Questo formaggio salato sbricioloso greco ben si sposa con qualsiasi verdura e se rimane ottimo anche nella versione fruttata con l’ananas (ricordi questa ricettina sfiziosa? e se no clicca qui >>>>), non lo si disdegna certamente con la verdura. E’ il caso proprio degli asparagi che sono semplicemente lessati in acqua bollente e serviti con tanto pepe fresco macinato sul momento e sale nero dell’Himalaya non per fare l’antipatica ma perché ne ho comprati otto chili da Eataly e devo ancora smaltirlo, santo cielo.
Un’insalatina sfiziosa e un po’ inusuale che funge proprio da secondo piatto e per chi ahimè si crogiola già nel dramma della prova costume potrà essere piatto unico e tanti saluti.
Magari accompagnandolo con quegli squallidissimi 30-50 grammi di pane o semplicemente con depressione, pianti e crisi di nervi. Ah. E come dimenticare le gallette di riso? Sarò (è una condizione ipotetica inutile in effetti) bizzarra ma confesso di amare queste insulse gallette. Che siano nella versione salata o dolce a me piacciono e ne farei torrette per infilarmele in bocca. Hanno quel (in)sapore assurdo che solo il polistirolo e i pop corn industriali da sacchetto hanno. A me ricordano tantissimo Geoffrey. Il mio primo cagnetto adorabile.
Un pastore tedesco di bellezza smisurata quanto la sua aggressività, che mangiava riso soffiato a pacchi di una tonnellata cadauno. Inzuppate nel latte le divorava letteralmente. Aveva proprio delle barrette di riso soffiato che poi sono passate nella modernità alla voce “gallette di riso per depressi a dieta” e se ne cibava leccandosi baffi, tartufo e zampette. Sarà che le reminiscenze visive pastoritedeschiali (so usarlo l’italiano io eh) rievocano in me affetto ed è questo il legame indissolubile che mi lega alla galletta ma sta di fatto che: che?
Che volevo dire non lo so.
Ah sì. Sta di fatto che secondo me (e proprio per questo è già sbagliato sin dall’inizio anche solo sostenerlo) la galletta di riso ci sta. E pure bene. Ecco. E’ questo il consiglio da gran gourmet del Gikitchen di oggi. Che qui si è incapaci e mi piace dimostrarlo costantemente.