Ingredienti per 26 biscottini circa
50 grammi di burro morbido a temperatura ambiente
80 grammi di zucchero extrafine
80 grammi di farina
15 grammi di cocco disidratato
1 cucchiaino raso di tè matcha
1 cucchiaio di latte intero
estratto di vaniglia per profumare
Lavora per bene il burro e lo zucchero con uno sbattitore elettrico dentro una bowl piuttosto capiente. Aggiungi l’estratto di vaniglia, il matcha e amalgama tutto per bene. Metti da parte lo sbattitore e aggiungi poco alla volta la farina setacciata e comincia a lavorare delicatamente con le mani. Aggiungi poi il cocco e il latte e mescola per bene il tutto. Avvolgi l’impasto con la pellicola trasparente e lascia riposare in frigo un’ora. Trascorso il tempo infarina il piano, stendi la pasta e ricava la forma che preferisci. Spolvera la superficie con altro cocco disidratato e inforna per 20 minuti circa (dipende dalla grandezza e dallo spessore, naturalmente) a 180 preriscaldato (a me sono bastati 12 minuti perché erano molto sottili e piccolini). Lascia raffreddare su una teglia.
Lunedì è il compleanno di Agatha Christie e qui ci sono stati dei tè davvero speciali in suo onore; questo non significa che oltrepassata la suddetta data non si continuerà, visto (sì voglio dirloperchéèverouffa!) il discreto successo di queste mie Rubrichette di Cibo e Cinema, Cibo e letteratura, Cibo e Fiabe, Ciao e Serie Tv, Cibo e Cartoon e Cibocibocibocibo.
Dopo la Steak Pie de “L’Idra di Lerna” (che trovi qui) e tanti segreti-metodi-idee per fare delle praline da “La Scatola di Cioccolatini” (che trovi qui), nasceva quasi l’obbligo morale di fare gli scones. Incredibile a dirsi ma in tutti questi anni non li ho mai fotografati per il blog, nonostante li faccia davvero molto spesso. Il motivo è presto detto: sono affezionatissima a una foto fatta a degli scones di cui sono gelosa come mai mi è capitato. Lo so può essere davvero molto stupida questa asserzione ma così è. La tengo nell’archivio per un’occasione speciale. Dopo aver tranquillamente superato il milione di foto, semmai dovessi sceglierne una che più mi rappresenta direi sempre e solo quella. Non so neanche io perché esattamente. Solo che non mi piacciono mai le cose che faccio. Non lo dico perché in cerca di approvazione né tantomeno per falsa modestia. Trovo sempre difetti in tutto e se prima ero quasi convinta che potesse andare (foto-abbigliamento-qualsiasicosaqualsiasi), a distanza di brevissimo tempo mi accuso di non essere stata meticolosa a dovere e che avrei dovuto rendermi conto di poter fare non meglio ma moltomoltomolto meglio. Quella foto invece quando l’ho vista mi ha perforato una pupilla. Ho detto: sono stata quasi brava davvero stavolta.
E io quasi brava non me lo dico mai. Per questo motivo non ho mai fatto foto agli scones per il blog. Voglio che rimangano così. Dei piccoli pianeti visivi quasi perfetti ai miei occhi. E che quella foto un giorno sarà l’inizio di qualcosa di speciale. Mentre ticchetto, ora che ci penso, ho delle foto vecchissime, credo del 2009, a degli scones fatte con una teiera di mamma bellissima. Devo ritrovarle in qualche harddisk.
Insomma per dire che scones a parte (e vengon fuori veramente buoni, mi dicono. Nippotorinese compreso) potevamo saltare dei piccoli e friabili biscottini al sapore di cocco per l’ora del tè? Trovare biscotti di ogni sorta nei racconti della Christie potrebbe essere un giochino eccessivamente facile. Friabili, gustosi e a dirla tutta pure perfetti per la cioccolata calda alla quale Poirot non riesce proprio a rinunciare.
Koi quando ho sfornato questi biscottini ha dato fuori di matto e per la prima volta ha cominciato ad abbaiare per poi sgranare gli occhioni battendo le ciglia bionde supplicando qualche briciola (che è riuscita comunque a ottenere con l’inganno considerando che al Nippotorinese è caduto un micropezzetto per terra. Koi ha lavato quella mattonella molto diligentemente per ore). Dico questo perché pare che la Christie avesse inventato una tradizione adorabile che prendeva il nome di “Tea for Dogs”; pare che concedesse ai suoi amati cani di saltare sul letto godendosi con loro un buon tè.
Non emulo la regina del giallo perché conoscendo Koi mangerebbe me, la tazza, il letto e suppongo rimarrebbe spazio per la teiera (pure quella di ghisa da dodici chili, sì).
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