Ricette Vegetariane e Vegane

Peach cobbler: Dolce alla Pesca – Ricetta da American Horror Story

Cobbler si riferisce ad una varietà di piatti, in particolar modo preparati nel Regno Unito e negli Stati Uniti che sono costituiti  da un frutto ( ma anche da una preparazione salata) alla base che viene ricoperta da un impasto “biscottoso” (sabbiatura farina-zucchero-burro) che ne forma una crosta deliziosa. Un croccante sopra e un morbido, sotto. Un contrasto papillogustativo. Un Crumble per intenderci? Ma sì dai, in fondo sì. Ma una via di mezzo con una pie. Tutto chiaro no? No, appunto.  Nel Regno Unito è straconosciuta la versione con la frutta, in particolar modo con le mele e le pesche (ne ho fatta una con le ciliegie la scorsa estate ma ho dimenticato di fotografarla, ahimè.  Rimedierò; magari non adesso che costano trenta euro al chilo).

Nel caso della preparazione dolce si tratta di un dolce “povero”; potremmo addirittura scomodare il termine tanto amato dalle donzelle ” light”. C’è del burro sì ma non come quello contenuto in una fettona di torta ( e comunque non è assolutamente necessario metterlo). E poi c’è la frutta, non ci sono uova  e neanche eccesso di farina. Lo zucchero si può regolare (meglio se di canna ce lo mettiamo che non fa mai male. Ma pure senza zucchero se siamo esagerate e maniacali ) senza abusarne e insomma, pare proprio che il Cobbler come il più comune crumble possa davvero diventare un dolcetto più che simpatico per chi non vuole rinunciare a qualcosa di goloso ma che per svariati motivi “deve”-“vuole” trattenersi. In una delle puntate della terza serie di American Horror Story viene nominato questo dolcetto da una protagonista che a tutto mirava tranne che al light. Gabourey Sidibe, che interpreta Queenie è in cucina insieme a Kathy Bates  ( Kathy mi senti? TI AMO !) nelle vesti di Madame Delphine LaLaurie. Le due sono nella fase ” dell’avvicinamento” e la ragazzina che ha nel sangue il rito voodoo invita l’altra  non troppo gentilmente a prepararle immediatamente il dolcetto pescosobiscottoso:  Peach Cobbler ( vederlo in lingua originale, fosse solo per sentire la Lange e la Bates è cosa veramente buona e giusta). Madame Delphine che prima si spalmava sangue umano in faccia per mantenersi giovane e spargeva perfidia come zucchero velato sui pandorini a Natale, si ritrova a fare arrosti, pasticci di carne e leccornie per questa anima nera ( che lei razzista fino al midollo definisce negra con sprezzante livore più volte). Proprio prima che qualcuno bussi alla porta. E non è proprio una visita di cortesia, mettiamola così: arriva il Peach Cobbler sulla tavola.

Sembrerebbe quindi un caso isolato quello del Peach Cobbler in American Horror Story, proprio come un altro alimento che verrà nominato e di cui parlerò in seguito, invece con un gran bel colpo di scena culinario riappare proprio nell’ottava puntata (ancora non si è ben capito quando finirà. Quella dell’undici dicembre doveva essere l’ultima ma così non è). Madame Delphine ( cerco di non fare spoiler, ok?) infatti lo rinominerà in una scena importantissima ai  fini della storia ponendolo addirittura come pegno di amicizia tra lei e la “negra”.

non ti piacevano i miei peach cobbler?” con un tono a dir poco emotivo e inaspettato. Suggella insomma un passaggio importante. Dove sono occorsi secoli di morti, differenze e sofferenze. Dove il razzismo finisce e comincia la ragione. Il Peach Cobbler diventa simbolo e visti i giorni di riflessione in seguito alla dolorosa perdita di Nelson Mandela pare essere proprio il momento giusto per sfornarne uno.

Assaporarne il sapore semplice e riflettere su quello che ovvio tanto, ancora ahimè, non è.

La morale di oggi è non aprire la porta dopo aver preparato il Peach Cobbler, comunque. Così giusto per smorzare i toni.

La Ricetta

per 4 persone

  • io ho adoperato 1 scatola di 415 grammi sgocciolato (680 peso complessivo)- Pesche a fette ( non sciroppate. Nel caso le abbiate sciroppate NOALLOZUCCHERO!)
  • 1 limone
  • 1 arancia
  • 2 cucchiai abbondanti di zucchero
  • 1 cucchiaino di cannella
  • 1 pizzico di noce moscata
  • 2 cucchiaini di amido di mais
  • 100 farina
  • 70 zucchero
  • 50 burro

170 per 30/40 minuti ma dipende . La crosticina  è dorata? tira fuori.

In una ciotola raccogli la pesca tagliata a dadini. Aggiungi il succo di un’arancia e di un limone, lo zucchero, la cannella e la noce moscata più i due cucchiaini di amido di mais ( che non sono necessari nel caso in cui non volessi metterli). Gira per bene e tutto lascia che la frutta si insaporisca. In un altro recipiente metti la farina e lo zucchero e aggiungi il burro freddo. Picchietta con le mani come se stessi preparando la sabbiatura della frolla ma non devi compattare l’impasto fino a renderlo omogeneo. Deve rimanere infatti ” sbricioloso” . L’importante è che il burro si sia ben impastato con gli altri due ingredienti in maniera paritaria. In una teglia o in dei piccoli contenitori monoporzione  come le cocotte versa, dopo aver imburrato, la pesca tagliata e il succo che non ha assorbito ( ma non eccedere troppo. Non deve essere troppo bagnato soprattutto se hai deciso di non adoperare l’amido di mais). Con l’aiuto di un cucchiaio metti sopra la ” frolla sbriciolosa” e poi inforna a 170 per un’oretta.

Puoi arricchire nuovamente versando un po’ di cannella sopra.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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