un bicchierino di latte di soia è un’idea niente male. Per una colazione veloce ed energetica è in pole position.

Per la Germania ho scelto un semplicissimo Roastbeef che risiede in archivio da qualcosa come due lustri, accompagnato però da un chutney. Un chutney semplicissimo con mirtilli neri. Adoro le ricette tedesche. Avendo ben due zie tedesche più volte mi sono cimentata in realizzazioni teteschen. Patate e cavolo, in primis, come non ci fosse un domani ovunque. Checchesenedica la tradizione culinaria tedesca sarà a tratti bizzarra e pesante ma nasconde nei piatti chiave qualcosa che a me piace. E tanto. Sarà che sono una fan sfegatata dei crauti?

Per L’Italia ho scelto una semplicissima Polenta al Tartufo Bianco di Alba. Questo preziosissimo vasetto, dono del mio papetto per quel tizio calvo nippotorinese, risiede nella dispensa e viene venerato dall’intellettuale di casa (ahem non io eh. Lui. Ok ci ho provato, uff) che si è premurato di costruire altarino con luci e due momenti di preghiera ben distinti nell’arco della giornata. Per quanto mi riguarda dico solo che: fa una puzza che metà basta. Mi inimicherò i puristi del tartufo e i matti..ahem e gli intellettuali che lo venerano e pagano cifre vergognose.

Io ho solo una certezza: meglio una borsa e attendo conferma dalla mia amata Francy. E con questa perla di saggezza credo proprio di aver apportato il mio contributo di idiozia alla Comunità Europea. L’Italia del resto, essendo ben rappresentata, apporta questo contributo costantemente. Seguo insomma la nostra sorprendente linea politica.

E buona festa dell’Europa a tutti! (da quando svolgo questa indagine sulle feste nazionali e internazionali mi sono resa conto di una cosa: non esiste un giorno senza alcuna cacchio di ricorrenza. Abbiamo saltato la giornata della danza ad esempio. Manoncelapossofarenoncelapossofare. Devo trovare il giorno senza ricorrenza, festa e giornata. E quando la troverò : la festeggerò degnamente oziando come un bradipo in tangenziale sulla corsia di emergenza)

 

Grecia: La Ricetta della Moussaka la trovi cliccando qui>>>

Spagna: La Ricetta del Gazpacho semplicissimo la trovi cliccando qui>>>

Inghilterra: La Ricetta del Curd alla Banana la trovi cliccando qui>>>

Francia: La Ricetta delle Capesante scottate su Vellutata di Asparagi la trovi cliccando qui>>

Gerrania: La Ricetta del Roastbeef servito con un Chutney alla frutta la trovi cliccando qui>>

Italia: La Ricetta della Polenta con Tartufo bianco di Asti la trovi cliccando qui>>

Belgio: Insalata Indivia, Mela e Pera con crema di formaggio la trovi cliccando qui >>

Santo cielo. L’immagine del bradipo in tangenziale sulla corsia d’emergenza turberà le mie notti.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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