C’è talmente tanto vento che il tetto fa rumore. E fin qui nulla di strano. Solo che quando il tetto fa rumore sta venendo Satana. Siamo alle basi eh. Succede nell’Esorcista, per chi si è perso qualche puntata del manualetto dei fenomeni paranormali. Maggiordomo e signora preparano la colazione (e qui si è preparato la colazione dell’esorcista. Ve la ricordate? Ne vado parecchio orgogliosa e quando posso la rifilo volentieri con tanto di ghigno antipatico) mentre la mamma ignara del manicomio visivo che accadrà si domanda quanto devono essere grandi questi topi in soffitta per far tanto rumore.
Spiegaglielo che è una capra con delle corna enormi che si trasformerà in un signore bellissimo con tanto di mantello rosso e coda a punta e che poi diventerà un serpente. E insomma un illusionista trasformista.
Per dire che quando al Nippotorinese ho detto “non è il vento. E’ Satana” facendo la vocetta posseduta mi sarei aspettata che non capisse la citazione. Del resto io ne faccio di astruse riguardo il mondo horror e lui impegnate e intellettuali a partire da Kurosawa sino ad arrivare a unnomeacasodinicchia. Questo vuol dire che ci stiamo plasmando tra citazioni diverse e psicopatia generale. Luogo intriso e pullulante di parole che agevola il mio lavoro. Inaspettatamente il tipo pelato sfoggia con disinvoltura una fantasia razionale, che è musa. Siamo talmente impegnati in questo vortice di idee che anche se il tetto sta per venir giù, entra acqua e forse c’è una capra appassionata di Linda Blair, abbiamo davvero poco tempo da dedicarci.
Al massimo al caprone si offre un piatto di questa pasta. Improvvisata.
Questa pasta è un’improvvisazione a sorpresa riuscita di tre ingredienti in frigo che stavano per perire. Un pranzo velocissimo per il Nippotorinese che ha sentenziato “pensavo peggio”; mi sembra giù un moto inaspettato di ottimismo. Non ho il tempo per procacciare cibo e sorprendentemente per l’esatto contrario: farmelo procacciare. Non ho il tempo per redarre una lista soprattutto perché vorrei fosse ragionata. E allora mi sono ritrovata un pezzo di speck stanco di star lì avvolto nella pellicola e della ricotta freschissima dono della mamma. Un po’ di olive di quelle verdi freschissime sicule leggermente salate e cosa farci se non un primo improvvisato e apparentemente slegato? (o perlomeno convincersi che ci si potesse fare davvero un primo?)
E così è stato.
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Ho usato un olio aromatizzato con della scorza di limone freschissima perché se c’è una cosa che mi piace fare ultimamente a parte aromatizzare l’aceto è proprio tentare di farlo anche con l’olio; solo che con il peperoncino e i classici abbinamenti mi snerva e quindi mi lascio guidare da una psicopatia fantasiosa senza ragione. Ad esempio è in programma l’olio extra vergine di oliva aromatizzato all’arancia.
Mamma adopera spessissimo la ricotta nella pasta e a dirla tutta qui in Sicilia è piuttosto in voga la conchiglietta con la ricotta freschissima, quella proprio calda calda con tanto di siero in vista. Quella che fa andare in visibilio Fernanda e che le fa spuntare due cuori lampeggianti al posto delle pupille mentre invoca “ricotta datemilaricotta”; fortuna che non state vedendo la mia faccia. Perché se c’è una cosa davanti a cui non riesco a controllarmi, è proprio la ricotta. Quando mi si para davanti è come vedere un enorme cosciotto di coniglio tutto per me. E chi mi conosce giusto pocopocopoco sa che è un’arma letale. Pensare alla ricotta e al siero mi fa contorcere naso-bocca-occhi. Riesco a fare un catalogo di smorfie nauseate davvero vergognose. Nonostante abbia manifestato sgomento e raccapriccio nei confronti di tutto il genere “formaggi” sin dalla tenera età , per la ricotta ho sempre manifestato un odio dichiarato.
(Coniglio alla ricotta? Santocieloaiuto).
ll tavolino tra i due divani pare essere il mio nuovo set fotografico e con la luce di questi giorni tutto è più semplice; nonostante non abbia il tempo neanche per alzare il contrasto o vedere se la luce può essere variata o no, il risultato mi piaciucchia e tanto basta. O forse ci si rassegna al fatto che non tutto può essere come si vorrebbe.
Il concetto dell’accontentarsi che sinora mi era sconosciuto, a quanto pare. Accontentarsi sì ma con moderazione, ecco. Guardando sempre di sottecchi il tempo e intimandogli di venire incontro alle proprio esigenze non sortisce gli effetti sperati. Ho cercato di minacciarlo, farmelo amico e portargli in dono anche bianconigli ma niente. Incorruttibile, imprescindibile e forsennato.
Un po’ come succede con la capra. Alla fine te la fai amica, la inviti a entrare e poi con calma. Quando pensa che tu sia sua.
La avveleni. E ci fai un altro primo improvvisato.
Su Style è uscito il mio nuovo articoletto con un’idea velocissima che è stata già pubblicata qui; trattasi di cremina con piselli, avocado e lime e l’idea appartiene a quella santa donna di Nigella. Se avete piacere di leggere potete cliccare qui >>>> e a me non resta che ringraziarvi, ecco.
Non è difficile intuire la discrezione. La si avverte dalla punteggiatura. Dalla presenza. Dalle parole nascoste e mai dette. Allo stesso modo non è difficile intuire quanti mondi ci siano dietro tutto questo. Ieri ho ricevuto a sorpresa un pacco che conteneva solo ed esclusivamente conigliosità e nanosità . Le parole, i messaggi segreti inseriti tra i cappelli a punta e tra le orecchie di cioccolato sono arrivati dritti lì. Dove dovevano arrivare per rincongiungersi poi con l’idea che non erroneamente mi ero  fatta solo guardando uno struzzo dentro l’avatar. Solo leggendo poche righe. Intuendo. Se avessi dovuto immaginarti lo avrei fatto esattamente così. Come quell’adorabile nanetto seduto su un tronco che legge. Composto, inforcando gli occhiali per non perdere un dettaglio e sorridente seppur serio e profondo. Che nasconde una geniale simpatia e bizzaria pronta a venir fuori ma solo nei momenti giusti. Senza esasperare o esagerare.
Avevo le orecchie da coniglio per girare l’insalata. Le avevo acquistate lo scorso anno e si erano rotte neanche il tempo di aprire il pacco. Quando le ho viste. Avvolte da nani con la gigantografia dello struzzo tra le mani ho piagnucolato qualcosa che so già avverrà : questa volta non si rompono.
Questa volta potrò girare insalata con orecchie da coniglio per sempre. E solo grazie a te. Infinitamente grazie ammiratore segreto, invece  amica,  che produce coriandoli di carta contenenti messaggi magici e  capaci di infiltrarsi ovunque. Anche nel cuore.
Adesso ho anche una spilla a forma di coniglio. Adesso sì che insieme al cerchietto con le orecchie potrò sfoggiare qualcosa di serio.
E’ bellissimo. Santo cielo è bellissimo.