Che poi mi emoziono e non so che scrivere. E insomma che piango da mezzanotte a mezzanotte e dodici l’ho detto. E insomma che la fine e l’inizio saranno con quel pelato saccente e arrogante e niente potrebbe essere migliore l’ho detto pure. E insomma di tirare le somme non ne ho proprio voglia ma a conti fatti, con la calcolatrice di Hello Kitty, mi ritrovo a chiudere in attivo questo anno particolarmente difficile, impegnativo e stressante ma sicuramente quello che ha segnato la mia rinascita in diversi ambiti. Essendo nata il dodici dodici alle dodici ed essendo la dodicesima nipote e avendo il mio nome e cognome formato da dodici lettere, sognando di portare a termine dodici progetti visivi fotografici con le mie dodici personalità e dodici nani da giardino immaginari, non è difficile intuire che è da una vita che aspetto il 2012. Disperatamente l’ho immaginato e bramato immaginandomi mamma e moglie. Pur non essendo nessuna delle due cose ho capito quante meraviglie la vita ti possa riservare tra sconfitte e vittorie e quanto quello che hai sempre immaginato possa essere stravolto non necessariamente diventando peggiore.
Grazie singolarmente ad ognuno di voi in questo anno ho avuto iniezioni di fiducia capaci di non farmi avere paura e di mostrarmi. Mettendomi a nudo. Essendo Grazia Guardo. Essendo Giulia Guardo. Essendo un ibrido: Grazia Giulia Guardo. Iaia. Maghetta Streghetta. Gikitchen. Gi. La cuoca matta. Maghetta. Mag. Streghetta. Giù.
Sono stata tutto e niente ma sono stata solo una cosa: vera. Perchè se prima ho creduto di indossare dodici maschere una sopra l’altra per nascondermi, adesso ho capito. Che sono sempre (stata)  io.
L’anno che verrà si preannuncia più impegnativo da un punto di vista psicofisico  e ricco di una vita che non credevo di dover condurre. Non ho paura. Non sono eccitata.
Sono calma, riflessiva e pondero quello che è giusto e sbagliato ma non per gli altri. Per me. Ho acquisito quello che se  avessi posseduto prima mi avrebbe evitato atroci sofferenze: un pizzico di egoismo. Ne bastavano solo dodici grammi.
L’augurio che posso farmi, oltre a tenermi stretti questi dodici grammi di salvezza, è avere l’onore un giorno di potervi abbracciare e dirvi : Grazie.  Dovessi impiegarci dodici millenni.
Chiudo l’anno con un nome che salterà fuori. Grazia. E a me Grazia fa pensare a mia nonna. Alla nonna Grazia.
Se Nonna Grazia fosse ancora in vita e non fosse stata in quella vita una Santa donna che nella massima espressione del divertimento si riuniva con la sorella e le vicine di casa per il Rosario pomeridiano, una bella ginocchiata sugli stinchi me l’avrebbe data oggi. Snaturare la scacciata potrebbe farmi perdere la cittadinanza sicula seduta stante. Una delle cose che mi infastidisce di più ultimamente è il fatto che nessuno abbia capito che io sia siciliana e che io viva in Sicilia. la presenza del Nippotorinese deve avere turbato gli equilibri geografici. E’ bizzarro sì che un torinese possa trasferirsi nel profondo Sud ma a quanto pare accade. Il mio viscerale amore e conoscenza per Torino poi, e passione per il Po e la nebbia, credo abbia definitivamente dato il colpo di Grazia ( la ginocchiata sugli stinchi della nonna, appunto) al tutto. Il meridionale di solito si lamenta della nebbia e del Po e non accetta per nessuna ragione al mondo il cambio di clima e l’assenza del mare. D’estate quando dico che non “vedo l’ora di passare agosto a Torino” qui vengo continuamente additata come ” stupidacretinacosastadicendo?!”. Se prima perdevo tempo a spiegare e per certi versi giustificarmi di questo essere bizzarramente controcorrente, adesso me ne infischio e proseguo.
Quel ” ma sai che non sembravi siciliana?” comincia un po’ a infastidirmi e nonostante non sia campanilista per certi versi sto riscoprendo una mia identità meridionale sopita dalla nascita. E con quel “sicula sugnu” su twitter e su instagram esprimo una mia appartenenza geografica che alla fine dei conti non è mai stata rilevante. Il meridionale, come il siciliano, credo sia ghettizzato dal fatto che promuova incessantemente i propri prodotti tipici. Il meridionale, come il siciliano, lo si immagina oltre che fautore del cannolo e della cassata anche promotore dell’unto,  della pesantezza e della caponata da accompagnare al caffè alle otto del mattino. E’ escluso dal catalogo “meridionale -siciliano” l’individuo vegetariano, promotore della feta con l’ananas e della carne con le mele, intollerante al latte con manie di cibo salutista e fedele alla divinità Seitan.
Sarà che non dò particolarmente lustro all’unto e al Re Cannolo ma  pur essendo fortemente convinta che la Sicilia dia un apporto fondamentale alla Cucina Italiana, sia nel dolce che nel salato, credo altresì che ci sia un’immagine comune terrificante della mia terra.
