Ricette Vegetariane e Vegane

Biscotti Gelato a New York

L’ho detto che la Ricetta la metterò sempre prima del delirio grammaticale da oggi in avanti, vero? Così non bisogna andare a fondo post e scrollare per tre giorni (considerata la mia risaputa sinteticità) *Fine comunicazione di Disservizio.

Ricetta tratta da “Una merenda a New York” – Guido Tommasi editore – di Marc Grossman, fotografie di Charlotte Lascéve.

Ingredienti per:

225 grammi di burro ammorbidito
250 grammi di zucchero semolato
1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
1 uovo grande
1 tuorlo grande
75 grammi di cacao amaro in polvere
420 grammi di farina
2 cucchiaini e 1/2 di lievito in polvere
2 pizzichi di sale
zucchero di canna per spolverare i biscotti
Ripieno: il gelato che preferisci

Sbatti il burro e lo zucchero energicamente con un robot da cucina o a mano finché il composto diventa spumoso. Incorpora la vaniglia, l’uovo e il tuorlo e tutti gli ingredienti secchi. Continua a sbattere senza fermarti fin quando il composto diventa omogeneo. Avvolgi la pasta con la pellicola e metti in frigo per almeno un’ora prima di procedere. David consiglia di dividere la pasta in quattro parti (ho seguito scrupolosamente) dando già una forma adatta all’intaglio dei biscotti. Passato il tempo ricava delle fettine dallo spessore di circa 1,5 centimetri. Scalda il forno a 175. Nel frattempo ritaglia i biscotti ( di forma tonda o rettangolare, come preferisci) e adopera eventualmente degli stampini qualora ti piacesse l’idea o ne avessi voglia. Adagia i biscotti su carta da forno e cuoci per circa dieci minuti stando ben attento a non bruciarli perché quando nell’impasto c’è il cacao amaro non è poi così difficile che avvenga la tragedia (*disse fischiettando quella a cui capita tre volte su tre!). Togli dal forno e spolvera con zucchero di canna. Lascia raffreddare dieci minuti. Trasferisci i biscotti su una gratella e solo quando saranno perfettamente freddi appiattisci una pallina di gelato fra due biscotti e ottieni il tuo meraviglioso Biscotto Gelato!

Su Twitter ho minacciato la comunità della rete che sarei tornata Lunedì; eccomi qui come una fastidiosa tassa. “Ci ho perso la mano” pare abbia un significato illuminante perché in effetti quella che ticchettava senza problemi trenta volte al dì pare essere partita per una galassia lontana (che sia nel Regno Alieno che io e Ombrella stiamo costruendo?). Lo schema di tutte le ricette programmate. Il Lunedì il primo. Il Martedì il secondo. Il Mercoledì il vegetariano e poi la Videoricetta, la fumettoricetta, la videofumettoricetta sembrano essere robe talmente complicate e incomprensibili che per un attimo mi sono dovuta fermare chiedendomi:
“ma come facevo?”.

Certo adesso ci sono altri impegni. Altre responsabilità e pure un altro lavoro più serio di quello che si possa desiderare; nel mio caso intendo. Non sono pronta se non addirittura adatta per i lavori seri, schematici e logici. Non voglio essere pronta e addirittura adatta per essere grande. Fin quando riuscirò a ritagliarmi il mio spazio “da piccolina” e continuare con il mestiere per cui sono nata “Stakanovista di Sogni e Produttrice di Misteri e Dolcetti”, continuerò credendoci ogni ora di più.

