Ricette Vegetariane e Vegane

Taormina la recensiamo il 22 Dicembre, ok?

Non ero ancora stata a Ortigia, e quindi l’impressione dell’Ashbee è stata senza ombra di dubbio positiva. Non che per questo non ne conservi un ricordo valido, per carità. L’albergo Ashbee è magnificamente ospitato all’interno di una villa del 1908; il nome deriva proprio dall’Architetto Robert Charles Ashbee che se ne occupò. Situato in un punto nevralgico, ovvero proprio vicino a Porta Messina entrata del viale principale della cittadina, questo hotel è un vero e proprio patrimonio artistico e culturale in quanto situato in un luogo paradisiaco. Immersa in un parco secolare difatti la villa tra altissime palme, limoni e mandarini si affaccia sul litorale messinese e quando non vi è foschia si vede addirittura la Calabria che dista in fondo soltanto tre chilometri dal capoluogo della provincia di cui Taormina fa parte. Una piscina open dà un senso di sconvolgimento ancor di più. Quasi a buttarsi nell’infinito dello stretto ti accoglie prepotentemente catapultandoti in un sogno senza pari.

Le camere dal gusto classico con dipinti ricercati e tratti plumbei nascondono modernità e comodità degne di un extralusso. La pulizia di primordine e la cura nell’accogliere l’ospite è visibile nei vari necessaire del bagno e dalla linea ricercata Ortigia, che spopola in tutta la Sicilia come portabandiera della cosmesi regionale. Ad accoglierci anche la sorpresa di ritrovare delle paste di mandorla firmate Bacco; proprio quelle che avevamo avuto il piacere di acquistare direttamente in azienda nel nostro tour brontese.

Una ricerca estetica riuscitissima e prodotti locali come è giusto che sia. L’assenza di ciabattine, che  si fa notare considerato che sono una brava psicolabile, è sopportabile visto che la cabina armadio è spaziosa e con grucce monocolore in frassino chiaro (sì vabbè sto in fissa. uff).

Pezzi pregiati all’interno della camera classicheggiante e moderna al tempo stesso sono apprezzabilissimi quanto inutili e la cortesia del personale molto più formale e “da albergo lussuoso” è apprezzabilissima per alcuni quanto l’esatto contrario per altri. Un distacco dovuto ma troppo formale e non certo l’approccio lusso-friendly di quel d’Ortigia. Ma non ci si sta mica lamentando. Ci si lamenta piuttosto per la colazione che non appare adeguata non possedendo nessun particolare prodotto tipico siciliano ma neanche tendente al continentale. Come tante altre; nulla di che insomma. Essendo campionessa nel trovare parole inutili avere difficoltà la dice lunga. E se vogliamo proprio essere maniacali: la frutta era vergognosamente insapore. Succulentissima per gli ospiti non italiani non metto in dubbio ma santapolpetta, no.

La notte godere del panorama sorseggiando qualcosina è davvero un’esperienza da ricordare sotto il brusio di incessanti e laboriosi grilli che cantano fino a mattina inoltrata manco fossero a qualche talent show condotto dalla De Filippi in versione insetto. Fortuna che le camere sono insonorizzate e tanti saluti.

L’albergo in queste due occasioni, ovvero questa di Taormina e quella di Ortigia-Siracusa, rispecchia esattamente il soggiorno che abbiamo trascorso. Perchè se a Siracusa in quel minimalismo confortevole lussuoso friendly è stato tutta calma, spensieratezza, passeggiate senza tempo e sorrisi qui a Taormina ci si lascia abbagliare dalla vista mozzafiato per poi sgomitare al Luna Park quando il tagadà ha una fila di tre ore manco fossimo a Gardaland all’apertura.

Innanzi tutto perchè gli ospiti dell’albergo purtroppo, è innegabile, rappresentano dei cliché e qui c’erano delle faccedacu. faccedacuoco. dicevo faccedacuoco non indifferenti. Suppongo che per appagare il loro infinito ego non potevano soltanto soggiornare tranquillamente. Così mi sono divertita giusto un po’ a snobbare il ciarpame mangiando pomodorini secchi da un sacchetto a bordo piscina mentre loro sorseggiavano champagne nei flute.

Un paragone che purtroppo va fatto è:

Taormina: Sessantenne in infradito Gucci, costume tre taglie inferiori al necessario e seno strabordante anche dall’ascella con pareo finto Hermes e borsa Dolce e Gabbana trasparente con dentro una serie di pochette Vuitton pure per le forcine, ossigenata e tamarra nel chiamare la chaise longue letteralmente “ascialogna”. Incacchiata come poche sempre con gli occhiali da sole addosso.

Siracusa: Sessantenne con gonna di jeans, polo bianca, e birkin. Sorridente. Che dice “buongiorno” togliendosi gli occhiali.

Ma sono chicche per pochi e Taormina non è certamente il luogo.

