La RagnaPizza. La Pizzagnatela – La SpiderPizza – La Pizza Ragno (ho sempre enormi difficoltà )
- La Pizza l’ho preparata con il classico impasto del Bimby e ho adoperato la buonissima Salsa di cui parlo sempre con il datterino fresco di Ragusa.
- Per la Ragnatela ho adoperato delle comunissime olive nere denocciolate in barattolo. Tagliate a metà e in maniera irregolare sino a formare una ragnatela della forma che si preferisce. E’ perfetta anche l’idea di realizzarla con il formaggio. Basterà fare delle listarelle piccole perché poi si allargano e far risaltare magari i ragnetti semplicemente fatti con le olive.
- Il Ragno è una polpettina di carne trita di primo taglio magrissima. Una più grande e una più piccola (e sono state la colazione di Koi; per questo motivo non ho aggiunto spezie né sale e le ho semplicemente arrostite su una padella a fuoco medio alto).
- Le zampette del ragno (che dovevano essere otto, pardon) sono delle tagliatelle lasciate cuocere in una padella caldissima (prima che mettessi le polpette, sì). Si scuriscono anche di più e l’idea mi è venuta dalla scopa della Befan Pizza (ricordi?).
Vabbè dai (bell’inizio no?) non è Halloween se non facciamo almeno e ripeto ALMENO tuttomaiuscoloattaccato una ragnatela per Halloween. E mancherebbe proprio poco a quanto pare. Sto leggendo un libro interessantissimo di Kakuho Aoe, monaco buddista, che insegna in meno di 150 pagine assiomi sulla salute e l’ascensione zen mediante zuppe di miso, brodo dashi e assenza totale della cipolla (mi sa proprio che è il prossimo a entrare a far parte della Rubrichetta La Libreria di Iaia). Questo per dire che tutto contrasta fortemente con queste preparazioni. La mia psicopatia si sta affinando. Mentre sono nel culmine della mia ascensione (verso il tso) tra frittura di bucce di verdure, cotolette di seitan al miso e frittelle di radice di loto, pubblico polpette di carne su ragnatele di olive. C’è un’incoerenza tale che se avessi un neurone, ne basterebbe anche mezzo ad essere onesti, mi partirebbe come minimo un’emicrania perenne fino a Pasqua 2019.
Sto cercando di convincere il Nippotorinese e Mamma a seguire una dieta Buddhista vegetariana e di affidarsi ciecamente, non tanto a me, quanto a Kakuho Aoe. Mentre loro addentano orate di mare fatte in guazzetto e io mangio quinoa soffiata nel latte di kamut (compatita anche da Koi che comincia a guardarmi strano), invoco il Monaco come una divinità e farfuglio le meraviglie della  pagina 123 dove ci sono deliziose polpettine di riso.
Vorrei che tutti vi fermaste e vi deste alla dieta del Monaco Kakuho. Potremmo fare un’ascensione di massa attraverso il brodo dashi, no? Abbandonare tutto questo ridicolume. Salvare le anime di queste bestie e ritirarci in Tibet. Basta con Halloween, Natale e orate di mare in guazzetto. Solo silenzio, riflessione e Sushi di funghi shiitake! (vi ho convinti?)
Il Nippo mi guardava fintamente interessato mentre esponevo la  tesi su questa mia psicanalisi pubblica che svolgo giornalmente attraverso il cibo (per il puro piacere di ammorbare la nazione). Cibo che uso come strumento visivo atto soprattutto a invitare  tutti a sognare-creare-divertire-imparare (che si riflette anche in: avere meno paura del cibo stesso per me e per chi come me soffre di disturbi alimentari) e della netta contrapposizione con quello che poi trovo nel mio piatto: tutto quello che non mostro, noioso-ripetitivo e umanamente “insulso”.
Era più che altro, e lo si vedeva da come rigirava quel pomodorino, interessato a sapere quanto olio avesse messo mamma nel cartoccio. Nonostante io la risposta la sapessi (un quarto di litro a occhio e croce) continuavo senza fermarmi e buttando giù quinoa su quinoa; che è talmente piccola questa soffiata che rischia di entrarti pure nel cavo orale fin sopra le narici. Ho sempre paura che fuoriesca da lì. Una mitraglietta di quinoa dal naso. Potrei disegnarla. Una volta una mia amica, Claudia credo, mi raccontò di come le fosse uscito uno spaghetto dal naso mentre rideva mangiandolo. Sono passati venticinque anni da quel racconto e io non riesco a togliermelo dalla testa. Avrei voluto esserci. Uno spaghetto che esce dal naso ha un qualcosa di incredibile. Avrei potuto dire: “io c’ero”. E invece. Sono qui a sperare di poterla emulare almeno con un piccolo chicco di quinoa soffiata.
Il fatto è che non trovo corretto “sponsorizzare” Ragnetti di carne intrappolati in ragnatele di olive con zampe (ne mancano due. Sono una cretina, lo so) finte di tagliatella scottata in padella. Non solo ridicolizzo un essere vivente ma per di più lo trasformo in carne di un altro animale. E’ una sequenza multipla angosciante. Il Monaco Kakuho Aoe non sarebbe affatto orgoglioso di me. Sono un essere orrendo che predica bene e razzola male.
Il Nippotorinese mi guarda serio e dice: “che appeal potrebbe avere un Ragno di Wakame con zampe di bastoncini Raw di sesamo in una ragnatela di ceci su una galletta di riso gigante? A parte per te e Ombretta intendo”. Ed è lì che questo orrendo Lunedì sembra un sabato sera festante.
Non solo sola. C’è Ombretta. E ricomincio.
Che tutti i ragni di polpetta mi perdonino. L’ascensione continua.