Max sa che nessun altro tipo di regalo avrebbe potuto superare quello di ieri. “Cosa si regala a una che ha tutto?”, mi dice. E si risponde da solo ” Un’emozione”.
Sì, perchè a una come me non puoi che regalare solo questo per renderle  migliore la giornata.  Per abbracciarla a distanza e infonderle coraggio. E solo un vero amico lo sa. Come lui tutti quelli che ieri si sono premurati di correre a casa di Cri  per vedermi scartare il regalo. Quando ieri scrivevo  che era stato bellissimo sapere che a ottocento chilometri da me Max stava preparando una mia ricetta e che al supermercato c’ero io che spingevo virtualmente il carrello accanto a lui ( solo che io ero ferma al reparto giocattoli ” vediamo se c’è una tazzina piccola per i disegni” mentre lui davanti alle bottiglie di aceto e vino maledicendomi per “madovecacchioèlacetodisherry”) , non potevo minimamente immaginare che ad attendermi a breve distanza ci sarebbe stato un intero post tutto per me.
E’ una lusinga per me . Una lusinga continua, sapere che un uomo come Max si spogli della sua maschera e diventi bambino per giocare con me. Per farmi ridere incoraggiandomi. Come lo è, una lusinga per me, sapere che in questo girotondo di vite a diverse latitudini io possa tenere stretta delle mani che continuano a farmi volteggiare fortissimamente su un prato. E il suono è solo quello di risate. Tante risate. Sotto un sole cocente o una pioggia battente. Mentre i fulmini arrivano e l’arcobaleno scompare. E stretti a me, a tutelarmi e incoraggiarmi, ci siete voi. Disposti a far entrare nel girotondo chi vuole unirsi senza rompere equilibri. Senza forzare nulla e sforzarsi.
Per un’obesa adesso sottopeso, completamente in balia di un disequilibrio, voi siete stati e siete lo zero della bilancia di ferro 3. L’equilibrio mentale e la forza.
Max un giorno mi ha parlato di ying  e yang. Della luce e dell’oscurità . Del Taoismo e pure di fisica quantistica. Io quel giorno pur non capendoci assolutamente nulla, soprattutto al momento dei numeri primi, mi sono detta solo una cosa: è questa l’amicizia. Non capirci proprio nulla, capendo assolutamente tutto. Grazie per ieri. La confettura caramellata di cipolla con il suo contrasto dolce e salato è l’ennesima riprova che nel caos e nel disequilibrio c’è la nascita e la salvezza.
E di contrasti oggi si parla.
La pasticceria salata è la mia ultima passione che credo non potrà essere annoverata tra quelle passeggere. Ha uno ying e yang che ti riequilibra e riconcilia con te stessa e il mondo. Appago la voglia di pasticciare con matterello e formine, impasti vari e farina sul piano di lavoro ma sforno prelibatezze salate che non solo stupiscono perchè il formato mignon ha sempre quel quid di tenerezza, ma diffondono anche un odore strepitoso. Forse ancor più dei biscotti normali. Non battono forse il pan di zenzero che profuma casa per giorni e giorni ma ci si avvicinano parecchio.
Ultimamente mi piace metter su un pentolino con dell’acqua e delle scorze di arancia e cannella. Lascio andare a fuoco basso per un po’ e aggiungo altra acqua quando evapora. Si sprigiona un profumo inebriante che non ha nulla a che vedere con queste stramaledette candele profumate che per qualche inspiegabile ragione continuano a non convincermi. Mi gira la testa un po’ come accade con la Fabergè. Ottima l’essenza ai semi di papavero e anche quella speziata al cioccolato ma proprio come il muschio bianco e i profumi di vaniglia comincio a manifestare malcontento dopo tre secondi netti.
Il malloppone sulla Pasticceria salata di Montersino è di una bellezza più unica che rara. Acquistato da Eataly la socia ed io lo abbiamo sfogliato in quel di Torino emettendo gridolini continui “e questo lo dobbiamo fare”, “e noooooo questo per forzaaaaaaaaaaa”, “no no prima questo”.
Tutte. Tutte le ricette. Non c’è stato bisogno neanche di creare una “To do List”. Ricopiare singolarmente una a una le ricette dell’indice sarebbe stato alquanto bizzarro. Ci si perde dentro meraviglie che mai avrei immaginato nella versione opposta al dolce. A partire dai bignè sino ad arrivare ai baci di dama per poi approdare ai Diamantini che avevo già provato. Quelli classici al cioccolato, si intende.
La mia prima scelta è ricaduta sulla Pasta frolla salata. Dopo aver trovato l’inulina e il maltitolo, mi sono immediatamente fiondata nella realizzazione di questa prima ricetta base dela pasticceria salata di Montersino.
Il lavoro è pressochè nullo perchè fa tutto il robot da cucina. Si potrebbe insomma avere qualche difficoltà soltanto per il reperimento del maltitolo (ma grazie al cielo esiste lo shopping online). Il risultato è sorprendente e si può pure pensare di congelare e utilizzare al momento opportuno. Momento che suppongo non tarderà ad arrivare.
Le dosi del grande Luca spaventano sempre un po’ e strappano sorrisi perché leggere mille chili di burro non è certo una cosa usuale nei libri da cucina. Si possono avere magari delle difficoltà nello scegliere esattamente la “giusta proporzione”. In generale il libro si basa intorno alle 120 porzioni per ricetta ed io dividendo quasi tutto per un ottavo non ho avuto problemi.
Questa pasta frolla salata, oltre ad essere  uno stuzzichino di per sè,  può diventare protagonista quando si servono formaggi e salumi, diventa un’ottima base per moltissime preparazioni.
Pasta Frolla Salata di Montersino
(ingredienti per 4 chili di pasta frolla salata. Io ne ho fatto 1/8 della dose): 1600 grammi di farina 180 W, 175 grammi di Fecola di patate, 1000 grammi di burro, 350 grammi di maltitolo, 45 grammi di latte intero in polvere, 180 grammi di Parmigiano Reggiano, 350 grammi di uova intere, 270 grammi di tuorli, 30 grammi di sale, 1 grammi di noce moscata in polvere.
Impasta il burro morbido a temperatura ambiente con la foglia del robot insieme al latte in polvere, il maltitolo, il sale, la noce moscata e il Parmigiano. Aggiungi poco alla volta le uova intere e una volta assorbite aggiungi un terzo della farina. Lascia girare la macchina per almeno 15 secondi e poi aggiungi la farina rimasta. Lavora per bene fino a quando ottieni un composto piuttosto omogeneo e avvolgi nella pellicola trasparente. Conserva dentro il frigo per almeno 30 minuti e poi lavora aiutandoti con un mattarello e della farina in modo che la frolla non si appiccichi a questo e al piano di lavoro e dai la forma che preferisci. Inforna a 180 per 10-12 minuti circa. Dipende però dalla grandezza e altezza che avrai dato alla tua frolla. Controlla quindi la colorazione e quando vedrai un dorato appena accennato sforna e lascia raffreddare.
A ragà edamosenamossa! Il 12 Febbraio sta arrivando.