Faccio un po’ di confusione in questi giorni perché molti post, come questo, erano già preparati. Intendo con titolo, foto e ricetta ma senza ticchettio giornaliero. Mi sono sempre organizzata così negli anni: fotografavo le ricette di cui mi interessava parlare, sistemavo le foto, ticchettavo le ricette velocemente per non dimenticarle nel caso non fossero prese da libri, davo un titolo e poi archiviavo nell’attesa di poterne scrivere e pubblicare.
Ne ho davvero tanti adesso in standby da mesi e molti ero convinta che fossero stati pubblicati. Altro che sciocchi modi di dire: qui si tratta proprio di vecchiaia, c’è poco da fare. Riprendere in mano tutto, ti confesso, è più complicato di quanto potessi  immaginare. Se è vero che risalire in bici anche dopo vent’anni -come nuotare- garantisce la perfetta riuscita della pedalata stabile, non è vero che la velocità sia immediatamente la stessa. Sconfortante sì ma la parola demordere non compare nel mio vocabolario. Abbattersi, sì. Sacrosanto. C’è. Demordere, mai.
Su instagram ho già raccontato poi della disavventura durante il trasferimento del nuovo sito, ovvero quando sono passata -grazie sempre al prezioso aiuto di Sandro Siviero di RunLovers– al maghetta.it. Non ti tedio con i dettagli ma molte foto sono state disperse e quindi più del sessanta per cento (e sono ottimista) dei post è sprovvisto di immagini. Per te che vuoi approfondimenti in un atto di sublime masochismo: avevo conservato le foto (non chiedermi il perché) su un dominio esterno (gikitchen) e a dominio scaduto (non ho letto la mail di rinnovo perché credevo fosse rinnovo automatico) è stato immediatamente acquistato da dei simpatici burloni. Il dramma? Le foto sono state tutte cancellate e neanche firmando un assegno circolare a più cifre potevo riavere indietro i link delle foto. Un DRAMMA, sì.
Fortuna – sono un’inguaribile ottimista- vuole che io abbia conservato ogni singola foto dal 2004 sino ai giorni nostri e quindi non è un problema ma di fatto in un archivio di 3133 post -per l’esattezza- la situazione terrorizza un bel po’. Non ho il tempo -e soprattutto la voglia- di lamentarmi perché in fondo sono sciocchezze risolvibili con tanta pazienza. In settantadue anni dovrei riuscire a ripristinare tutto e quindi che problema c’è?
Humour inglese a parte, scusa. Se dovessi trovare dei post senza immagini sappi che pian pianino ci sto lavorando. Adesso dimmi per favore che sono stata brava e matura a non buttarmi in un angolo piangendo sei giorni di fila al grido di “rimettetetuttelefotovipregorimettetelesubito!”.
(in realtà l’ho fatto ma non è servito a nulla)
Questa pizza raw -crudista, sì- l’ho fatta diverse volte insieme alla mia amata Ombretta. Condita in diversi modi la base, siamo riuscite a perfezionarla sempre più. Mi piace moltissimo e trovo che sia deliziosa. Non voglio convincerti perché, giustamente, potresti storcere il naso. Non è chiaramente una pizza -è sempre bene ribadire l’ovvio- se non per concetto e “forma” ma il gusto risulta piacevole e particolare. Ti lascio il video vlog fatto mesi fa proprio in occasione di queste foto, sperando di farti trascorrere un tempo piacevole insieme.
Video
Nel video io e Ombretta ai fornelli ti mostriamo con piacere il procedimento. Ti lascio le dosi della base perché per il condimento puoi davvero dare largo sfogo alla fantasia.
Alla regia: Iaia Guardo
Chef: Ombrella Blasucci in Guardo (ci siamo sposate, sì)
300 grammi di semi di lino tritati finemente (se hai la farina di semi di lino è meglio. In quel caso tritane un terzo e aggiungi due terzi di farina. Miscelazione perfetta), la parte umida la decidi tu (carote o zucchine) e un pochino di acqua. Orientativamente le proporzioni? Sei parti di “elemento umido” e quattro parti di semi.
Per la crema di anacardi ti lascio il video. Noi abbiamo poi condito con verdurine, tofu affumicato, germogli di barbabietola e rucola. Una bontà che non si può credere se prima non la si assaggia.