Per la Rubrica Pappamondo come ogni Lunedì una Ricettina che odora di lontano; nel mio caso neanche troppo giusto perché come si è ribadito fino allo sfinimento la cucina siciliana deve moltissimo alla greca e viceversa (masssìva. Esageriamo). Propinare qualsiasi cosa che abbia a che fare con cetriolo e finocchio al Nippotorinese è impresa assai ardua mentre Nanda ne fa un uso spropositato. Nei periodi di “magra” quando si depura da quei novecento grammi di formaggio che le fanno schizzare il colesterolo a trecento fa una sorta di detox inventata di sana pianta (bravamammabrava) a base di cetriolo. A lei piace. Nell’insalata. Nel caffè. Lo metterebbe pure nella scacciata (vabbè ha una figlia che mette la mela nella scacciata sicula perché mai non dovrebbe metterci il cetriolo?).
Per dire insomma che nonostante lo yogurt nelle preparazioni salate non la convinca tanto, la mia mammina si sta convertendo e questo è un bene. Certo lo yogurt non è molto consigliato per chi deve mantenere bassi i livelli di colesterolo ma se si tratta di un bianco naturale non zuccherato e per di più magro direi proprio che sì. Meglio di ottocento chili di formaggio Trenta. Perché mamma è convinta che il formaggio trenta a ridotto contenuto di grassi significa che puoi inzupparlo pure nel cappuccino ( MAMMMABASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA).
In pratica adopero il mio Blog per rimproverare pubblicamente mamma. Sono una figlia degenere e dovrei vergognarmi. Insomma per dire che convertitasi anche allo yogurt nelle preparazioni salate e avendo apprezzato altresì la Pita (quella robina piadinosa che si intravede in foto tutta ricoperta di farina di mais che verrà pubblicata Mercoledì all’interno del Calendario Maghettoso alla voce: base, illustrazioni e fumettoricette) questo Tzazkiki con la Pita è andato via in men che non si dica. Il Nippo ha sibilato agitando la testa un “stavolta passo” (ma mica per la Pita però che ha ingurgitato in men che non si dica).
Inutile, ma lo faccio sempre con estremo piacere, ribadire che io attingo dalla Sacra Bibbia Greca che venero in casa.
Qui nella Libreria di Iaia (che presto ritornerà con una speciale Cassoeula) ho blaterato circa questo volume meraviglioso:
La Cucina di Vefa
e si è pure tenuta una Super Tombolata (molte altre in arrivo ma è difficilissimo organizzarmi ultimamente ahimè).
Pasqua significa Grecia per me. Da quando ho scoperto questo legame indissolubile tra la cuddura con la coullhura greca e quando le tradizioni e il passato si sono fusi tra l’Olimpo e i ricordi di Segesta, è diventato istintivo per me scegliere qualcosa che abbia un sapore greco in questo particolare periodo. E’ stato un piacere scoprire che anche su Jamie Magazine per Ipad dove si possono scaricare (a un prezzo vergognosamente alto tra l’altro; pur valendo la rubrica assolutamente tutto il costo. Centesimo per centesimo) i numeri della rivista (sia bimestrali che speciali) ci sia un tripudio di paninozzi grechi. Alcune delle ricette che pubblicherò sono state chiaramente preparate con largo anticipo e pur dovendone preparare altre per progetti futuri è chiaro che comunque vorrò (e non certo dovrò “per altri scopi”) cimentarmi in alcune di queste. Spero solo di avere il tempo di fotografarle o magari montare video. Realizzare video è una delle scelte più comode e felici.
Del resto piazzi il cavalletto (io sono anche molto fortunata e agevolata dalla mia cucina che mi consente operazioni di questo tipo. L’isola, diciamolo, è l’ideale) e prepari. Non ho vergogna di mostrarmi con la mascherita piperita Lush in faccia e quindi che problema ho? Cucino. E servo anche tutto caldo senza costringere i commensali ad aspettare me che faccio lo scatto con la luce giusta.