Ricominciamo al grido di Pappalardo con tante o. E vorrei farlo pubblicando la prima ricetta cotta nel vecchio forno ma nella cucina nuova; o meglio la cucina vecchia prolungata che  è diventata nuova (mi confondo costantemente). Dove ci sono due forni. Quello di prima e uno grandissssssssssimo che non è sessanta ma novanta. Due forni! Stento sempre un po’ a mostrare davvero tutto quello che appartiene alla mia quotidianità. Sì, ci sono tante foto e spazi ma il dodici per cento a me sembra già un’esagerazione. Un giro però nella cucina vecchianuovaprolungata però voglio farvelo fare dopo tutte queste fatiche; del resto siete tra i pochissimi ospiti graditi che porterò dentro. E niente. Il tempo per provare il forno nuovo c’era ma volevo proprio inaugurarlo con una VideoRicetta. Fermare il tempo in movimento nel calore di qualcosa di davvero speciale. In modo da rivedermi tra qualche anno (dovessi sopravvivere, chiaramente). Fosse anche solo un uovo in cocotte, per dire. Non è tempo di forno ma tempo di biscotti per il gelato sì, giusto? Perché l’ultimo post e ricetta è stata proprio la Brioche con il Tuppo (ricordi? Se ti sei perso il delirio, il post e uno dei ricordi più importanti di tutta la mia esistenza devi solo cliccare qui).

Adesso, dopo la granita con la brioche, tocca proprio al biscotto da imbottire con il gelato, no? E pure una piccola digressione sul libretto da cui è tratta la ricetta giusto per riprendere la mano con la Rubrica (che inaspettatamente ha riscosso discretamente plausi) La Libreria di Iaia ( trovi tutti i libri, le ricette e le mie stupide considerazioni mettendo nel campo di ricerca “La libreria di Iaia” o semplicemente cliccando qui).

Per non farci mancare niente lo metto pure in palio e spedisco attraverso Amazon. Il primo commento lo vince quindisottachittocca! E’ il periodo delle Tombole. Settimana scorsa per prenderci un po’ la mano (aridajecostamano) sulla Pagina Facebook ho messo in palio venti scatolette di Pastiglie Leone Maghetta Streghetta; l’entusiasmo e lo scambio di email, incoraggiamenti, affetto e tutto quello che mi arriva costantemente e ininterrottamente appaiono come l’unica medicina possibile. Insommmmmaaaaaaaaaaa. Parliamo di questo libretto adorabile (della versione enorme ne parlerò in seguito. Sì, c’è una versione enorme. Si chiama Ricette di Culto New York ed è un malloppotto talmente meraviglioso che ogni volta piango) e non perdo più tempo, ok!

Di questa edizione, Piccoli Spuntini, ho quasi tutti i volumi. Si tratta di “Una merenda a New York” (ho pure quello di Londra, sì. Non vedo l’ora di parlarvene anche perché mesi fa per un progetto- andato a monte ovviamente- avevo provato diverse cose cambiando-aggiungendo-togliendo e diversi esperimenti mi erano piaciuti e molto). Marc Grossman (e chi non lo conosce?) è una vecchia conoscenza per me. E per chi inspiegabilmente mi segue basterà solo dire una parola: BOB. Anzi due.

Muffin e Bob (se davvero hai capito e con queste due parole hai realizzato cosa intendo: vinci una settimana con me. Potrai picchiarmi 24 ore su 24. Setteoresusette e fare di me quello che vuoi. Pure infilarmi in busta chiusa e ridurmi in polvere come base per cheesecake).

Nato e cresciuto a Manhattan ha vissuto a Parigi e in Francia. Ha studiato alla Harvard University. Poi colpo di testa: di impulso a Parigi apre Bob’s Juice Bar; che diventa un  vero e proprio luogo di culto. Ha scritto libri su Smoothie, Bagel e solo il cielosacosa ma quello per cui è davvero s-t-r-a-f-a-aaaa-m-o-s-o sono i Muffin (di cui ho straparlato qui. Colpo si scena! Sì, è proprio lui Bob. Sì, proprio quello dei Muffin di una delle prime Videoricette dove compaio. Avete rimosso? Bene. Basta cliccare qui e qui. L’ho detto io che abbiamo ricominciato col botto. E soprattutto quanto mi piace dire botto? Mi fa sentire giovane. Devo solo capire cosa significa ed è fatta).

RendiamograzieaBob. Quanti ricordi! Ero così cretina. E pensare che adesso lo sono ancora di più. Non è emozionante?

