Ieri con la notizia delle Pizzette e il Cous Cous alla Norma sulla Sicilia in Rosa (recuperato il cartaceo. Emozionante a dir poco) e la costruzione della casa degli Gnomi con Uovo e Pachino è saltato il puntatone (si fa per dire) della Rubrica del Lunedì Pappamondo; ovvero ricette pappose da tutte le parti del mondo (non che servisse la spiegazione per carità ma giusto perché mi piace dire assurdità. Non amo particolarmente le rime carità-assurdità ma tra poco i muratori riattaccano il trapano e ho esattamente dieci minuti pausa pranzo per liberare la mente dai rumori molesti che mi stanno ultimamente provocando delle emicranie preoccupanti).
Crepes. Non mi sono mai appassionata moltissimo a questo alimento. Non tanto dal punto di vista alimentare; anche a 140 chili che collego più che altro a “mangiavo pure i tavolini”, non è che mi facessero impazzire. Forse con la nutella qualche vago ricordo ma niente di trascendentale. Neanche nella magica Paris. Ho preferito sfondarmi di baguette e pani di ogni tipo e sorta. E pure di croissant ma non è questo il punto.
Il punto è che il mio progettosupersegretissimo-secondo atto (vabbè non è che sia così misteriosa ormai) sta prendendo sempre più corpo in questi giorni e per una serie di vicissitudini mi sono dovuta confrontare con la fastidiosa idea di dover preparare delle crepes. Di trovare una ricetta interessante. Una padella funzionante. Un compromesso, insomma.
Le crepe alcuni le intendono come frittatoni spessi da farcire sia salati che dolci. In realtà dovrebbe essere sottile, resistente e fragile al tempo stesso. Bah. A me l’idea della crepe di per sé davvero non piace. Mi fa antipatia la crepe; ecco l’ho detto. Tra l’altro mi ha rassicurato non poco non vederla comparire tra i 50 alimenti che si devono mangiare prima di morire. Interessante programma Tv su Sky sul quale (avessi tempo) vorrei sproloquiare a fondo giusto per parlare degli esseri immondi che hanno collocato tra i primi trenta piatti la carne di renna. E Babbo Natale come dovrebbe fare? Eh? Sentiamo Geni. Sentiamo.
Che poi sono sicura che il tessuto crepe si rifaccia assolutamente alla crepe culinaria. Non ho basi certe su questo vaneggiamento etimologico ma le trame del tessuto e l’aspetto granuloso e leggermente mosso ricordano molto questa pietanza che naturalmente ricetta base è. Crepe Georgette, Marocain, De Chine, Satin e di lana. Diciamo che me ne intendo più di questo tipo di Crepe *disse con tono antipatico spostandosi leggermente i capelli riccioluti dal volto (volto pallido con occhiaie nere, inciso).
In Italia sono conosciute come crespelle (un/una catanese se dici crespelle urla “CON LA I! buone! con il riso e il miele!”. Tranquillo/a in quel caso sorridi, annuisci e non contraddirlo/a. Ha ragione anche lui/lei) e hanno una base di latte, uova e farina. A colazione, a pranzo, a cena, a merenda, a qualsiasi orario diventa a tutti gli effetti un cibo versatile ma soprattutto comodo. Lo tiri fuori sempre un po’ come accade con la sciarpetta di seta. Che sia inverno o estate quando la brezza notturna ti colpisce la trachea mandandoti al manicomio: tiri fuori e via. Perfetta.
Ora devo solo smetterla di fare parallelismi di moda con la crepe perché sta diventando un problema. Non vorrei arrivare alle imbottiture e parlare di cuciture.
Ne ho provate diverse settimane fa e questo tovagliolo mal stirato con un piatto in tinta e qualche esempio creposo (si può dire creposo. si può dire) ne è la prova. Poi sono andata giù pesante nelle preparazioni vegane e qualche successo con moltissima difficoltà l’ho ottenuto ma oggi non si parla nemmeno di questo. Insomma si è capito che vorrei parlare di tessuti, di crepe vegane, di Paris, di programmi Sky e pure della pausa pranzo dei muratori ma non di crepe?
Mi fanno più antipatia di quanto pensassi, insomma. La famosa versione della Crepe Suzette, quella ripiena di salsa all’arancia infiammata poi dal liquore che è stata inventata dal francese Escoffier e considerata poi per il primo ventennio del ‘900 il non plus ultra dei dessert di lusso, è la versione che in assoluto devo provare nell’immediato futuro. Mi occorre giusto l’alcolico adatto e mi cimento a breve. A tal proposito mi è venuta in mente quella versione dello scorso anno in forma cioccolatosa con lo Scotch e l’arancia che era piaciuta e parecchio pure (lascio il link sotto qualora incuriosisse. Non erano crepe ma pancake).
Ne ho provate diverse versioni dicevo prima di perdermi nei consueti deliri grammaticali ma quella che finora mi ha convinto dal punto estetico (che valuto io) e dal punto gustativo (che valuta il Nippotorinese e altre 3412312312 cavie segregate in cantina) pare essere quella trovata nel Dizionario Cucina, ergo al momento lascio questa.
Chiunque avesse voglia, nel caso fosse appassionato di Crepes, di darmi la propria ricetta come sempre info@maghetta.it (grazie infinite).
Seguiranno quindi sulla base di questa Ricetta delle idee velocissime per elaborare le crepe anche in maniera a dir poco divertente, perché lasciando stare la mia personale antipatia diventano davvero fide alleate (come la frittata! presto la vedrete in una veste poco usuale in una VideoRicetta) nella costruzione dei Bento o “Cibo Artistico” per Bimbi (sì sì parlo sempre per la Rubrica Kodomoland.it) e soprattutto per banchetti e ricevimenti (anche di piccola entità): potendole infatti preparare con netto anticipo (tranquillamente il giorno prima) certamente saranno d’aiuto per essere imbottite sul finale. Chi lavora, accudisce bimbi o vuole semplicemente dedicarsi a mettere “mi piace” sulle bacheche facebook degli amici (evviva la libertà di espressione) può nel caso delle crepe sbizzarrirsi con la fantasia avendo a disposizione una semplicissima base (eppperrrrrò bisogna davvero prenderci la mano. Come in tutte le cose semplici si rischia di fare patatrac proprio perché così “semplici” non sono se non abituali).
(è sempre colpa della padella nel caso. Ripetete con me. E’ sempre colpa della padella)
Crepe letteralmente significa velo
Per quattro persone: Sbatti in una ciotola 3 uova intere. Amalgama le uova 120 grammi di farina setacciata con un pizzico di zucchero e uno di sale. Diluisci il composto con 2, 5 dl di latte freddo. Infine unisci una noce di burro fuso ma freddo. Mescola fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo. Profuma con un cucchiaio di Grand Marnier se vuoi ma è facoltativo. Fai riposare la pastella un’ora. Scalda una noce di burro chiarificato in una padellina antiaderente e versane una cucchiaiata . Falla scorrere lungo tutta la superficie,. Friggila e appena la parte appare solida staccala dal fondo con l’aiuto di una spatola e girarla. Falla cuocere per un altro minuto affinché anche l’altra parte sia cotta. Prosegui fino all’esaurimento della pastella ( la prima generalmente viene maluccio)