L’Etna ha pochissima neve ormai e il 21 Marzo è arrivato senza che me ne accorgessi. In praticamente mi dicevano che il parquet non bastava e che le porte interne avrebbero ritardato il loro ingresso in casa di altri due mesi. Indosso una maglietta di forever21 dove su c’è scritto “Like a Boss”; forse più per ricordare la mia indole che finora è stata chiarissima senza alcun promemoria. Nonostante manchi ancora un bel po’ per i fatidici “anta”, che non sono quelle di vetro dell’armadio che mi monteranno domani, ho capito perfettamente in questi mesi cosa significhi diventare grandi. Avere pensieri. Avere problemi. Avere situazioni da chiarire. Avere circostanze noiose non dribblabili (fortuna che continuo a coniare idiozie come a dodici anni). E fin qui un bel “efffinalmente” me lo dico da sola.
Poi improvvisamente qualche volta il cuore si dirige verso un posto magico che mi fa sussultare. Esattamente quando viene nominata la stanza dei bottoni. Ovvero quella che ho identificato nella camera del passato-presente e futuro. E che in sé ha tutto il potere, pertanto: la camera del bimbo; che a me piace chiamare ridacchiando nervosamente “la camera dell’alieno”. Nessuno capisce perché e allora si fermano e mi guardano con quegli occhi dove leggo “oh ma questa è scema davvero”. Ma come altro vuoi chiamarlo un esserino latrante rugoso morbidoso che si trasforma dentro il pianeta pancino e che al momento si trova in un iperuranio parallelo a forma di idea?
Tra tutto quello che da affrontare c’è, rimane comunque quella sensazione. Quando sento “questo lo mettiamo nella camera del bimbo?”. E io finisco sempre per sussurrarmi “che non c’è” e poi partire con un acuto fortissimo “sìììììììììììììì”. Quella camera sa di avventura, novità e cose belle. Per questo quando è tutto così lontano e poco magico ci entro dentro. E mi godo, seppur per poco, quei millesimi di attimi. Poi arriva quell’atroce quesito che mi fa esplodere nel dolore più cupo e lacerante. Più forte del pensiero della morte e del mai più.
Dirà mai “nonno” l’alieno? Lo riuscirà a dire?
Il resto delle ore le trascorro come una bimba grande che cerca di imitare il suo papà. Che indossa una ridicola maglietta ” Like a boss”.
Ma il boss sta in poltrona con una flebo, deperito, pallido e stanco. Entro ed esco da quella stanza in cerca di capire quale sia la verità. E se io sia bimba, boss, prossima agli anta o semplicemente un’anta dell’armadio. E poi la risposta arriva. Sempre la stessa.
Sono un’anta dell’armadio. E da oggetto inanimato quale sono, nonostante sia portata al movimento di apertura e chiusura mi accingo roboticamente a continuare quello che ho cominciato. Da sola. Il mio lavoro. Dove mio fa male al cuore per quanto è disperatamente voluto, sudato e cercato.
Quindi? Quindi Carrot Square Cake. Il resto è solo noia, per gli altri. E tutto mi si può dire tranne che io sia un’anta di armadio noiosa. Ma qualche volta do fastidio e cigolo un po’.
La Carrot Square Cake è un’istituzione americana che dà inizio alle danze primaverili più sfrenate; dove i petali volteggiano in passi ritmici poetici sotto pioggia di polline e le farfalle vivono la loro brevissima vita per ricordarci la fragilità e l’essenza della bellezza pura. Che vola via. Con i colori e quell’impercettibile ronzio. I bruchi, le api e il risveglio. La rinascita.
In rete di Carrot Square Cake ce ne sono davvero tantissime, soprattutto e in particolar modo sui blog americani dove impazza ogni tipo e sorta di impasto. Sta di fatto però che la sostanza rimane sempre e solo quella. Carote e gusto di agrumi con un frosting zuccheroso e l’immancabile cannella per cui gli amici d’oltreoceano vanno letteralmente fuori di testa. La Carrot Square Cake ha la principale caratteristica, inoltre, di essere arricchita dal sapore della frutta secca quali mandorle e noci pecan. In molti li adoperano come decorazione finale. Diverse sono le declinazioni della Carrot Square Cake e girovagando per food network di oltre oceano ne ho viste davvero di entusiasmanti, una su tutte quelle con cocco e lime: altro abbinamento onnipresente e vincente.
Come preannunciato il tripudio di carote, conigli e uova sta per riversarsi su queste pagine; del resto lo faccio dal 2009 ormai. Perché mai smettere di tediare la rete adesso? Quando ancora avevo una cucina mi ero dilettata in alcune prove, che mi occorrevano per altri progetti paralleli e fotografici, nella realizzazione di diverse Torte con le carote (soprattutto vegane). Mostrerò i risultati di questa piccola mia ricerca personale tra impasti e pasticci, sperando di poter in qualche modo realizzare quello che mi ero prefissa all’epoca; ovvero un’interazione maggiore grazie all’ausilio delle VideoRicette (metto il cavalletto in mezzo agli stagnini e cucino con gli elettricisti!). Il risultato di questa Carrot Square Cake è stato apprezzatissimo.
La caratteristica dell’impasto molto morbido, ai limiti dell’umido, con qualche nota croccante data dalla frutta secca e la sensazione di freschezza e friabilità sono state rispettate eccome. La Ricetta si rifà alla mitica (quanto amo questa parola anni ottanta) California Bakery. Una volta sfornata anche chi diffida dei dolci con verdure e frutta è rimasto colpito. Perfetta per la colazione e la merenda, diventa quasi essenziale qualora si dovesse stilare la lista di un Brunch in perfetto stile americano. Questa torta mi fa pensare inoltre a una meraviglia vista mesi fa sul blog di Agnese – Food Therapy – che trovi qui. E la torta in questione qui (si tratta di una Vegan Carrot Cake). Che sia un pic nic, un brunch o una colazione lenta e magica. Che sia un pezzo da mettere dentro un lunch box per chi si ama e in particolar modo per qualche piccolo alieno che riempie le vostre giornate, questa Carrot Square Cake è un ottimo pretesto per cimentarsi in cucina e ottenere in pochissimo tempo un dolce che verrà ricordato nel tempo e che entrerà a far parte dei vostri assi nella manica.
La Ricetta
Teglia quadrata 20×20 (o rettangolare 30×15 circa, che è poi quella che ho adoperato io)
- 400 grammi di farina 00
- 250 grammi di carote pelate
- 2 fette di ananas fresco tagliato a dadini piccolissimi
- il succo di mezza arancia
- 280 ml di olio di semi
- 3 uova di media grandezza
- 450 grammi di zucchero di canna
- 30 grammi di mandorle tritate
- 1 cucchiaino di cannella
- 1/2 noce moscata in polvere
- un pizzico di chiodi di garofano in polvere
- 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
- 1 pizzico di sale
Crema:
- 120 grammi di formaggio spalmabile
- 40 grammi di zucchero a velo
- cannella o spezie che si preferiscono
Lavora le uova con lo zucchero. Aggiungi a filo l’olio continuando a lavorare. Aggiungi la cannella, le carote e l’ananas. Pian piano la farina e gli ingredienti secchi. Imburra e infarina la teglia e cuoci a 160 per 70-75 minuti. Controlla con uno stecchino di legno. Se è asciutto tira fuori e lascia raffreddare prima di mettere la crema. Per la crema lavora con uno sbattitore elettrico gli ingredienti e poi cospargi la superficie della torta quando è fredda.