Ricette Vegetariane e Vegane

Castagnaccio in Cocotte

Non faccio che cucinare nelle cocotte ultimamente (sì, non ho intenzione di smettere. Credo che chiuderò il Gikitchen e comprerò “Gicocotte“).

E’ diventato imbarazzante per tutti. Mi sono convinta di poter fare il bucato in queste piccole dolcissime pentoline che tanto mi ricordano l’infanzia e gnocchi fatti con il didò nella soffitta di nonna con mia cugina. Santo cielo quanta roba sfornavamo in quel ristorante.

Spaghetti con la cera pongo, salsa colante  e contorno di pisellini , erano quelli che riuscivano meglio.  Ore ed ore a passarsi tra le mani quella pasta profumata verde per fare piattoni di verdura. L’unica che sembrava credibile, tra l’altro. Insieme alle carote. Ma vallo a fare un cavolfiore o gli spinaci!

Troppo complicato.

Erano gli gnocchi però i re di quel ristorante frequentatissimo, tra due serbatoi d’acqua e un bucato che odorava di buono e di sapone di marsiglia. La voce della nonna veniva giù dalle scale “scendete! è pronto!” e noi due a scapicollarci giù per quei gradini perché dalla finzione si sarebbe passate alla realtà e degli gnocchi veri erano in tavola. strong>Le ricordo come le giornate più belle della mia vita. Tra pentoline piccole e il desiderio del dolce forno Harbert che mai arrivò perchè se mamma a venticinque anni non voleva farmi usare il fornello per fare un semplice caffè figuriamoci a otto anni un aggeggio che poteva far saltare tutto il paese.

In compenso però mi aveva preso la macchina da cucire ma dovevo usarla spenta prima che potessi cucirmi qualche dito. C’era una meravigliosa e surreale  coerenza in lei  e nonostante mi sfugga a volte anche oggi, non posso che considerarla affascinante.

Da quando sono entrata nel vortice delle  cocotte oltre a bramarle di qualsivoglia marca e colore, che ahimè non è mai nella nuance che avevo deciso di acquistare, ci infilo dentro di tutto. L’altro giorno stavo tentando di convincermi che forse una spigola da un chilo e mezzo divisa in ventiquattro pezzetti avrei potuta cuocerla comodamente in trentotto  cocotte. Le avessi avute, ho pochi dubbi al riguardo che avrei agito in tal modo.

Quindi bisogna necessariamente correre ai ripari e acquistare al più presto trenta cocotte ( ne ho solo venticinque e me ne servono altre trenta santo cielo). No dico perchè è da una settimana che sforno incessantemente dolci in cocotte. Mi sono scocciata a lavarle ! Devo buttarle e usarle a mo di usa e getta ( cosa sto dicendo?) 

Comunque.

E più elaboro e pasticcio e più giuro amore eterno a questo metodo.

Oggi, dopo aver sperimentato la cheesecake nella versione fragola ( ve la siete persi? clicca qui !)  è la volta di un semplicissimo castagnaccio in cocotte. Qui si è preparato quello classico  e pure la   versione muffin (sì ho voluto rovinarlo su tutti i fronti. Mi impegno sempre per eccellere nell’idiozia);  poteva forse mancare la versione in cocotte? Giammai. Ed eccolo qui ordunque. In cuor mio spero  che tutti cedano alle lusinghe di queste piccole meraviglie, fide alleate in cucina che oltre a essere gradevolissime monoporzioni stupiscono sempre non solo visivamente. Cotture eccelse.

 Per qualche motivo che forse rimanda a reminiscenze infantili è difficile non restare affascinati nel ricevere in  tavola tal contenitore di dolcezza e ricordo (bastaaaaaaaaadevosmetterla. E’ che ho voglia di abbracciarle queste cocotte. E lo faccio. Ma solo quattro volte al giorno. Devo aumentare queste manifestazioni d’amore. Ne necessito fisicamente). 

Il Castagnaccio poi è talmente facile da preparare in questa versione che vien voglia di  farlo almeno due volte al giorno. E’ un periodo un po’ infelice perché generalmente lo si prepara in autunno ma : chi se ne importa? E’ in cocotte! La ricetta è stata presa da “Cocotte all’italiana” di Barbara Torresan, Guido Tommasi Editore. Adorabile libro che venero. Le indicazioni sono perfette e precise e qualsiasi elaborazione è perfettamente descritta. Un sogno, insomma.

 

La Ricetta

Per due persone: 250 grammi di farina di castagne, 250 ml di acqua, 50 grammi di pinoli, 2 cucchiai abbondanti di zucchero 1 pizzico di sale, la scorza grattugiata di un’arancia, 1 rametto di rosmarino, olio extra vergine di oliva (la ricetta originale prevedeva anche 50 grammi di uvetta ammollata ma io non l’ho adoperata).

Scalda il forno a 200. Setaccia la farina di castagne e aggiungila all’acqua. Con la frusta a mano gira per bene fino a ottenere una pastella e aggiungi 2 cucchiai di olio extra vergine d’oliva insieme agli altri ingredienti. Versa tutto nelle due cocotte ma prima ungile con un po’ di olio. Inforna fino a quando non si forma una deliziosa crosticina. Potranno occorrere anche 25-30 minuti. Servi freddo con qualche foglia di rosmarino se vuoi o altrimenti con dello zucchero a velo a coprire. Barbara nel suo libro consiglia anche con un po’ di ricotta freschissima. Volevo giusto servire in questa versione ma ahimè rimando perchè in questi giorni è impossibile a quanto pare reperire una buona ricotta fresca.

E buon Castagnaccioincocotte!

Ripetitiva lo so ma ultimamente non riesco davvero a far nulla. In primis a partecipare alle attività commentesche bloggereccie;  la cosa mi ferisce oltremodo perché è in assoluto uno dei momenti che mi rilassa(va) e diverte(iva) di più. In cuor mio nutro speranze ( spero non vane) di poter recuperare su tutti i post precedenti soprattutto perché tante volte desidererei dirvi delle cose in riferimento alle vostre parole e racconti. E.

(perché vi leggo sempre. Quello non è mai saltato. Sempre).

E noncelastomicafacendo. Sono sul serio demoralizzata a riguardo. Le forze, confesso sussurrandolo tra i denti, stanno un po’ venendo a mancare. Non significa che cederò al riposo perché sono devota al massacro ma ecco. Volevo scusarmi per l’assenza. Generalmente dopo aver disegnatolavoratorispostononlosomancoio dalle ore sei alle ore venti  mi dico ” ahhhhhhhh e ora parlo un po’ con i miei amici sul blog”.

E mi viene strappato l’aggeggio elettronico al grido di “bastaaaaaaaaaaaa”. La difficoltà, insomma, di separare lavoro-piacere quando l’ambito è lo stesso. Troverò la soluzione*disse sbattendo la mano sulla scrivania.

Suppongo sia semplice. Imporsi orari un po’ più flessibili, rilassarsi e pensare anche un po’ a quello che fa stare bene. Sulla teoria quantomeno dovrei esserci.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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