Come tutti questi “piccoli spuntini” è ben curato, diretto, senza tanti fronzoli con foto essenziali, chiare, mirate e ben fatte. Amen. Ci sono davvero tutte le indicazioni utiili. Un’introduzione e una spiegazione che non lascia adito a fraintendimenti e pure qualche piccolo suggerimento che pare una manna dal cielo. Non in ultimo, come se non bastasse, in pieno stile Grossman (anche in Ricette di Culto ed è uno dei tanti motivi che me lo fa amare ancor di più) tante illustrazioni in bianco e nero (con qualche dettaglio giallo alla Sin City che non guasta mai) che riprendono la vita quotidiana della città. Le illustrazioni sono di Jane Teasdale e ha anche un tumblr sul quale fare un giro interessante. Certo è un prodotto a cui hanno lavorato davvero tantissime persone perché vi è uno styling, una direzione artistica, un fotografo professionista, un cuoco e molto altro. E’ un libro chiaramente che racchiude elaborazioni culinarie, seppur viste e riviste, eseguite e raccontate da professionisti. Comodo poi da tenere in cucina perché oltre che piccolo ha quel foglio lucido-plastificato che se pure vola un po’ di cioccolato piangi solo un pochino.

E’ diviso nelle grandi categorie: Brownies, Pies, Cheesecakes, Pancakes e Soci. Evvabbemasemprelesolitecose. Uhm, sì può darsi ma si trovano anche delle chicchette interessanti. Oltre alle strapallosissime (strapallosissime in una recensione seria si può certamente dire *disse buttando giù un pacco di caramelle. Ci sono quaranta gradi e sono senza condizionatore perché altrimenti Koi starnutisce e non è bene) Cheesecake alla frutta, carrot cake, muffins ai mirtilli (ma perché il plurale? non si era detto che nella traduzione quella maledetissimaessenonandavamessa?), rotolini alla cannella e rugelach al cioccolato (che voglio comunque fare), si trovano le pop pies che non conoscevo, cookies alle noci macadamia leggermente diversi da quelli che girano da anni, noodle kugel interessanti e barrette energetiche raw che potrebbero proprio tornare utili visto che voglio proprio avvicinarmi a questa cultura (sì mi mancava giusto il raw per conclamare la mia totale perdita neuronale). Il capitolo sul segreto del successo di un’autentica pasta per torte, che Bob-Marc sostiene essere il successo delle sue ricette, seppur striminzito e sinteticisssssimo mi è piaciuto assai. I consigli, diciamolo, sono sempre gli stessi ma in pochissime righe l’autore o chi per lui è riuscito a sintetizzare davvero la chiave che apre la porta per una Pie perfetta. Sto vaneggiando a riguardo giusto perché l’ho provata e il risultato è stato tra i più sorprendenti. Il prezzo è di 12.50 e per il contenuto delle ricette, foto, illustrazioni e carta è più che onesto. Non indimenticabile per chi è già foodie inside (ho detto foodie inside. Qualcuno mi colpisca con una mazza ferrata!) ma per chi si avvicina per la prima volta a un determinato tipo di prodotto ed è foodie wannabe (colpisci!colpisci!): peffetto! Con due effe e due t.

Bene. I Biscotti Gelato. Premesso che mi ha sempre turbato e non poco il Cucciolone, sia per le barzellette in sé che per il gusto, qui si è sempre tifato Ringo da quando è in commercio. Papà amava il Biscotto Gelato – Gelato Biscotto o come lo vogliamo chiamare (ma come si chiama?). Come me papà era ghiotto di dolci e li preferiva nettamente al salato e se c’era una cosa che non lo faceva letteralmente dormire la notte (come diceva lui) era proprio sapere che ci fosse in casa del gelato. Mi guardava serissimo e diceva “Ne è rimasto? Perché se ne è rimasto io stanotte lo so che vado nel freezer e lo mangio”. Non c’era dieta che teneva. Anche quando era sotto allenamento e seguiva una dieta controllata rinunciando a tutto, al gelato proprio no.

