Ricette Vegetariane e Vegane

Torta di Rose (e nutella fritta, yeah!)


A me questa “roba arrotolata” (sono molto professionale, sì) mi fa venire in mente solo una persona. Cecilia (sì lo so. Non ha ancora ripreso a scrivere. Io e Bibi la stiamo minacciando. Manca davvero poco;  sarà quando le sequestreremo Evaristo, il suo ippopotamo di peluche, che cederà perché è importante nella vita essere freddi e razionali). Non ho mai fatto il Danubio (Cey ne è maestra e lo ha fatto pure a forma di lombrico-ornitorinco-puffo. Ci ha fatto numeri, lettere e palazzi, per dire) proprio per devozione. Ma tutto quello che sforna Cey lo immagino sempre soffice, morbidoso e pacioccoso. Non è un caso se a Natale si parla sempre un po’ di più di Cey, qui e nel mio cuore. La sua anima è quanto di più vicino alle luci del Natale. E quando si spengono o vanno troppo a intermittenza, la tristezza ti assale. Fortuna che poi all’accensione dell’Albero quella danza estenuante di lucette multicolor te la fa dimenticare.

La torta di rose è una ricettina datata e non innovativa quanto la Stella di sfoglia con la Nutella che me la ritrovo pure se leggo Repubblica inserto Politica (devo assolutamente saperne di più. Qualcuno ne ha notizie? Perché questa moda improvvisa dilagante?) ma rimane un evergreen per le feste. Sì perché oltre a essere uno di quei dolci che piace proprio per la sua semplicità, si riadatta e riutilizza nelle più disparate occasioni. Certo non è da servire dopo una cena o un pranzo ma meglio se a colazione o merenda-tè. Per gli standard natalizi potrebbe addirittura risultare “leggerina”. Per il fatto poi che sia composta da rose che diventeranno “monoporzione”, è carino pensare di farne anche piccoline intorno in modo che ognuno possa servirsi della quantità che desidera.

Di questa torta mi piace molto l’impasto, che risulta croccante-friabile  e molto leggero, ma soprattutto l’idea di poterlo “insaporire” come più piace. Il periodo natalizio è certamente caratterizzato ed esasperato dall’uso delle spezie e della frutta secca. Questo significa che anche in questa preparazione si potrà a proprio piacimento far uso di quello che il palato predilige. Se si è appassionati di noci e mandorle l’idea di infilarle a forza dentro (tipo otto chili, dovrebbero bastare) malvagia non è. La definirei piuttosto: lamortesua.

Poi si sa, dopo il pranzo-cena di Natale perché mai non si dovrebbe fare una ricca colazione intingendo otto rose nella crema di cioccolato, o chantilly o nutella fritta? (Elisa docet. TI AMO!)

(Del fatto che Elllli abbia fritto la nutella ne riparleremo. E ci facciamo pure una videoricetta. Magari insieme alle olive ascolane; che sarebbe un sogno)


Ingredienti per 6-8 persone circa

Per la pasta: 350 grammi di farina setacciata con un pizzico di sale, 15  grammi di zucchero meglio se di canna ***, 150 grammi di latte intero, 3 tuorli (anche 2 uova intere di 60 grammi circa vanno bene) , 35 grammi di olio extra vergine d’oliva (o burro se si preferisce) e 1 cubetto di lievito di birra fresco (ma si può adoperare anche quello secco) ed essenza che si preferisce (scorza di un limone grattugiato, cannella, zenzero, qualsiasi cosa. La vaniglia? perfetta. A proprio gusto).

***molti mettono tanto zucchero anche nell’impasto ma essendo poi farcita con altro zucchero mischiato al burro potrebbe risultare stucchevole.

Per la farcitura: 120 grammi di burro morbido, 120 grammi di zucchero (meglio se di canna ma il bianco semolato fine andrà bene) e se piace l’esasperazione del gusto si può nuovamente insaporire con un’aroma. Altrimenti lasciato così come è.

 

Nel latte intero fai sciogliere il lievito di birra se lo usi fresco (se lo usi secco salta questo passaggio). Setaccia per bene la farina. Su un piano leggermente infarinato forma  il piccolo classico vulcano (sono catanese e per me è un vulcano. Non una montagna, pardon) e ricava un cratere (e l’ho detto io!) e metti l’aroma che hai scelto (o la scorza di limone), lo zucchero e le uova e con una forchetta nel modo più classico comincia a mischiare tutti gli ingredienti. Aggiungendo il latte a poco a poco lavora con le mani fino ad ottenere un impasto. Lavora l’impasto per almeno 10-12 minuti. Devi farlo dolcemente e senza premura. Allarga con i pugni. Riprendi. Fino a quando tra le mani avrai una creatura bella compatta ma soffice. Riponila dentro un recipiente bello pulito e copri con un canovaccio. Lasciala riposare tranquillamente un’oretta in un luogo non troppo freddo. Quando il tempo è trascorso lavora il ripieno, ovvero il burro ammorbidito a temperatura ambiente (come se fosse appunto pomata) con lo zucchero. Anche con uno sbattitore elettrico, che viene meglio.

Infarina nuovamente il piano e con l’aiuto di un mattarello stendi l’impasto e ottieni una forma rettangolare. Spalma tutta la crema di burro per bene e poi arrotola la sfoglia su se stessa come a formare un cilindro, un rotolo. Taglia questo tronchetto che hai ottenuto in parti uguali (o diverse, se vuoi fare delle porzioni grandi e piccole) e sistemale su uno stampo foderato di carta da forno leggermente imburrata. Lascia lievitare il composto nella teglia un’altra mezzoretta e poi cuoci a 180 per 30-35 minuti circa fin quando è dorata.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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