E’ ancora tempo di biscotti? Ma sì. E’ sempre tempo di biscotti; soprattutto per una che accende il forno ad Agosto per fare le foto dei biscotti di Natale (c’è della logica ineluttabile, basta solo dire ai neuroni di andarsi a fare un giro). Tra Pasquetta, Venticinque Aprile e l’imminente Primo Maggio tutto sembra attaccato a distanza di poche ore. Altro che settimane. In pratica domani mi sveglio e sono in ritardo per Halloween come sempre. Qualcosa di misterioso e sconvolgente avvolge le lancette del tempo. Scorre tutto velocissimamente tranne il rumore del trapano o di qualsiasi malefico aggeggio a me sconosciuto usato del muratore che identificheremo come il Cantante (e non è neanche il vino dei Simply Red che si produce alle pendici dell’Etna). Quel frastuono al contrario scorre lento come in un rallenty di violenza uditiva. Francamente sono molto stanca e quasi al capolinea, ma papà si diverte a far spostare i muri ed è felice di costruire il castello alla sua principessa con cunicoli segreti che portano a terrazzini pericolanti e io non posso che fare spallucce e dire “‘sì certo” anche alla palestra sul balcone diventato veranda. Prima o poi arrivano qui e ci arrestano tutti.
Sono sempre iper organizzata e so già che post andrà in onda il 16 Novembre 2015, ma a quanto pare anche i maniacali incastri saltano quando si ha voglia di dedicarsi anche un po’ a se stessi.
E allora ho lanciato in aria il planning dell’ ICal e mi sono detta che no. Non mi andava proprio di fare il calendario. Seguire degli schemi. Mettere Soba con brodo dashi e Timballo di Riso con salsiccia. Che non mi andava neanche di posizionare la Rubrica Cibo e Cinema e pubblicare i fermatempo con Giulia che sono pronti dalla sera stessa in cui è andata via. Mi sono infilata in macchina dopo essermi asciugata i capelli senza adoperare la piastra (ero un barboncino peloso e arruffato in pratica) e a tutta birra (analcolica) ho premuto sull’acceleratore (mai superando i limiti eh. Che ho amici anche carabinieri e poliziotti che mi leggono, tzè. MAI SUPERO I LIMITI IO!) e via. Verso il mare, esattamente in provincia di Siracusa dove i miei hanno una casa.
Papà mi ha portato a festeggiare l’incredibile articolo uscito su Repubblica in un locale su cui vorrei spendere ben più di due parole perché ne vale la pena eccome. Trattasi de “Il Castello” a Brucoli. Tutto bianco. Una vetrata a strapiombo sul mare. Lui che mi tiene la mano e mi sorride dicendo “sono tanto orgoglioso di te amore mio”. Mamma che si rimpinza di pane caldo tostato con olio extra vergine d’oliva e sale grosso dicendo “mammamiachebuononevoglioancora”. Il Nippotorinese che scopre l’esistenza del pesce Cipolla e l’Architetto (che solo Architetto non è ma una vera amica sì) che mi guarda e mi dice “che bella che sei” con un tono materno pieno d’amore che mi strugge e commuove.
E allora in silenzio guardando il mare e mangiando cipolla arrostita (incredibile come loro mangiassero pesce-cipolla ed io cipolla-vegetale arrostita. Oh vado matta per la cipolla. Al diavolo l’alitosi!) mentre gli altri uccidevano allegramente la fauna marina del Siracusano ho pensato a milletrecentosettantasettemilacose. E le ho pure contate. Né una in più. Né una in meno. In quelle onde calme che si abbracciavano nel fiordo dove tra l’altro è ormeggiato il gommone con cui Turi sfreccia indisciplinato (ma tanto lo conoscono tutti e gridano “Buongiorno Signor Guardo Attentoooooooooooooooooooo”. E lui patapumpete. Ormeggia spaccando poppe a tutti chiedendo “scussssssssssssiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii” e ricevendo dei “non si preocccupi Signor Guardooooooooooooooooo”) ho rivisto un po’ degli ultimi anni. Tutto sembra pazzesco e lo è. Sembra assurdo e lo è. Sembra più grande di me e lo è eccome. Potrei anche scrivere “se tanti anni fa mi avessero detto che. Io non ci avrei creduto”. E potrei farlo con la coscienza di chi sa di non mentire. Però a ben guardare ho capito, durante la fase del dimagrimento, che questo determinato tipo di sensazione e ragionamento lo prova chi non ha fiducia in sé stesso. Come più volte mi ha insegnato papà, solo chi osa può raggiungere risultati. Non importa di che tipo. Importa che lo siano.
Adesso per quanto mi riguarda tra tre anni potrei pure essere la prima donna a ballare il waka waka su Giove.
Questi biscotti li ho fatti quando mio papà stava molto male. Ma molto. Non mangiava praticamente nulla. Si nutriva a volte del dolcetto con biscotti e crema di cioccolato (ho fatto anche la videoricetta) ma era giusto qualche cucchiaiata. Era sottopeso in maniera preoccupante. Camminava lento e curvato, scheletrico e piegato. Aveva uno sguardo morto senza i suoi occhi che virano al verde brillante. E le sue labbra enormemente carnose, come le mie, erano rinsecchite e piene di pieghe da disidratazione. Aveva le flebo e girava per casa con il supporto attaccato.
Non ho mai esasperato questi scenari perché credevo che sarebbero stati gli ultimi che avrei visto di papà. E proprio per questo non bisogna mai smettere di credere. Perché l’ultima immagine di papà è con due chili in più rispetto al suo peso forma, sorridente, che mangia un’aragosta di proporzioni epiche e butta giù un bicchiere di bianco ghiacciato guardando il mare dopo aver fatto un micro giro in gommone sul fiordo.
Se me l’avessero detto il Natale scorso, il più orrendo di tutta la mia esistenza, non ci avrei creduto ma. Ma adesso credo che il prossimo sarà il più bello della mia vita. E in questi biscotti vedo una profezia semplice e ben leggibile già da allora. Che tutto davvero si può ottenere con un cuore fatto in casa. Quando il tuo è a pezzi, sbriciolato e devastato.
Si può ricomporre il dolore. Si può trasformare in qualcosa di buono, appetitoso e profumato. Si impasta con cura e tanta pazienza. Si amalgama in silenzio con la speranza e l’ottimismo. Si aggiunge quel poco di zucchero che è rimasto anche se pare abbondare l’amaro e si ritaglia quello che si pensa aver perso.
La felicità.
Ingredienti per 30 biscotti circa
(dipende sempre dalla formina che si adopera)
- 225 grammi di Farina bianca
- 150 grammi di Farina di Mais macinata finemente
- 1 cucchiaino raso di lievito in polvere
- 2 uova leggermente sbattute
- 125 grammi di burro
- 140 grammi di zucchero di canna scuro
- pizzico di sale
Accendi il forno a 170 e imburra le piastre/teglie. Setaccia le farine, il lievito e il pizzico di sale. Incorpora il burro a pezzi e ottieni un composto granuloso. Incorpora le uova, lo zucchero e forma una pasta morbida. Stendi su un piano infarinato e ricava le forme che preferisci. Cuoci (distanziandoli un po’) per 20-25 minuti finché dorati. Lascia raffreddare.