Ricette Vegetariane e Vegane

Le polpette di melanzane di mamma

Prima di cominciare a ticchettare il delirio. La prima e unica cosa importante di oggi è che: il 21 Marzo è la Giornata Mondiale della Sindrome di Down (cliccando qui su Facebook trovi anche delle informazioni riguardo una mostra a Brescia a cui partecipa un mio grande amico, nonché bravissimo fotografo). Basta “googlare” per ottenere le informazioni necessarie per aderire a eventi, organizzazioni, manifestazioni e tutto quello che riguarda una giornata importante come questa per ricordare.

Vivo in una casa dove vi sono set fotografici, nani, giardini finti e alberi pasquali. SantaSignoraPina dice che è come entrare in una favola diversa ogni giorno. Ma lo dice alle otto del mattino perché all’una quando corre velocissimamente verso l’uscita e mi dice ciaocivediamoalletremezzaaaaaaddddiotioddddiooobastaaaaaaa la pensa diversamente. Il mini banchetto dolce-salato fotografato poco più sotto a favore di camera Instagram mostra quello che alle dieci era già pronto per accogliere alle undici l’architetto e difatti io scrivo che sono le 10.05 e devo finirla per le 10.09 perché in un’ora dovrò: registrare una cosa riguardo il casatiello, rispondere a qualcosa come 109349820398234 mail, disegnare due cose che non potrò disegnare e parlare con la mia nonnina che ha la bronchite, mangia carciofi e mi parla di quanto è buono spolpare la testa del capretto (perché?).  Insomma è tutto molto complicato e io accumulo strafalcioni e brutte figure con l’universo ma ormai sai che ti dico Iaia mia? (sì parlo da sola): BASTAAA. Non chiedo più scusa a nessuno (non è vero). Perché è umanamente inconcepibile la vita che sto conducendo da sei mesi a questa parte. Ancora non mi è ben chiaro come io abbia la forza di continuare, a dirla tutta. Fatto sta che stamattina mentre disponevo biscotti Galletti sul piattino farfalla mi sono detta “che brutta figura. Offrire all’architetto dei biscotti confezionati e non realizzati da me. Se riesco a fotografare per tempo quelli di Montersino che ho sfornato ieri sera potrei darle quelli”. 

Una voce (credo l’unica munita di un neurone funzionante) mi ha detto: CRETINA! SEI UNA CRETINA! Non che non me lo urli ogni secondo delle ventiquattro ore giornaliere ma. Perché infliggersi pure la pena di non offrire roba confezionata e scapicollarsi per luce giusta foto-casatiello-video-mail-telefonochesquilla-muratoremaledettochecanta? Mamma mi rassicura come fa sempre:

“ed è solo l’inizio amore mio. Tieni duro”. E io credo che il messaggio sia tieni duro il mitra e spara a vista. Perché in effetti è solo l’inizio e oggi si deciderà come agire nei prossimi mesi per l’ampliamento casa che prevede una ristrutturazione PAZZESCA che mi consentirà di possedere uno studio dove io possa dividere finalmente lavoro-casa. Nonostante nel mio caso sia impossibile farlo essendo pura passione unita al privato stesso.

Certo non potrò dividere pupazzetti per lavoro-pupazzetti per casa. Teiere per lavoro. Teiere per casa. Cavalletto per foto lavoro. Cavalletto per foto ricordo vita. Perché è tutto buttato dentro un frullatore e velocità massima via. FRRRRR. Però ecco avrò spazio da colonizzare. Dovrò sedare papà che trasformista ed” eclettico strutturale” che mi propone piscine sul terrazzo, tetti apribili sul gazebo, e pareti mobili per ambienti segreti (ahhhh se potessi davvero raccontarvi di come lui si cali dentro un tunnel per andare in luoghi segreti. IO SONO DAVVERO LA FIGLIA DI UN ADORABILE EROE. Santo cielo. Il Nippo dice sempre che prima di conoscerci non credeva che tutte le cose che gli avevo raccontato fossero possibili. Adesso dice che non crede come sia possibile che io abbia omesso le cose più assurde. Ma non è questo il punto. E non so manco qual è, a dirla tutta). 

Mi accompagnerà nell’impervio cammino SantArchitettoamoremio che già sei anni fa si prodigò nella realizzazione dell’alcova NippoSiculaTorinese diventata ormai un deposito merci di Pasqualate, Conigliate e Nanate. Il Nippo potrà finalmente avere uno studio tutto suo dove attuare le fasi zen che con musica classica sparata a palla e nani che girano in stop motion è impossibile raggiungere. Tutto questo per dire cosa?

Che ho ceduto ai Galletti. Alla Colomba industriale. Ma ci ho messo pure due salatini fatti in casa e le zollette di zucchero. Un po’ dell’uno. Un po’ dell’altra. E niente crisi se il servizio da tè è scompagnato perché gli altri sono nelle scatole trasloco e non si abbina bene al servizio ikea.

Ecco perché io direi che a me mancava giusto una cosa in questo momento: Trasloco. Potrei rimanere incinta adesso giusto per il delirio definitivo. Che ne pensate? (cosa sto dicendo?)

Fine tediosa introduzione “sfogo”. Si parte.

(mi sa che cedo al tetto apribile; si metta a verbale)

E’ Primaveraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa svegliatevi bambini. Ok. Non ce la posso fare. Non sono pronta al polline. All’allergia. Alle farfalline. Alle formichine. Alle margheritine. A tutte queste cose piccoline-graziosine-carine-dolcine. Datemi una moto sega perché mi sento tanto Faccia di Cuoio costretto ad abitare con alberelli pasquali ricchi e fervidi di colori pastello tenue, candele conigliettose e porta uovo graziosissimi un po’ shabby chic romantici. Una mazza ferrata e vorrei buttar giù pure tutto il set fotografico che sto allestendo per un lavoretto.