Taormina è un Luna Park frenetico dove tutti sono incacchiati. Dove in dieci metri fai foto ad almeno trenta persone. Neanche te lo lasci chiedere “perfavore mi fa una foto? ” -intuttelelinguedelmondo- acchiappi la macchinetta digitale fai click e la porgi andando via scocciata.

Dove i turisti si fanno le foto davanti al temporary shop di Red Valentino come fosse monumento nazionale avendo davanti l’incantevole chiesa deturpata da un matrimonio osceno.

Sposa con cappello a falde larghe DI PAGLIA, vestito scandalosamente sbirluccicoso e testimone in fucsia, con terra di siena in volto, scarpe di paillettes glicine e borsa argentata simil pochette finto McQueen.

Stenderei un velo pietoso sul resto della combriccola che gridava roba assurdamente cheap. Eppure li vedi lì. Vogliono sposarsi a Taormina perchè rappresenta la ricchezza di questa terra. Dove si ostenta il lusso sfrenato e inconcepibile. Dove al Wunderbar prendi una granita a 6.60 e un caffè a cinque euro e non sei neanche sul mare.

E l’ho fatto eh. Giusto perchè il Gambero Rosso segnalava il Wunderbar con due tazzine da caffè; ed è inspiegabile. Perchè se dal punto di vista geografico si trova esattamente dove si affacciavano gli dei, il caffè è una stratosferica schifezza e la granita (sciolta-liquida) è degna del peggiore chiosco in un quartiere a caso (non scomodiamo i signori che con L’Ape Cross vendono in maniera ambulante perchè sfornano roba da tre stelle michelin).

Il servizio particolarmente scortese e un sorriso neanche a pagarlo.

Al contrario invece con cifre non troppo dissimili si può andare al Metropole, proprio attaccato. Rilassarsi sulle poltrone meravigliosamente adornate da cuscini e godere di assaggini siculi in formato aperitivo; un roastbeef aromatizzato con una confettura di fichidindia, una caponata cruditè, un mini sandwich di pane integrale con uova, una piccola arancina e un pezzettino di immancabile parmigiana.

(Lo chef multipremiato Zangerl e Casa Grugno? a breve)

Si sorseggia una birra non troppo pregiata per il Nippotorinese e ci si rinfresca con dei limoni di Sicilia superbi per un’astemia come me che accompagna il tutto perdendosi attraverso la ringhiera e contando barche, yacht e navi che passano. E di navi ne passano parecchie perchè Taormina è piena zeppe di persone con cartellino e paletta pronte a tutto.

L’assaggino classico e insulso con noccioline e pezzetti di pizza lo si trova nei locali notturni che sono sparsi tra le varie scalinate strette e larghe di Taormina mentre pensi di essere a Mosca o anche a Budapest, perchè no. Sì perchè in questo periodo, chiacchierando con gli indigeni del luogo stranieri in patria, mi spiegavano come ci sia una massa consistente di russi e persone dell’est in genere.

Se sono pochi gli Italiani in questi ultimi anni, soprattutto deportati dalle navi da crociera, sono in moltissimi  i cuginetti dell’est che si riversano qui in cerca del lusso più sfrenato. I commercianti sono esasperati e si confidano dopo tre minuti lasciandosi andare in un “noncelafacciamopiù”. Parlano e generalizzano su maleducazione e incuria del territorio mentre narrano di come la vita estremamente fashion e glamour, riservata ai pochissimi, della loro città sia completamente svanita.

Sarà che a Taormina costa tutto davvero carissimo ma da segnalare è senza ombra di dubbio la storica focacceria di Cristina, sita proprio sotto piazza Duomo, la piazzetta più famosa con la fontana dall’altra parte di Porta Messina, ovvero da Porta Catania.

Perchè Taormina checchesenedica appartiene proprio alle due città. Nonostante faccia provincia messinese è indubbio che essendo situata ad esattamente metà percorso, chilometro più chilometro meno, viene contesa per paternità sentimentale.

I gelati sono commerciali e le granite non degne di nota. Le pasticcerie segnalate e rinomate offrono qualcosa di interessante sì ma quello che emerge senza dubbi è che il periodo risulta essere davvero sbagliato per delle vere e proprie recensioni e che la massa ha preso inesorabilmente il sopravvento.

Tocca ritornare, uhm.

La granita all’anguria da Gelatomania ad un prezzo onesto e quantità accettabile è degno di nota tanto quanto quella di fichi. Tradizione che nel catanese non esiste e di cui abbiamo goduto appieno. Stessa cosa per la granita di mandorla, che non è certamente paragonabile a quella di Noto o del Siracusano ma che può essere apprezzata. Solo che con brioche industriali, ma vabbè.