La post produzione del video non è poi così difficoltosa come vogliono farci credere in giro per il web ma naturalmente se nel frattempo fai anche altro tutto diventa un puzzle di tempo a incastri massacranti. Tutto questo blateramento per dire cosa?
Che in formato video o foto. O nano da giardino. In qualche modo spero di potervi rigirare qualche ricetta dal Magazine di Jamie. Non vanificherei mai il lavoro di pubblicare le pagine delle riviste (c’è questa cattiva abitudine purtroppo. Un conto è estrapolare qualcosa e condividerlo. Un conto è prendere un’opera di sana pianta e metterla a disposizione di tutti che è pirateria; senza girarci tanto intorno) per intero ma ecco: qualche estrapolatura sì (estrapolatura l’ho appena coniato e rimane così).
Qui si festeggia a oltranza la Festa del Papà tra ricchi premi e cotillons. E come festeggio il papino? Distruggendo case!
Papà ha questa mania di abbattere pareti, costruire palazzi, tirare giù muretti e far crollare certezze ribaltando le leggi della fisica. E’ sempre quello che mi ha detto “amore facciamo una piscina sul terrazzo?”. Poi al telegiornale pochi giorni fa abbiamo visto a Napoli crollare un palazzo dove un fantasioso condomino aveva abusivamente allestito una piscina sul tetto e.
E io mi sono solo girata verso di lui TERRORIZZATA. Sono riuscita solo a pronunciare un balbettio che ricordava pa—-pà —-ma….
Mi ha solo detto “ma figurati. Non c’è niente di più stabile di una piscina sul terrazzo. Fidati amore. Fidati”.
E quando dice queste cose io capisco che per me è sempre la festa del papà . Sono figlia del padre più fantasioso, pazzesco, assurdo e incredibile che il pianeta Terra (e suppongo tutto il sistema solare) abbia mai avuto.
Perché tutto si può fare. Soprattutto l’assurdo. L’incredibile. Non serve sempre la ragione. A volte basta la fantasia.
E io sono sangue di Turi. E con un papà così posso avere una piscina sul terrazzo che non crolla. Posso avere tutto. Perché ho il suo amore. Il suo appoggio. Il suo incitamento.
Io grazie al mio papà posso essere quello che esattamente volevo essere: sua figlia.
E ora scusate abbiamo piscine sul terrazzo da costruire e due muri da abbattere (il Nippotororinese non sa che oggi azioniamo il martello pneumatico nel parcheggio proprio dietro dove lavora lui. Sai che risate! Papà ride sempre. Lo guarda e dice “era così tranquillo lì a Torino… guardalo adesso”).
Siamo due pazzi sadici.
La Ricetta
Per 600 ml
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750 ml di yogurt naturale
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1 cetriolo lungo e sottile sbucciato e grattugiato
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3 spicchi di aglio
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sale
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3-4 cucchiai di olio extra vergine di oliva
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3 cucchiai di aneto se piace tritare finemente
Metti lo yogurt in un colino o garza per lasciarlo filtrare su una ciotola in frigo per circa sei ore (ok confesso. Non l’ho fatto. Che Zeus mi perdoni!). Raccogli in una ciotolina lo yogurt bianco naturale non zuccherato (inutile dire meglio se greco, mi sa) e aggiungi cetriolo grattugiato (ma senza acquetta perché ne fa molta), aglio pestato (con il pestello da pesto? perfetto! Io ne ho messo davvero poco perché  il Nippo non gradisce particolarmente) e aneto (anche con il finocchietto selvatico è buonissimo, sai? Giusto per nota sicula!) e via la salsetta più famosa è pronta!
Perfetta per ricoprire la Pita, i crackers, le verdure fritte (che sgrassa un po’) o le polpette che siano di verdure, carne o pesce.
E la Pita come si fa? Lo vediamo Mercoledì!