Ricette Vegetariane e Vegane

Dessert Siculi (i classici biscottini da tè)

E i Dessert. Blaterato molto sui Dessert, io no? Ma non i Dessert come termine universalmente riconosciuto ma come: Dessert Siculi, sì.

Perché si sa che nelle isole ci si crea un proprio cosmo e qui tra lava e ghiaccio, tra cenere e onde per dessert si intende solo una cosa: biscottino burrorissimo declinato in 2304920349823482’3492’34 varianti e anche un po’ di più. Non solo nel catanese eh.

Anche se è proprio nella parte orientale che il Dessert Siculo sfocia in miliardi di varianti. Quella di oggi  è la “versione classica”, che chiamerò variante 1.

Ho scelto la forma  classica dei nostri dessert, ovvero quella bistratta dai bambini che prediligono gli  imbottiti di cioccolato e pistacchio ( arriveranno anche quelli) e amata dai “più grandi”; ovvero quella semplice con la ciliegia candita. Ho scelto di renderla un fiorellino giusto per la voglia esasperata di Primavera perché altrimenti in pasticceria, bar e case sicule si trovano solitamente in una classicissima forma “ciambellosa” mignon con al lato la delizia fruttosa caramellata.

Cliccando qui un’infornata generale dei pezzi di Colazione in Sicilia dove compaiono anche i Dessert ( vi ricordate il post finito sull’Homepage di Style ? la risposta è no perché non me lo ricordavo neanche io ma….)

Foto di Dessert risalente al 2009  ? clicca qui 

(erano in assoluto i primi dessert che ho cotto. E rivedendo la foto. Pensando al periodo. Mi sono anche un po’ commossa. Oh. Ho davvero un’età. C’è poco da fare) 

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Post del 2010

Devono sussistere questi elementi: 1) non mi sento particolarmente audace ma soprattutto non posso rischiare di far brutte figure, nonostante detenga riconoscimenti internazionali in questa difficilissima arte 2) sono in vena di ricevere complimenti per sentirmi anche io un po’ come Bree Van De Kamp, fiera e orgogliosa con il  cestino di vimini strapieno di dolciumi (sindrome di cappuccetto rosso ? ) 3) ho tempo da perdere. Più del necessario intendo.

In realtà per realizzare questa ricetta occorre davvero pochissimo tempo. Le decorazioni sono quelle che ne richiedono in effetti. In sicilia questi biscotti si chiamano “Desserts”. Pur essendo a conoscenza di cosa sia il dessert nel comune linguaggio,  qui questi biscottini si chiamano proprio così. Sono trinacriauniversalmente riconosciuti come: Desserts. Per far mettere il cuore in pace al nippotorinese che si ostina a lamentarsi anche sui nomi dei dolci siculi, santa pazienza. 

Con le dosi sotto elencate vengon fuori qualcosa come due vassoi enormi. Impossibile quantificare perchè dipenderà chiaramente dalla grandezza e forma che vorrete dare al biscotto. La metà quindi potrebbe bastare a prescindere, ne sono convinta. Per  Natale, Pasqua e grandi occasioni io uso sempre questa quantità. C’è poi da dire che si conservano benissimo nella latta.  Da qualsiasi parte /latitudine io abbia offerto questi cosini qua , nella latta non ci sono mai finiti. Se non per una notte (c’è chi si è alzato. Ebbene sì*ticchettò tutta tronfia). La ricetta me l’ha confidata un pasticciere siciliano (estorta con un coltello di Hello Kitty alla gola, ok?)

1 kg di farina 00

400 grammi di margarina

250 grammi di burro

250 zucchero a velo

La quantità esuberante della margarina e del burro non deve farvi collassare. Pur essendo esagerata si deve tener conto che i desserts hanno forme davvero piccolissime (che poi se ne mangino almeno 45 a testa è sempre un’altra storia). Fatto sciogliere nel micro in ciotoline separate il burro e la margarina, butto giù tutto insieme nel recipiente dove ho già setacciato farina e zucchero a velo (2 buste in pratica). L’assenza di lievito potrebbe tornar utile in caso di intolleranza e questo è un bene. Ottenuto in pochissimi minuti l’impasto (si lavora chiaramente a mano. Diciamolo le indicazioni non sono mai troppe e lo sostiene una che talvolta si arrovella davanti le ricette chiedendosi “come/perchè/in che senso” anche e soprattutto nelle stupidate) a tratti sbricioloso si procederà alla forma dessertosa che si preferisce dando sfogo alla fantasia e nulla più.

-Ferro di cavallo (poi intinto nel cioccolato fondente dopo la cottura. Ma solo metà. Con spolverata di di cocco/pistacchio/mandorla che si attaccheranno grazie alle potenti leggi fisiche a me sconosciute).

– Ciambelline mignon anche esse intinte nel cioccolato bianco (che non diventerà mai duro come quello fondente, manco a dirlo. Ma è assai buono per alcuni)  o fondente aromatizzato alla cannella (dopo la cottura) . Con ciliegine o pezzi di frutta candita (previa cottura)

-Doppio fiammiferino (lo chiamo così ma somiglia più ad un fiammifero sovrappeso)  imbottito di nutella (dopo la cottura) e chiuso a metà con del cioccolato fondente.

Inutile dire: stelline, cuoricini, fiori, palline, ornitorinchi, dugonghi  e solo il cielo sa cosa.

Davvero possibilità infinite. Anzi chi trova nuove forme e volesse condividerle sarà amico mio e del mio nano da giardino pasticciere sin da subito.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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