L’Isola Bella è off limits perchè già alle sette del mattino orde di turisti impazziti corrono velocissimamente per accaparrarsi alla modica cifra di sessanta euro due sdraio e un ombrellone (e si prendono pure a cazzotti eh!). Pupi in quantità, ceramiche di caltagirone, bracciali d’argento, magliette con il padrino e amenità fanno da contorno. Sul cd del perfetto mafioso, stenderei un vielo pietoso e correrei giusto a vergognarmi un attimo. Sì sto parlando con te, commerciante portabandiera di assurdità e vergogna.

Perchè ecco Taormina è ormai diventata un enorme centro commerciale dentro una nave da crociera che fa tappa nei luna park più famosi del pianeta. Esiste qualcosa di più orribile?

Un tripudio di luci, colori, urla e diciamolo cattivo gusto che prepotentemente vuole essere esatto contrario. Girano in Mercedes anche quelli del comune che potrebbero optare per delle automobili elettriche e dare il buon esempio o allestire delle piccole motorette, graziosissime come a Capri o Palermo giusto per citarne due.

Amo Taormina a Dicembre quando le onde si infrangono e dalla piazzetta si alza un gelo freddissimo con il Wunderbar  senza tavolini fuori. Che per il bene dell’umanità credo non produca granite. E alla quale mi riservo di aggiungere qualche parolina in un’altra stagione perchè sono sicura che è stato penalizzato proprio dal caos infernale.

Puoi metterti fuori, prendere il fisheye e godere visivamente di uno dei posti più suggestivi che Madre Natura potesse disegnare tra scogli, vegetazione, cielo e acqua. Con il suo albero illuminato al centro che fa da sfondo a una Castelmola mozzafiato, presepe di luce. Con il suo odore prepotentemente salmastro e le sue salite infinite. Il vicolo strettissimo dove passare è difficile, soprattutto se hai fatto tappa prima alla focacceria dove si gustano arancini alla melanzana buonissimi, e la funivia che ti porta fin giù a Mazzeo.

I negozi vintage e di antiquariato che pullulano di roba settecentesca e orecchini preziosi e pregiati con cammei. Balconi fiorati perchè la neve non arriva mai ed enormi vasi colorati che si alternano nelle scalinate. Dove all’interno ci sono cortili. Dove all’interno ci sono vite di passato che odorano fortissimamente di melanzana, cannella e mandorla.

Godi del Teatro Greco che è forse l’ottava meraviglia mentre nel parco ti aggiri con i rami che si intersecano nel cielo e poi dall’Hotel Timeo apprezzi uno shoot fotografico di moda come se nulla fosse.

Dalla natura selvaggia all’ipertecnologia. Dalla bellezza naturale all’iperchic curatissimo.

Magari bevendo un’aranciata freschissima e facendo rumore con la cannuccia che ha incontrato il ghiaccio. I negozietti sono aperti ma non tutti e non c’è l’apribottiglie a forma di sicilia e il cd del mafioso sparato a tutto volume.

Taormina è spettacolarmente bella ed offre una vastità di elementi per amarla in maniera smisurata. E’ difficile non portarla nel cuore e non rimanere abbagliati dai balconi pieni di gelsomini e piante curatissime. Alzando gli occhi infatti ne apprezzi la storia e il ricordo. Quella modernità inesistente che racconta le gesta dell’Olimpo.

Taormina è davvero riservata a pochi. Ma non perchè è difficile permettersi di viverla. Ma è difficile conoscerla davvero. Nel silenzio. Nell’immensità della sua altezza mentre percorri la Catania-Messina la vedi lì. Sospesa nel tempo e nel cielo che affaccia sull’Etna. E quando le porte ti accolgono apprezzi le meraviglie architettoniche e la miscellanea di civiltà. E’ una città eterna dove tutti hanno abitato. E c’è chi la chiama la città degli Angeli proprio perchè si è talmente in alto che non è raggiungibile.

Si può trascorrere una giornata a costo zero in quel di Taormina oppure l’esatto contrario. Si può vivere in diversi modo tutto. Proprio come piace fare a me. Passando da un disequilibrio ad un altro.

Per questo Taormina un po’ mi piace e un po’ la detesto. Ci somigliamo fortissimamente.

Ora giusto per non farneticare più direi che. Ho una domanda: voi siete iscritti su Trip Advisor? e se sì avete notato come me che non sbaglia un colpo?

E inoltre: a breve si ricomincia a spadellare. Non importa a nessuno ma mi piace troppo quando i blogger annunciano amenità come fossero cose assurdamente interessanti.

E infine: ma un nano da giardino, seppur di design, può costare 180 euro ? e se sì. Se ha il cinquanta per cento di sconto devo approfittarne o vergognarmi fino al resto dei miei giorni e dare una craniata sullo spigolo più appuntito della casa (e nel caso: costruirne uno ancor più appuntito)?

E questo è quanto.

Ah no. Ma voi lo sapete che Garden Gnome.it sta per cominciare, nevvero? (fingete entusiasmo perfavore)

Ah no. Ma voi mi raccontate le vostre vacanze, vero? O mi date un link dove leggerle? *uffaltrimentiparlosoloio*

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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