Io ho paura del contenitore dei formaggi in frigo. Io ho paura del formaggio tanto quanto del verde. Potrebbe annoverarsi come roba un po’ bizzarra apparentemente ma ho scoperto con il tempo come l’affascinante genetica possa stupirti sempre più. Provo avversione fisica per il formaggio. Non ho mai grattugiato del parmigiano sopra nulla e preferirei disossare polli piuttosto che mangiarne un pezzo. Una sorta di Lady Gaga ma in versione carna bianca, per capirci. Durante gli aperitivi quando la gente si fionda sulla forma di parmigiano armata di coltellino ed elmetto come a scavare montagne arrampicandosi tra mura di calcio formaggioso sto lì inebetita a chiedermi “ma santo cielo è davvero così buono?”. Non che la domanda mi porti a tentare una constatazione oggettiva. Mi piace. Mi piace crogiolarmi nell’interrogativo formaggesco
In casa ho un’invasata fan del formaggio e naturalmente con chi potevo decidere di condividere la vita? Con un appassionato di formaggi. Un tizio che ha enciclopedie sul formaggio e che degusta il miglior formaggio del mondo, a quanto pare piemontese, disquisendo sulla robiola di Roccaverano della capra numero 35 dell’allevamento numero 980 come stesse parlando di un semplice uovo in camicia. Orientamenti vegani e intolleranza al latte a parte, la mia avversione per il formaggio ha origine dall’infanzia. Prima accennavo giusto alla genetica. Nonostante in casa ci siano opinioni discordanti. Mamma dice che trattasi di turba infantile mentre papà di genetica, pare che mia nonna (paterna) avesse lo stesso identico problema. Mangiava mozzarella ma nessun altro tipo di formaggio e non lo toccava neanche sotto tortura. Quando cucinava ed era costretta a farlo, indossava dei guanti. Quando i guanti non c’erano lo faceva tagliare a sua sorella. Quando c’era la guerra non c’era il formaggio. E tutto torna. Roba che ti viene da dire “ah va beh. Visto il tuo background si capisce giusto qualcosina”. E come darvi torto?
Quando avevo venti anni, ricordo perfettamente, ho vissuto un’apparente ribellione formaggesca e oltre alla mozzarella (che ho sempre mangiato volentieri dimostrando tutta la mia inettitudine nel pensare fosse magra) ho avuto addirittura l’ardire di provare il gorgonzola sulla pizza. Attirata come un’ape al miele da quell’odore nauseabondo ma di carattere, ho tentato la sorte conscia che avrei potuto stramazzare al suolo e ho tentato. Il coraggio è stato premiato e per diversi mesi come mia consuetudine ho provato un rapporto di amorosi sensi con il gorgonzola. Liason formaggesca finita ben presto però. A pensarci bene non so come sia stato possibile. Sta di fatto che durante questi trent’anni (fatemi dire trenta e non fatemi aggiungere quelle poche unità altrimenti tra formaggio ed età chiudo il post piangendo in preda ad un attacco isterico) io del formaggio so che:
- la mozzarella è buona ma non quella di bufala perchè ha un sapore troppo forte. la mozzarella in busta con l’acqua da supermercato è buona. sì. Ricordo positivo, insomma.
- il parmigiano dovrebbe essere bandito dalle tavole e ha un odore nauseabondo
- il gorgonzola in un’altra vita avrebbe potuto avere qualche chance con me
- la ricotta salata è buona ma devo essere incapace di intendere e di volere
- piuttosto che assaggiare la ricotta di pecora e tutto il catalogo formaggi io vado in kuwait scalza
- il giorno che taglierò un pezzo di formaggio senza i guanti di silicone sarà lo stesso giorno che il Nippotorinese adopererà il phon
Si evince che sono un’intenditrice di formaggi o no?
In casa però non si fa che parlarne. Il Nippotorinese erudisce mamma che divide pezzetti con papà. Papà assaggia formaggi particolari recapitati dal piemonte e dice slurp rendendo tronfio il Nippotorinese che allunga marmellatine di cipolle alla mamma. A tavola, quando pranziamo-ceniamo insieme e capita davvero spesso, è un passaggio continuo sotto il mio naso di roba formaggiosa. E se c’è una cosa che mi rende ostile nei loro confronti è quella frase che echeggia continuamente:“E non sai cosa ti perdi!”
Quello che non mi perdo è di sicuro questo allegro teatrino odoroso ma. E dico ma. Da quando mi diletto in questo No Food Blog ho necessariamente bisogno di questo fido alleato in cucina. Le preparazioni base come la ricotta e mascarpone ad esempio non mancano mai e mi ci relaziono allegramente. Riconoscendo ormai al formaggio un suo qual certo fascino, da un po’ provo diversi accostamenti che rendono a quanto pare felici quei tre matti che definire Topolini è poco.
Propongo quindi oggi diverse ricettine non troppo complicate con una base formaggiosa. Alcune potrebbero risultare insolite ma neanche troppo rispetto, ahem, a quelle che ho ultimamente elaborato.
Le proposte di oggi sono :
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Mozzarella Marinata con Erbe, Spezie e Peperoncino
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Tronchetti di Formaggio Fresco con Nocciole Piemontesi
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Quenelle di Robiola con Miele Speziato
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Quiche di Gorgonzola con Pere, Noci e fagiolini
-
Cornetti con Caciotta fresca e Funghi
-
Torretta di formaggio con Julienne di Carote e Zucchine
Mozzarella Marinata con Erbe, Spezie e Peperoncino
Tronchetti di Formaggio Fresco con Nocciole Piemontesi
Quenelle di Robiola con Miele Speziato
Quiche di Gorgonzola con Pere, Noci e fagiolini
Cornetti con Caciotta fresca e Funghi
Torretta di formaggio con Julienne di Carote e Zucchine