Ma. Ma non posso.

Io sono Maghetta. Sono dolcissima. Amo i fiori. La Natura. Uhhhhhhh che bello una coccinella sulla margherita (melamagnolacoccinellaoggi!).

E insomma Polpette. Prima che mi faxino in diretta il TSO che sto aspettando.

Dicevo Polpette. Di Melanzana. Le famigerate polpettuzzzzze melanzanose di mamma. Cavallo di battaglia Nandesco che sfodera con scioltezza un giorno sì e l’altro pure. Sono cresciuta con queste polpette. Mia cugina le amava a tal punto che le venivano i lacrimoni quando le vedeva. Le mie amiche buonanime, perite nel campo di battaglia delle ex amiche iaiose, le apprezzavano tanto che mamma ne sfornava quintalate con gioia e gaudio. E. E insomma se c’è un piatto per cui Nanduzza nostra è conosciuta sul territorio sono proprio queste semplicissime polpette che ahimè come chiaramente tutte le ricette della tradizione non hanno una vera e propria spiegazione esaustiva.

Mi ha promesso però che si farà riprendere nella sua cucina per una VideoRicetta (ma dopo Pasqua perché non ha la manicure adatta. Da qualcuno ho dovuto prendere no?).

La spiegazione di Nanda:

(ha detto che tre melanzane grandi a persona dovrebbero bastare. Così giusto per farvi capire con chi abbiamo a che fare. Credo di aver ridimensionato tutto perché chiaramente Nanda NON SA cosa sia una bilancia e cucina solo ed esclusivamente a occhio. Quando le ho detto “metto 4 cucchiai di parmigiano, mamma?” lei ha risposto “intendi a polpetta, giusto?”)

(noncelapossiamofare)

3 melanzane, 2 uova, la mollica di pane di due panini di circa 50-60 grammi circa ciascuno, 4 cucchiai di parmigiano grattugiato fresco, qualche foglia di basilico tagliata finemente, sale, olio extra vergine d’oliva.

Lava le melanzane (che ti ricordo in sicilia si chiamano MELENZANE con la E altrimenti ti prendono per un pazzo/a alieno/a. Se vieni in Sicilia non dire MELANZANA ma MELENZANA altrimenti passi pure per  analfabeta, occhei?) e falle cuocere in acqua bollente dopo averle tagliate in quattro parti. Quando la polpa sta per ammorbidirsi troppo e diventare una pappetta toglile dal fuoco e falle scolare per bene. Privale della buccia se è troppo dura (Nanda dice che però un po’ puoi lasciarla. Nonsoquelchedice) e raccogli tutta la polpa della MELENZANA (con la E) in una terrina. Frulla per bene la mollica di pane (e comunque se proprio devi venire in Sicilia e vuoi fare bella figura chiama il pangrattato “mollica di pane”. In questo caso specifico però io parlo proprio della mollica di pane e non del pangrattato. Ti sto confondendo eh? Bene. Continuiamo) .

Dove eravamo rimasti? ah sì.

Raccogli in una ciotolina la polpa di melanzana (io la cuocio anche a vapore o al micro ma Nanda mi guarda malissimo quando lo dico e suppongo che stia guardando male adesso anche lo schermo del suo ipad urlando contro frasi del tipo “figlia degenereeeeeeeeeeeeee!”) e la mollica che puoi un po’ passare nel frullatore (Nanda ha detto “ma quale frullatore  smettila! con le mani si lavora in cucina!”). Aggiungi l’uovo e il parmigiano (se vuoi seguire il consiglio di Nanda metti una forma di dodici chili grattugiata che come dice Nanda “il parmigiano non basta mai”), il basilico o la menta o il prezzemolo (Nanda mette il prezzemolo sul baccalà, sulle torte al cioccolato e pure nel tè), sale e via ricavi un bell’impasto morbidoso. Con l’aiuto di un cucchiaio (se le chiamo quenelle mamma mi dà una pizza in faccia. E non è una margherita) ma anche due va, forma delle polpette e friggile in abbondantissimo (felice mamma?) olio extra vergine d’oliva. 

Sala per bene e servi caldissime. Anche se fredde sono anche buone. Naturalmente mamma fa polpette di melanzana da una vita e non sta a perder tempo con ingredienti precisi, grammature frizzi e lazzi quindi suppongo che non si possano emulare correttamente a meno che io non stia lì con una pistola puntata alla tempia per carpire esattamente i grammi e le dosi ma si scoccerebbe e non poco di avere a fianco una che le dice “ferma ferma misuriamo questo… ferma ferma che peso il parmigiano” e quindi ecco.

Le polpette di Nanda sono come tutte le ricette che sono state trascritte qui (insieme a quelle di Nonna che è sempre stata esaustiva quanto la figlia “Nonna come si fanno i turdilli?” – “prendi la farina metti il rum poi friggi e mangi” – ” sì nonna ma quanta farina ? quanto rum? come…?” – “A occhio amore. A OCCHIO!”).

Ok. A occhio. 

Ora cortesemente potreste estirparmi i miei due bulbi oculari e impiantarmi quelli di Mamma e Nonna perché altrimenti io NONCELAPOSSOFARE, d’accordo? E d’accordo è detto proprio come Wanna Marchi, sì

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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