Sono passati ormai due anni da quando Carla, un’amica d’infanzia nonchĆ© una tra le migliori del NippoTorinese, si ĆØ sposata con Andrea. Ero terrorizzata dall’emozione di conoscere per la prima volta i ricordi tra i banchi di scuola e le marachelle; forse perchĆ© il percorso di conoscenza mio e dell’algido nordico ĆØ stato ed ĆØ diverso. Lui ha avuto opportunitĆ di avvicinarsi sempre molto di piĆ¹ alla mia realtĆ , anche passata per certi versi, a differenza di quanto abbia potuto fare io. I luoghi che frequentavo e che custodiscono giorni di me li vive quotidianamente.
Tutta l’ansia e la preoccupazione si sono sciolti quando ho conosciuto Carla e Andrea. Ne ho parlato anche qui. In questo oceano e tempesta di parole. La cosa che piĆ¹ mi ha colpito, oltre allo spettacolare scenario dove si svolgeva la funzione religiosa con tanto di coro gospel, ĆØ che Andrea pur essendo matematicamente sicuro che noi non arrivassimo non solo in tempo ma proprio per il matrimonio tutto, portava con sĆ© dentro la tasca della giacca una piccolissima action figure che Pier gli aveva portato da una delle sue trasferte nipponiche.
Ricordo il suo sorriso. La commozione (mal celata) dell’algido Nordico e l’affetto di Carla che ĆØ riuscita a farmi sentire sua amica nel giorno piĆ¹ difficile del matrimonio. Francamente ĆØ un’impresa epica non da tutti.Ā Ho scoperto allora che i mirtilli non stavano cosƬ male con la carne avendoli proposti nel menĆ¹. Ne ho fatto poi delle polpette che sono addirittura finite sul libro di Fornelli in Rete.
Sembrerebbe una ricetta confusa quella dell’amicizia. Proprio come le polpette servite con i mirtilli. Carla e Pier nonostante abbiano perso molte ore, giorni e quasi decenni della loro esistenza si sono ritrovati nel momento piĆ¹ importante.
Quello in cui si diventa grandi. E non tutti ci riescono.
Io per prima che, candidata ad una vita con un milione di amici, ho scelto la solitudine perchƩ costantemente ferita e struprata.
Non avrĆ² nessuno che mi inviterĆ il giorno in cui diventerĆ grande o perlomeno lo avrĆ² di certo ma non andrĆ².
L’incertezza di averci lƬ ma la sicurezza di tenere un pupazzetto in tasca come presenza che vuoi a prescindere. Non perchĆ© devi ma perchĆ© semplicemente lo desideri ĆØ stato quello che mi hanno insegnato Carla e Andrea nell’amicizia con Pier.
Che ĆØ stato poi il motivo principale per il quale adesso spero di potermi definire anche io un po’ amica loro.
PerchĆ© ĆØ un grande onore per me esserlo.
Ho rivisto poche volte Carla e Andrea dal giorno in cui sono diventati grandi in un castello mentre tagliano una torta dove sopra c’ĆØ una costruzione di zucchero di loro due in moto.
E ricordo esattamente la luna di quella sera e la musica che si sentiva. Il rientro silenzioso in una macchina presa in affitto e le persone deliziose che ho conosciuto tra tavoli rotondi, risate e video con tanto di fermo immagine.
E quella frase che tanto mi ha fatto sorridere .
“Pier! ma sei Pier! quello con tanti capelli ricci e lunghi?!”.
Quest’anno, poche settimane fa, ho rivisto Carla e Andrea. Sono stata ospite nella loro bellissima casa e mi sono goduta una cena in un giardino incantevole. Carla per me aveva preparato tutte le cibarie iaiesche. In un modo cosƬ accurato e commovente che mi sono sentita a casa. E’ difficile per certi versi avermi ospite. Nonostante sia facile comporre un’insalata perchĆ© non richiedo altro (a patto che ci sia il gelato perĆ² eh) non ĆØ semplice farlo in un “certo modo”.
Tantissime ciotoline ad attendermi. Nessun condimento e l’accortezza di offrire una varietĆ tale da potermici perdere. L’ottimo arrosto per il Nippo, una selezione di formaggi e salumi particolari e in chiusura un dolce davvero strepitoso.
Semplice ma azzeccato.
Purtroppo composto da yogurt, perchĆ© Carla non poteva in alcun modo prevedere che io (nel frattempo) fossi intollerante al latte. Una delicatezza, quella di far trovare un dolce con della frutta zuccherato naturalmente con il miele, che ho trovato di una finezza fuori dal comune. Proprio come Andrea sull’altare con l’action figure.
PerchĆ© Carla e Andrea si sono sposati in un castello perchĆ© proprio Principe e Principessa nell’animo sono.
Ho assaggiato ugualmente il dolcetto perchƩ in nessun modo avrei potuto perdermelo. A costo di buttarmi per terra ed essere preda di spasmi. Ed era buonissimo. BUONISSIMO. Lo yogurt che aveva scelto e i pezzotti di frutta. Per non parlare della croccantezza di mandorle che arricchiva il tutto e la dolcezza delicata ma non leziosa del miele.
Un bicchiere di paradiso che non vedo l’ora di riprodurre e chiamare da ora e per sempre “il dolcetto di Carla”.
Oggi propongo invece questo dolcetto facilissimo che in teoria doveva appartenere ad una rubrichetta dedicata al mio tanto compianto e beneamato yogurt. Settimane prima di partire, e quindi a Luglio, oltre ad averlo fatto nella versione con l’anice stellato avevo proposto questa versione aromatizzando come Carla semplicemente con il miele ma usando tĆØ matcha e cioccolato caldo fuso lasciato colare proprio sopra.
Prima di mescolare e scoprire il paradiso.
Il miele era davvero pochissimo e leggermente agrumato. Se troppo, contrasterebbe con il matcha che insieme al fondente (ma anche al cioccolato bianco. Vi ricordate le praline?) ĆØ un successo assicurato.
Per ogni vasetto, indicativamente di 120-125 grammi, di yogurt naturale non zuccherato aggiungi mezzo cucchiaino di matcha (ma ti deve piacere altrimenti anche meno per non invadere troppo il palato) e un generoso cucchiaio di cioccolato fondente colante (che io faccio quasi sempre sciogliere non piĆ¹ a bagnomaria ma dentro il microonde per qualche secondo. Facendo attenzione a non farlo girare troppo altrimenti si brucerĆ . IncollerĆ . E il microonde esploderĆ . E noi daremo ahimĆØ ragione a mia mamma).