L’Avocado è frullato. L’Arancia e il Lime sono spremuti e gli Spinaci sono centrifugati (è uno smoothie, vero? Frullospremocentrifugato? Lo chiamiamo così?)
Vi sono mancata? Sicuramente no e questo è un bene. Significa che siete vivi e lottate per la razionalità e non con eserciti di nani da giardino e unicorni rosa con tutù. Adesso arriva il momento in cui dovrei dire “ho tante novità e non vedo l’ora di dirvele”, che tiene incollate le pupille ai pixel. Bene. Non lo farò (come sempre del resto). Il fatto è che in ufficio c’è la Finanza (posso scriverlo? Arrestatemi!) e capirete come io mi stia divertendo a smettere i vestiti di Maghetta e indossare quelli della piccola incompetente abbandonata tra carte, documenti, ipi, ici, imu, lici, pici che a me francamente sembrano tutti dei nomi di smoothie esotici abbreviati. A tal proposito guarda un po’. Uno smoothie.
Forse io con l’avocado ho un problema (è legale? Ok la smetto. Avocado-legale. L’hai capita? Sì dai la smetto); se provi a mettere Avocado come chiave di ricerca vien solo voglia di mettersi le mani tra i capelli (avendoli) oppure, ipotesi ancor migliore, chiamare l’igiene mentale. Me ne sono resa conto sul terrazzo. Era una notte estiva bellissima piena di stelle e per quanto io detesti la suddetta stagione, in mezzo a questa pioggia-vento-nebbia-gelo-neve, confesso un pizzico di nostalgia. La mia cuginetta (che inciso aborrisce l’avocado ma che è stata costretta sbaciucchiandola ad assaggiarlo) mi ha fatto presente che forse avevo una piccola psicosi nei confronti di tal alimento.
Strano perché avevo solo fatto gamberi e avocado, mousse di avocado, chips di mais con guacamole, avocado con wakame, insalata di avocado con il surimi e il lime e non mi vergogno a dire pure dell’avocado con la salsa di soia e vi assicuro tristemente molto altro. Le portate erano una quarantina ma servite in monoporzioni-bicchierini. Altrimenti come detengo il nome di La Cugina psicopatica dell’universo?
Nonostante il problema continuo a sostenere che debba necessariamente recuperare. Da soli due anni è scattata questa perversione nei confronti dell’avocado e poco importa della varietà degli alimenti, vastità di scelta, consumo consapevole (sì sono sempre quella che scrive Mangiar S(tr)ano ma vale per gli altri mica per me. Giusto, no? Annuite vi prego. Non vi faccio tenerezza?): io voglio stramazzare al suolo ingurgitandolo in tutti i modi. E se Valerio Scanu me lo concedesse insieme ai suoi quattro ciuauaua: voglio mangiare avocado in tutti i luoghi e i in tutti i laghi. Per tutta la vita.
Ho scoperto poi,con sommo gaudio, che frullato mi gonfia meno. L’avocado infatti, come tutti gli alimenti del mondo (che non sia un fagiolino masticato cinquanta volte e una carota bollita masticata sei ore) guarda un po’ (?!): mi gonfia. Frullato assolutamente no e questo diventa un gran bel vantaggio. Lo preferisco di certo a dadini con la salsa di soia, piastrato, in insalata e buttato giù con tutta la buccia e il nocciolo (che c’è di strano?), ma certo è che non mi dispiace affatto doparmi ed essere felice. Alzi la mano a chi non piace l’avocado, così con comodo gliela spezzo, suvvia!