Ricette Vegetariane e Vegane

Panna Cotta al Wasabi nelle Burnie

Sì poi lavare il bicchierino non viene mica tanto bene, lo confesso. Perché la Panna cotta un po’ si insinua e appiccica anche se dipende chiaramente da quanta gelatina (con l’agar agar non succede) ci si butta dentro (che è sempre meglio poca altrimenti diventa come i budini gelatinosi che danno nei film horror o in quelli drammatici negli ospedali ammerrrigani tra serial e film tv) ma servirla dentro la burnia fa sempre la sua figura. E se a Pasqua ci attacchi pure due orecchie da coniglio di cartone o un semplice fiocchettino vien fuori un dolcetto facilissimo da preparare, coreografico e a costo zero (sta a vedere che ora io passo per quella che organizza roba economica? coerente, no?). Insomma la panna cotta piace al Nippo. La faccio spesso e si può aromatizzare come più si preferisce. E allora perché ne continuo a blaterare? ehhhhhhhhhhhh. Perché questa volta ho messo un pizzico di wasabi. Ok l’idea è di Maurizio di Master Chef. Nella puntatona finale ha servito quel mappazzone bicchieroso con troppo cioccolato come “topping”. Lasciamo perdere che ho ancora il nervoso per l’accaduto e tiro frecce all’effigie di Cracco (prrrrrrrrrrr) e Bastianichnonsomancocomesicrive. E quindi mi sono detta che appena avessi rifatto la panna cotta (evento che accade non troppo di rado) avrei infilato dentro il wasabi. Solo che non avevo quello secco (ma domenica su Ramen.it l’ho trovato. Yuppidu! Ne ho acquistato solo una nave cargo) e ho adoperato il classico wasabi in crema nipponico ma senza eccedere. Risultato? Il Nippo ha apprezzato e mi ha detto che avrei potuto essere più coraggiosa. Risultato? Devo rifarla e anche meglio. Osando molto di più con il wasabi (nel frattempo grazie alle consegne celeri avrò quello secco e ci vien fuori pure una bella VideoRicettina).

E niente. Io sono tristissima. Demotivata. Esaurita. Stanca. Arrabbiata. Moltomoltomoltomoltomolto triste ma non demordo. E vado avanti. Così giusto per fare l’inutile bollettino medico umorale di Iaia; il fatto è che davvero in tantissimi mi chiedono in ogni angolo della rete. Mi abbracciano. Mi supportano. Mi scrivono. Mi.

Io davvero non credo di meritare tutto questo ma. Ma tutto questo mi permette di vivere. E’ piu’ difficile restare e più facile andare via, in questi momenti.

A quelli che sono restati e arrivati va il mio infinito: Grazie.

Infinitamente.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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