Il gelato è stata l’ultima cosa che mangiato. Una settimana prima è riuscito a mangiare, come per miracolo, una forchettata di spaghettini con pomodoro fresco (i suoi preferiti, anche se una bella Spaghettata con i Ricci o l’aragosta, che lui amava, non è stata possibile) e quattro giorni prima in uno sforzo disumano, mentre lo imploravo di provare a bere una goccia o mandare giù un cucchiaino di granita:

E’ riuscito a buttar giù una punta di un cucchiaino di gelato. Gelato di soia bianco. Per ironia della sorta. Un gelato (il mio) completamente vegano. Bianco. Papà chiamava i gusti per colore (non è che sono stramba per niente io eh). La granita alla mandorla la chiamava: granita bianca. Mi ha sempre fatto sorridere. Lo stesso sorriso di quando diceva “lapis” invece che matita.

Ho questo ricordo di papà che non resiste ai Ringo in frigo. Il Biscotto gelato era qualcosa di irresistibile. Avrebbe voluto pranzarci, cenarci, merendarci (?), colazionarci (?fermatemi?). Incosciamente credo che non smetterò mai più di cucinare correlando tutto a papà. L’ho sempre fatto per una mia terapia personale e mai con “velleità da food blogger”. C’è sempre stato un racconto, un ricordo ma più dolori. E se prima credevo di dovermi fermare per non farli straripare tra i fornelli e le righe, adesso credo che sia giusto andare avanti così. Senza darsi un tempo o una linea. Lasciandosi guidare da quell’istinto ereditato proprio da lui che mi ha portato sempre a strade giuste.

Senza bivi sbagliati. Con indicazioni precise.

Ho scelto il biscotto gelato dal libro di New York perché chi mi segue da un po’ sa che questa città era la meta che non siamo riusciti a raggiungere io e papà. Era la nostra maratona. Era il suo sogno infranto. Uno tra i suoi più grandi dolori. L’anno scorso l’ho guardato e gli ho detto:

“Quando guarisci andiamo a New York e facciamo la maratona pure con una bicicletta. Con un taxi. Con una moto. A piedi”.

E nei suoi occhi la risposta l’ho letta forte e chiara. E per rivederla ogni giorno mi guardo allo specchio fissandomi. E mi dico che alla fine.

Un gelato biscotto a New York imbottito di gelato bianco alla soia mentre guardo la Maratona ci sarà. Per Noi.

Curiosità

(sì. A inizio post ci sarà sempre la Ricetta. E dopo il delirio grammaticale, le foto e i vaneggiamenti neuronali e le curiosità. Perché pare che piacciano e io non sia mai esaustiva a riguardo)

With love, Homemade e Eat me sono state realizzate con formine biscotto-timbrino acquistate da Sass & Belle. Ha un sito online efficace, celere e bellodaimpazzire in perfetto stile Inglish (scritto proprio così).

I tovaglioli con ricamata Maghetta e il piatto sono regali preziosi che mi sono stati donati dai ragazzi che lavorano per Papà e purtroppoadessoperme il 12 Ottobre in occasione della mia prima (e pare unica) Presentazione del libro a Catania.

Il Gelato alla Soia “Bianco” di Valsoia è perfetto e ho adoperato quello. Mi piace il “bianco” che abbinano al Cioccolato e non quello (troppo vaniglioso) che abbinano alla Gianduja (macchisenefregadiraitu. Ma santocielo sono curiosità inutili!).

Sì mi piace molto adoperare i vetri delle marmellate finite come portafiori; in tavola quando se ne spargono due o tre di diverso modello a corredo di alcune con dentro piccole candele (anche galleggianti nell’acqua) pare una magia degna di Hogwarts.

Oh Hogwarts. Altra curiosità. Non è proprio un caso. Ma per questo ci vediamo domani.

Un bacio grande e grazie sempre.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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