La mia personale esperienza con il tomino risale alla vita precedente quando ero vegetariana e mi capitava, seppur di rado, di mangiare formaggi e quindi derivati animali. Al contrario di mamma non sono mai stata una grande fautrice di quello che pare essere il sogno perverso di molti dediti al salato (al contrario di me). L’Ingegner Suocero durante uno dei nostri primi incontri in casa sabauda, insieme alla premurosa Dottoressa Suocera e all’ormai straconosciutissima e amata Socia Piola, mi fece trovare una tavola imbandita di ogni leccornia formaggesca. Dall’odore, aspetto e chiamiamolo “sesto senso latticioso ne provai solo due e fu, confesso, simpatia. Per uno potrei quasi scomodare la parola: innamoramento. Come quei colpi di fulmine improvvisi. Il tomino sì, condito come non lo avevo mai visto, mi aveva fatto ricredere su questa categoria alimentare da me sempre fortemente snobbata ma fu la Val Belbo a farmi capitolare. Cielo, che bontà ! Come più volte mi sono interrogata su quale alimento “animale” rimangerei sotto tortura (anche io ho del gran bel tempo da perdere a volte) rispondendomi:
- Carne: neanche se mi ammazzano i nani da giardino
- Pesce: baccalÃ
- Sul formaggio, mio acerrimo nemico da sempre, non avrei alcun dubbio e la risposta sarebbe sempre e solo: Val Belbo.
Uhm. Poi certo mi viene in mente la Ricotta Salata. Che io sono sicula e se me la ritrovavo nella Norma di certo non mi arrabbiavo (sì perché se trovavo parmigiano anche dentro le cose io mi arrabbiavo, ok? Non ho mai detto di essere simpatica e accomodante. MAI! E’ una leggenda metropolitana che ha radici inspiegabili).
E ora. DRAMMAH (con la acca come direbbe Bestiabionda che pare essere tornata all’età adolescenziale. Bicicletta e gergo giovane. Siamo un po’ tutti preoccupati per lei. Manca mojito sul marciapiede e tavernello con le pesche. Ma credo faccia pure questo).
Ricotta Salata VS Val Belbo.
Ho il mio gran bel da fare. Potrò crogiolarmi durante il week end con questo interessantissimo interrogativo; nonostante io non abbia neanche capito bene il perché visto che devo parlare di Tomino. C’è un medico in sala?
Insomma oltre Val Belbo e Ricotta Salata, a me il Tomino fa simpatia. Mica sono prolissa, io. E allora insomma il Tomino qui in Trinacria è come un cerchio di grano, una gita nell’Area 51 e come un bunker antiatomico degli “apocalittici”. Questo sconosciuto insomma. Conquistato il territorio siculo è sempre una gran festa quando arriva in gita dentro la borsa frigo di Dottoressa Suocera e Socia Piola. Il Nippo attende trepidante la scorta formaggiosa (si nutrirebbe solo di questo d’altronde) e Mamma sbava copiosamente perché se prima li definiva “formaggi puzzosi” adesso si fa trovare in aeroporto con una ciambellotta di pane caldo da un chilo dove infilare pezzi a caso. Altro che degustazione di pezzetti mignon con miele e confetture. Acchiappa un tomino da duecento grammi e infilatelo nel panino!
Rivisitazioni regionali, per dire. Nel frattempo continuo a chiedermi perché parlo di Tomino, aeroporti e apocalissi imminenti quando ho l’Architetto che mi aspetta, una casa distrutta e un cane in arrivo. Vi ho mica parlato del cane in arrivo? Mi sa di no. E forse è anche meglio.
Avendo una cucina a metà (sì eh. Non me l’hanno ancora consegnata. Ridiamo insieme? Sono ormai lo zimbello di tutta la provincia di Catania. Ma pure della nazione, su) è capitato molto spesso che io non potessi cimentarmi in chissà quali preparazioni. Inutile poi calcare ulteriormente la mano sul periodo personale che ho attraversato ,dove l’ultimo dei nostri pensieri francamente era cosa si sarebbe mangiato a pranzo o cena e insomma va da sé che non ci siano stati chissà quali pasti. Una però delle preparazioni più veloci e preferite del Nippotorinese rimane senza ombra di dubbio alcuno la torta salata. L’importante è che ci siano verdure. Una delle sue preferite è quella agli spinaci e se prima non l’arricchivo per niente adesso qualche nota croccante e qualche gusto forte cerco di darglielo sempre. Le uova sono state prese da una piccola e adorabile fattoria qui vicino (somma sorpresa) dove le galline scorrazzano felici e credo pure abbiano il sabato libero per farsi la messa in piega. La preparazione non è niente di trascendentale e non occorrono dosi particolari o chissà che. E’ di quelle ricette Express velocissime riscaldabili che possono essere preparate per tempo, anche il giorno prima, e che si conservano in frigo per poi essere riscaldate anche nel microonde (non l’ho detto io).
Insomma una Ricetta acchiappaquattroingredientisbattiliinunaciotolaeinfilalanelfornoCIAO. Una Ricetta amica (sì ho finito).
La Ricetta?
Chi ha il coraggio di fare la sfoglia, per quanto non possa valere niente me ne rendo conto, ha tutta la mia stima. Chi va controcorrente (mamancotanto) e si accinge verso il banco frigo e si crogiola solo nell’interrogativo “rotonda o rettangolare?” sappia che ha la mia stima, la mia pacca sulla spalla e pure uno sguardo comprensivo ai limiti del commosso.
Gli spinaci però ecco: surgelati no. QUELLO NO. Niente pacca ma uno spintone (vabbé dipende dal periodo, dai) e pure sguardo accusatorio antipatico (perché non riesco a scrivere semplicemente UNA STRAMALEDETTA RICETTA IN MODO NORMALE E PROFESSIONALE?).
In un recipiente (che fa figo chiamare Bowl e mi sa che da domani faccio così) raccogli gli spinaci lessi. Aggiungi le uova precedentemente sbattute e leggermente salate. Il formaggio che preferisci: robiola, parmigiano reggiano grattugiato, formaggio spalmabile morbido, qualsiasi cosa (in questo caso Tomino Piemontese fresco fresco, sì). E qualche spezia se vuoi. Lo zenzero ti sorprenderà dando una freschezza gustosa che per l’estate imminente è un bene tanto quanto la scorza di limone, mentre nelle stagioni più fredde anche curcuma o curry (mi sanno di autunno uff, che posso farci?).
In una padella fai tostare le mandorle spellate (sgusciate non lo scrivo perché mi fa sempre ridere) e aggiungile all’impasto che verrà accolto dalla sfoglia. Spennella con un uovo sbattuto tutta la superficie della sfoglia e infila in forno a 180 per 30-40 minuti finché dorato.