Nelle isole, e non lo scopro io, vi è quella chiusura dettata dal poco interscambio culturale; e pur nonostante  la mia terra al contrario sia  stata stuprata continuamente per millenni da diverse popolazioni rimane pur sempre un’entità chiusa e poco aperta dove determinate tradizioni nascono e devono morire come è stato in passato. Stuprare la scacciata credo sia un crimine e nello statuto speciale al quale appartengo ci sarà un comma barra b che mi farà rinchiudere al più presto nelle segrete di qualche convento Benedettino per subire  torture  del tipo ” caponata a colazione, capretto a pranzo e cannoli e cassate a cena”; che per me rappresenta davvero la massima espressione della malvagità .
Io nella scacciata ci ho messo la mela. Tiè! E lo dico così senza tanti giri di parole. Mi sono fortemente convinta dopo la preparazione del Chutney di Cipolla ( e Pera), che questa insieme alla frutta riesca a far esplodere meraviglie nel palato. Ho quindi messo nella classica Scacciata Siciliana con le patate che generalmente prevede solo la cipolletta fresca, il formaggio ( tuma soprattutto), le patate e le cipolle anche delle mele tagliate sottilissimamente. Non contenta ho pure usato dei pezzettini di prosciutto cotto. Non certamente per la Vigilia di Natale o per il venticinque stesso perchè per tradizione la mia famiglia durante il Natale non mangia mai carne.
Ed è bellissimo vedere come i parenti resistano a queste 48 ore senza carne. Allucinati mi guardano con preoccupazione sempre sostenendo che ” Ma non è pericoloso stare due giorni senza carne?”. Suppongo credano che mi cibi di carne essiccata nascondendomi nelle segrete della mia casa:  altrimenti dopo dieci anni senza carne quella che ticchetta dovrebbe essere  la mia versione zombie assurdamente credibile nella versione umana ( visto il pallore non si direbbe ma tant’è)
La presenza della mela è quasi impercettibile. La dimostrazione arriva dal fatto che questa scacciata è stata anche assaggiata da chi era ignaro  della presenza della frutta. Apprezzandone il sapore si è notato come fosse “particolarmente dolce”. La mela durante la cottura amalgamandosi alla patata diventa davvero un tutt’uno di sapore dolciastro appetitoso.
I Siciliani, semmai ce ne fossero qui a leggermi, avranno già spaccato i pixel del monitor e cercando il mio indirizzo  sul tuttocittà per corcarmi di mazzate ma in realtà credo fortemente in questa mia versione improvvisata della Scacciata con Patate e Mela. L’approvazione di papà e mamma poi è stata fondamentale. A papà è stato detto dopo. Non sono arrivata in tempo a scattare una foto mentre mordicchiava allegramente.
“C’è la mela dentro  papà ”
“No amore non ho capito “
“C’è la mela dentro papà ”
“No amore la mela non la voglio. Sto mangiando la scacciata”
“No papà stai mangiando la scacciata con la mela”
Sguardo a ics. Pallore improvviso. Sputazzamento al grido di “MELA ?SCACCIATA? CON LA MELA?” e innovazione mista a rassegnazione
“Ma è buona !”
Ecco. E’ buona. E allora il resto non conta.
Non metto becco sulla ricetta della pasta per il pane perchè ognuno ha la sua. Generalmente per 600 grammi di farina bianca occorrono  25 grammi di lievito di birra e intorno ai 220 ml di acqua tiepida con 6 cucchiaioni di olio extra vergine di oliva e un bel cucchiaiozzo di sale ma. E dico ma: non ci metto becco. Ognuno userà la propria ricetta della pasta di pane e andrà più che bene.
Dopo aver steso il primo foglio di pasta di pane mettere abbondante olio extra vergine di oliva e le fette di patate ( tagliate sottilissimamente) , le mele ( tagliate non troppo sottili) , cipolla come se piovesse (tagliata sottilissimamente), tocchetti di prosciutto cotto ( o anche straccetti di fettine andranno benissimo). Abbondante sale e pepe nero macinato sul momento e qualche bel tocchetto generoso di mozzarella ( anche se il siculo direbbe Tuma o Pecorino !) e chiudere con il secondo foglio di pasta di pane steso precedentemente. Oliare come non ci fosse un domani anche la superficie e salarla con abbondante sale grosso tritato sul momento. Infornare a 180 per 30 minuti circa e proseguire la cottura fin quando non sarà tutto doratissimo. Alzare dopo i 30 minuti a 190-200 . Dipende chiaramente dal forno ( io uso la funzione statica ” cottura pane” che è ottima, santapizzettascacciata!)
Di tanto in tanto qualora si volesse dare una bella spennellata di olio in superficie non fa mica male. Tende a rinsecchirsi la scacciata e la caratteristica è che deve grondare ( ma letteralmente grondare) olio. La mia è una versione “light” diciamo perchè ne grondava solo otto ettolitri.Â
Questa pentola quissù (esisterà ? quassù non mi piace, uff) è della mamma della mia bisnonna calabrese Rosaria. E’ di una bellezza inenarrabile e non vedo l’ora di  blaterarci sù. Tra twitter, facebook, Instagram e nonsoneancheiocosa ci sarà modo di sbaciucchiarci ancora e ancora. Qualora non dovesse accadere, per vostra fortuna, ci vediamo l’anno prossimo con il primo post del 2012.
Grazie infinite a tutti.