(Stranamente) non è che abbia avuto moltissimo la passione per la “panificazione” e per i lievitati. Sì, all’epoca ne mangiavo molto di pane ma non ne sono mai stata attratta e se agli occhi degli altri appaio come un’extraterrestre che non mangia pane da più di quattro anni ormai, per me rimane un dettaglio privo di nota. Il Nippotorinese, al contrario, è un estimatore dei lievitati (solo che io lievito senza lievitati e lui no. TIODIONIPPOTIODIO. Inspiro col naso, sì). Si ricorda ancora (vabbè ma quello che me lo ricordo bene anche io) il pane buonissimo integrale con i semi di zucca che sfornavano al Boschetto (tra Coriano e Rimini) e quello delle Befane (Rimini). Cielo, se era buono quel pane. Lo mangiavo volentieri anche io. Il Nippotorinese ama qualsiasi lievitato che contenga  cereali, più ancora se grezzi con i semini come le lavorazioni rustiche. Non apprezza molto il pane siciliano che effettivamente diverso da quello piemontese è. Abbiamo trascorso mesi, agli inizi, a identificare il pane. Qui da noi è famosissima la Mafaldina mentre da lui la Tartaruga. Qui sono famosissimi i Gemellini (due piccoli attaccati) mentre da lui il Musichiere e il Coccodrillo.
Ok mi è venuta voglia di disegnare tutte le forme dei pani italiani e farci un fumetto.
A Torino c’è la Biova e da noi la Scacciatella. A Torino c’è la Rosetta e qui pure ma ha un’altra forma. Il Nippo si è un po’ adattato, insomma, a forza al sapore e alle forme con non troppo entusiasmo. E’ impazzito per il PanePanda, che sfornano poco distante da qui. Il suo animo nipponico ha influito visivamente sul gusto. Ultimamente, complice l’impastatrice in movimento venti ore su ventiquattro e il bimby sempre in azione che agevola alcune operazioni, mi sono dilettata maggiormente nella panificazione; tanto da pensare di voler cominciare seriamente con il lievito madre. Sì, io, quella che è sempre fuggita da questo a gambe levate.
Inizialmente mi sono detta che sarebbe stato carino fargli trovare una sorpresa ed emulare il Pane Panda che tanto l’aveva conquistato (anche se in realtà si tratta di una sorta di “stampato”. Un disegno di panda sulla crosta e non per forma, quindi); poi però in corso d’opera l’orsetto mi è parso più appropriato. Il risultato è stato una felicità incontenibile tanto da farmi ricredere sulla sua stoica serietà .
Davanti a un orsacchiotto tenero, dolce e molto morbido a quanto pare anche un algido cuoricino si scioglie. L’impasto, fatto lievitare al calduccio tra coccole e carezze, è diventato soffice-ma-talmente-soffice che il panciotto era della sostanza di una nuvola. Gli occhietti sono stati fatti con delle nocciole spellate e il nasino lo stesso; solo non spellate per differenziare il colore. Una spennellatina di uovo (anche con pochissimo latte. Tutto sbattuto insieme) renderà tutto più credibile. Soprattutto lasciando le “giunture” più chiare.
La Ricetta che la lascio a fare? Magari me ne insegnate una voi che è meglio.