Dunja Gulin ha cominciato presto con la cucina e la sua passione l’ha portata a frequentare corsi di cucina naturale in Croazia e all’estero. E’ una fotografa specializzata in food e in rete non c’è moltissimo su di lei (e difatti scrivo quello che riesco a trovare sul libro); semmai Dunja dovessi passare di qui sappi che una psicopatica in Sicilia ti ama! (adesso traduco tutto con Google Translate che il croato e l’istriano ci sono, grazie al cielo!). Il libro Pasticceria Vegana, Red! Edizioni (amo pure te Red, eh) con le fotografie di Clare Winfield è un capolavoro. E’ inutile scervellarsi e trovare altri termini perché è solo e semplicemente questo. Le foto non sono come quelle dei libri vegani: tristi, spente e con quattro cucchiaini di cocco essiccato sullo sfondo. E finalmente! Clare lo sappiamo tutti che in copertina ci hai messo otto chili di burro ma io ti amo ancor più per questo.
La smetto di fare sarcasmo. Sono stupida e si sa.
La verità è che questa è l’ennesima riprova, in barba a tutti quelli che credono il dolce debba possedere nove tonnellate di colesterolo, che anche un dolce vegano può essere appetitoso al palato e nell’aspetto. Ricordiamoci comunque (aspetta che sta venendo fuori la vocina stridula da maestrina e il ditino che va avanti e indietro e punta proprio al tuo naso) che questa branca della pasticceria torna utile anche per chi soffre di particolari intolleranze e oggigiornotuttattaccato non è così difficile esserlo al latte e alle uova (soprattutto all’albume). Il dolce vegano è perfetto insomma per chi, al contrario di quelli che lo fanno per scelta, si ritrova a dover fronteggiare situazioni davvero speciali e io ne so qualcosa, eccome. Su Miiichefame leggevo Flo (voi lo seguite il blog della mia amica Fiorella o devo azionare il tasto pernacchia?) e i suoi dubbi circa passaggi e quantità tradotte male che riguardano il volume in questione. Sarà stata fortuna ma per quanto mi riguarda non ho mai riscontrato nulla di simile. Ho provato diverse ricette, spero di mettere al più presto i Biscotti di Anacardi e Avena fatti pochi giorni fa che hanno riscosso un successo smodato, e mi sono trovata benissimo. Una virgola sbagliata? No. Confesso di non aver letto proprio tutte le ricette ovviamente e che mi riservo quindi di annotare eventualmente qualche dolcissima stramberia proprio qui sotto eventualmente con un update.
All’inizio del libro, proprio prima del Sommario, ci sono delle note dove si specifica che le dosi dei cucchiai vanno intese come rasi, che il forno va preriscaldato sempre, che la scorza è sempre bene sia non trattata e che il peso indicato per la frutta a guscio è sempre da intendersi sgusciata; che potrebbero sembrare indicazioni stupide ma così non è perché non è che tutti amino particolarmente realizzare dolci. La “questione del forno preriscaldato” è oscura anche a ottime cuoche che però da una vita si rifiutano di dedicarsi all’elaborazione dolciaria.
Dunja nella piccola introduzione spiega come avesse la necessità (Dunja come ti chiamiamo!) di non propinarsi roba vegana sbobbosa e appiccicosa o ancor peggio liquida. Come la pasticceria tradizionale quella vegana ha rigide regole e per certi versi è ancora più difficile “tener su” tutto quando gli alimenti e gli elementi “normali” e tradizionali scarseggiano. Questo però non significa affatto che sia impossibile o ancor peggio assurdo tentare perché arduo reperire la materia prima; ormai, lo ripeto qualcosa come un milione di volte al giorno, trovare qualsivoglia alimento difficile non è. Basta volerlo. I biscotti vegani che proporrò, tratti proprio da questo volume, vorrei che venissero fatti da tanti e soprattutto i tanti che demonizzano questo tipo di preparazione. I dolci vegani hanno quel senso intrinseco di leggerezza, dovuto principalmente al fatto che mancano il latte e le uova (e il burro e la panna e…). E per quanto ci si voglia ostinare a dire il contrario, che siano pesanti è un triste dato di fatto. Poi dopo una bella fetta di torta vegana al massimo una bella torta a otto strati con crema di burro si fa sempre in tempo a mangiarla. Qualora la leggerezza fosse troppa, insomma.
Una carrellata immancabile di ingredienti essenziali e quindi quattro chiacchiere sulle farine, di grano tenero e integrale, di farro e mais su tutte. Sciroppo d’agave e zuccheri non raffinati, gli oli, le margarine non idrogenate, il latte di cocco e le bevande alternative al latte vaccino e gli agenti lievitanti, il bicarbonato di soda, l’agar, l’amido di mais e la fecola. C’è anche un bel capitolo su Problemi e Soluzioni, utilissimo. Si parla del fatto che una torta possa risultare pesante se non sono state setacciate bene le farine o se il lievito era vecchio. Che se si affloscia dopo la cottura potrebbe essere sempre per i motivi precedenti o perché il forno non era a temperatura e così via. Se i biscotti sono secchi. Se il guscio della crostata è unto. Se la crema “non sta insieme” e così via. Ho trovato questo capitolo interessante perché non è affatto usuale che qualcuno ci dica cosa non va. E non per moto di pessismismo cosmico, perché non mi appartiene, ma qualcosa che non va molto spesso in un dolce c’è, eccome.
Confesso di non aver provato le torte base che lascia, nonostante ne sia incuriosita da tempo, per pigrizia. Ho le mie basi che conosco a memoria e molto spesso vado con quelle. Mi ero ripromessa di farne almeno una per l’occasione e poi sono caduta sui biscotti di avena e anacardi; fato meraviglioso ha voluto, perché non li abbandonerò mai e bramo nuove versioni e modifiche. A Pasqua li rifarò e mangerò quelli, per dire.
Il Video
Muffin con mele e marmellata, Muffin marmorizzati, Muffin con more e lamponi, Torta istriana, Pund cake alle patate dolci, Pane ricco aromatizzato al tè, Scones alla quinoa, Delizia al cioccolato che apre il capitolo delle torte farcite, Torta alla crema di nocciole, Torta doppio cioccolato e fragole, Cupcake foresta nera, Torta glassata con le carote, Tronchetto goloso alle carrube, Quadrotti di moka, Trancetti morbidi al cocco, Quadrotti alle ciliegie, Brownies agli anacardi, Lamingtons, Quadrotti di fiocchi d’avena e marmellata e davvero tantissime idee strepitose. La Baklava è una delle cose che bramo di più.
Il prezzo è onestissimo ed è di 19,50 per oltre 50 ricette di dolci vegani. Fosse solo per le foto e per l’estetica direi che non è che si può fare: si DEVE fare. E’ un libro imperdibile. Sinora, ribadisco, mi sono trovata bene (ho fatto anche i muffin e i quadrotti) e semmai dovessi riscontrare qualche incroguenza tra pesi e/o traduzioni sarà mia cura e premura appuntarle con un update.
Pratiche ricette per realizzare irresistibili dolci adatti a vegani e non solo. Recita così la copertina e sinteticamente ci hanno preso in pieno.
E non solo.